La tragica vicenda che ha colpito la famiglia di Salvatore Ocone ha scosso l’intera comunità di Paupisi, in provincia di Benevento. All’alba di ieri mattina, Ocone ha ucciso la moglie, Elisa Polcino, e il figlio più piccolo, Cosimo, in un gesto di violenza inimmaginabile che ha lasciato segni indelebili nella vita di chi è sopravvissuto. In conferenza stampa, il procuratore di Benevento, Gianfranco Scarfò, ha rivelato che Ocone soffriva di una psicosi cronica e che nel 2011 era stato sottoposto a un Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso). Tuttavia, nonostante questo episodio, non risultano precedenti di violenze familiari e non ci sono stati altri ricoveri da quel momento.
la giustificazione di un atto inaccettabile
Le parole di Ocone, “mia moglie era aggressiva e autoritaria”, sembrano cercare di giustificare un atto che, in qualunque contesto, rimane inaccettabile. La sua dichiarazione ha sollevato interrogativi sulla salute mentale e sulle dinamiche familiari che hanno potuto portare a una tale escalation di violenza. Gli inquirenti stanno attualmente valutando la capacità di intendere e di volere dell’uomo, un passaggio cruciale per comprendere le motivazioni alla base di questo orribile crimine.
il dramma del figlio maggiore
Nel frattempo, la famiglia ha vissuto un ulteriore dramma con il ritorno di Mario, il figlio maggiore di Elisa, che a 23 anni si era trasferito a Rimini per lavorare nel settore della ristorazione. Mario ha lasciato Paupisi tre anni fa per allontanarsi da un ambiente familiare sempre più teso e pesante.
- “Quella casa era diventata un ambiente insopportabile, una gabbia litigiosa da cui sono scappato”, avrebbe raccontato ai familiari al suo rientro.
- La sua scelta di lasciare era stata motivata non solo dalla ricerca di un lavoro, ma anche dal desiderio di fuggire dalla depressione e dalle tensioni generate dal padre.
Il shock per Mario è stato devastante. Appena tornato, ha chiesto notizie della sorella di 16 anni, sopravvissuta all’attacco e ora ricoverata in ospedale. Il giovane, in lacrime, ha abbracciato i familiari, esprimendo incredulità e dolore: “Non avrei mai immaginato che mio padre potesse arrivare a tanto”. La sorella, sottoposta a un delicato intervento chirurgico alla testa, è attualmente in condizioni stazionarie, ma le sue condizioni sono monitorate con attenzione.
un contesto di apparente normalità
La strage si è svolta in un contesto di apparente normalità, ma le tensioni latenti in famiglia hanno trovato un tragico sfogo in una notte di follia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Ocone avrebbe colpito Elisa nel sonno con una grossa pietra, probabilmente presa dal giardino, prima di aggredire i due figli all’interno dell’abitazione. Dopo aver inflitto ferite ai familiari, ha cercato di fuggire, trascinandoli fino all’auto, lasciando dietro di sé una scia di sangue che racconta una storia di violenza e disperazione.
La sua fuga è durata tredici ore e si è conclusa in Molise, dove Ocone è stato fermato senza opporre resistenza in un campo. Le autorità hanno definito la cattura come un’operazione di routine, ma il contesto è tutto tranne che ordinario. La polizia ha lavorato a stretto contatto con i servizi sociali e sanitari per comprendere le dinamiche familiari e gli eventi che hanno portato a questo tragico epilogo.
La comunità di Paupisi sta cercando di elaborare il lutto e la paura che hanno invaso la sua quotidianità. Le voci di chi conosceva la famiglia raccontano di un ambiente sempre più teso, con segni di un malessere che non era mai stato affrontato. Le parole di Ocone e le sue giustificazioni pongono interrogativi su come la società possa intervenire per prevenire simili tragedie.
Mentre le indagini proseguono e la verità si fa strada tra le pieghe di questa tragica vicenda, la speranza è che il dolore di questa famiglia possa servire come monito. La salute mentale e le dinamiche relazionali all’interno delle famiglie devono essere monitorate e supportate, affinché simili episodi di violenza possano essere evitati in futuro. La storia di Salvatore Ocone e della sua famiglia è un promemoria della fragilità della vita e della necessità di intervenire prima che la tragedia si consumi.