Il generale Garofano rivela: l’addio e la frase shock su Andrea Sempio

Il generale Garofano rivela: l'addio e la frase shock su Andrea Sempio

Il generale Garofano rivela: l'addio e la frase shock su Andrea Sempio

Matteo Rigamonti

Ottobre 2, 2025

Nel panorama complesso delle indagini penali italiane, il caso di Andrea Sempio ha riacceso l’attenzione mediatica, non solo per le sue implicazioni legali, ma anche per le figure di spicco coinvolte. Una di queste è senza dubbio il generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, noto per il suo approccio scientifico e rigoroso alle indagini forensi. La sua recente decisione di rinunciare all’incarico di consulente di Sempio, indagato per concorso in omicidio nel caso Garlasco, ha suscitato un ampio dibattito.

L’intervista di giugno e la decisione di Garofano

Durante un’intervista andata in onda il 13 giugno scorso nella trasmissione Quarto Grado, condotta da Gianluigi Nuzzi, Garofano aveva dichiarato: «Se scoprissi che è colpevole, lascerei il mandato». Questa affermazione ha rappresentato un punto di svolta nel rapporto tra il generale e la difesa di Sempio. L’ex comandante del Ris si era trovato nel mirino di critiche e sospetti per il suo passaggio da un ruolo di investigatore a quello di consulente della difesa, suscitando interrogativi sulla sua neutralità.

Il 30 settembre, Garofano ha ufficialmente comunicato la sua decisione di ritirarsi dall’incarico, giustificando il suo passo indietro con «divergenze con la difesa». Queste divergenze sembrano essere state in gran parte alimentate dalla scelta dell’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, di non includere l’impronta 33 nell’incidente probatorio. Questa omissione ha destato preoccupazioni e dubbi nel generale, che si è trovato a dover riconsiderare il suo ruolo in un contesto che non rispecchiava più le sue aspettative professionali e i suoi principi etici.

La posizione di Garofano e le evidenze scientifiche

Nell’intervista di giugno, Garofano aveva chiarito che, qualora fossero emersi dati tecnici che dimostrassero una verità diversa rispetto a quella attuale, sarebbe stato pronto a lasciare il suo incarico. Questa dichiarazione è stata interpretata da alcuni come un segnale di incertezza sulla posizione di Sempio, ma il generale ha ribadito di essere sempre rimasto fedele alla verità processuale. Ha affermato: «C’è una verità costruita e decisa in tribunale, confermata da una corte d’Assise. Voglio difendere il lavoro fatto allora», sottolineando il suo impegno a mantenere un approccio scientifico e oggettivo.

Nonostante il ritiro dal team di difesa, Garofano ha espresso la sua convinzione sull’innocenza di Sempio. Ha dichiarato: «Sulla scorta di tutte le evidenze scientifiche acquisite, meriterebbe di essere scagionato dall’ipotesi di reato per la quale risulta indagato», senza però fare riferimento a nuovi elementi che potessero cambiare la sua opinione. Questa posizione ha suscitato un certo ottimismo tra i sostenitori di Sempio, che vedono nella sua rinuncia un’opportunità per rivalutare il caso.

Riflessioni sul ruolo degli esperti forensi

La questione di Sempio e il coinvolgimento di Garofano sollevano interrogativi più ampi sul ruolo degli esperti forensi nelle indagini penali e sulla loro responsabilità etica. Il generale, con la sua lunga carriera nel Ris, ha portato un bagaglio di esperienza e competenza, ma la sua decisione di allontanarsi dalla difesa di Sempio pone in evidenza le difficoltà che possono sorgere quando le strade della scienza forense e della giustizia si incrociano.

La scelta di Garofano di non compromettere i suoi principi professionali, anche a costo di rinunciare a un incarico prestigioso, evidenzia l’importanza di mantenere l’integrità nel lavoro di consulenza legale. Mentre il caso di Andrea Sempio continua a evolversi, la vicenda di Garofano offre spunti di riflessione sulla delicatezza delle dinamiche tra giustizia, scienza e verità.

La decisione di Garofano non può essere vista solo come un abbandono di un incarico, ma come un atto di responsabilità verso la ricerca della verità. La sua determinazione a mantenere la propria posizione etica, anche di fronte a divergenze con la strategia difensiva, dimostra quanto sia cruciale per gli esperti forensi rimanere fedeli alle evidenze scientifiche e ai principi della giustizia.