Enzima antirigetto: il primo test sull’uomo apre nuove speranze per i trapianti

Enzima antirigetto: il primo test sull'uomo apre nuove speranze per i trapianti

Enzima antirigetto: il primo test sull'uomo apre nuove speranze per i trapianti

Matteo Rigamonti

Ottobre 4, 2025

Un importante passo avanti nella medicina dei trapianti è stato compiuto con il primo test su un essere umano di un innovativo enzima antirigetto. Questo studio, pubblicato sulla rinomata rivista Nature Biomedical Engineering, è stato condotto da un team di ricercatori del West China Hospital della Sichuan University, del Centro di urologia e nefrologia dell’Università medica di Chongqing e della University of British Columbia in Canada.

L’enzima è stato utilizzato nel contesto di un trapianto di rene da un donatore con gruppo sanguigno incompatibile, un problema che ha tradizionalmente ostacolato la disponibilità di organi per i pazienti in attesa. Invece di modificare il ricevente, come avviene nei metodi tradizionali che richiedono una severa soppressione del sistema immunitario, gli scienziati hanno deciso di intervenire direttamente sull’organo trapiantato. Grazie all’enzima, il gruppo sanguigno del rene è stato trasformato nel gruppo universale 0, compatibile con tutti gli altri gruppi sanguigni.

Un’innovazione significativa nel campo dei trapianti

Questa innovazione rappresenta una svolta significativa nel campo dei trapianti, dove le lunghe liste di attesa per gli organi continuano a essere una questione critica. Attualmente, nei paesi sviluppati, migliaia di pazienti attendono un trapianto, e la compatibilità sanguigna è uno dei principali fattori che ne limitano le possibilità. L’enzima, descritto come una sorta di “forbice molecolare”, agisce specificamente sulle etichette del gruppo sanguigno A presenti sui vasi sanguigni del rene, eliminando così il rischio di rigetto acuto.

Stephen Withers, uno dei principali autori dello studio e ricercatore presso la University of British Columbia, ha sottolineato come questo progetto rappresenti il culmine di anni di ricerca di base. Con entusiasmo ha dichiarato: “Ecco cosa succede quando anni di ricerca di base finalmente si collegano alla cura dei pazienti. Vedere le nostre scoperte avvicinarsi sempre più all’avere un impatto nel mondo reale è ciò che ci spinge ad andare avanti”. Questa affermazione evidenzia l’importanza della ricerca di base nel tradurre le scoperte scientifiche in applicazioni cliniche pratiche.

Dettagli del trapianto

Il trapianto è stato effettuato in Cina, con il consenso della famiglia del donatore, su un uomo dichiarato in morte cerebrale. Dopo l’intervento, il rene ha funzionato senza segni di rigetto acuto per due giorni, una prestazione notevole considerando che in situazioni di incompatibilità sanguigna classica, il rigetto può manifestarsi in pochi minuti. Tuttavia, il terzo giorno si sono manifestati alcuni marcatori del gruppo sanguigno originario, provocando una lieve reazione immunitaria. Nonostante ciò, i ricercatori hanno osservato che il danno era significativamente meno grave rispetto a quello di una tipica incompatibilità, suggerendo che l’organismo del ricevente stava iniziando a tollerare l’organo trapiantato.

Prossimi passi e futuro della ricerca

Questo risultato incoraggiante ha spinto il team di ricerca a pianificare i prossimi passi. Gli autori dello studio stanno lavorando per ottenere l’approvazione necessaria per avviare una sperimentazione clinica più ampia. L’obiettivo è perfezionare ulteriormente l’enzima e testarne l’efficacia su un numero maggiore di pazienti. Se gli ulteriori studi confermeranno l’efficacia e la sicurezza di questa tecnica, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione nel campo dei trapianti d’organo.

È importante notare che, sebbene i risultati siano promettenti, il cammino verso l’adozione clinica di questa tecnica richiederà ulteriori ricerche e verifiche. La comunità scientifica attende con interesse i risultati futuri, consapevole delle implicazioni che una tale innovazione potrebbe avere non solo per il trattamento dei pazienti in attesa di trapianto, ma anche per la riduzione delle liste d’attesa e per l’ottimizzazione della gestione degli organi donati.

In un mondo in cui le malattie renali croniche sono in aumento e la necessità di trapianti è sempre più pressante, scoperte come questa potrebbero cambiare radicalmente la vita di molti. La speranza è che attraverso ulteriori ricerche e sperimentazioni, si possano trovare soluzioni sempre più efficaci e accessibili per i pazienti, contribuendo a un futuro in cui il trapianto d’organo diventi un’opzione praticabile e sicura per tutti, indipendentemente dal gruppo sanguigno.