Legge interporti: le imprese chiedono una revisione per risolvere profili di illegittimità costituzionale

Legge interporti: le imprese chiedono una revisione per risolvere profili di illegittimità costituzionale

Legge interporti: le imprese chiedono una revisione per risolvere profili di illegittimità costituzionale

Matteo Rigamonti

Ottobre 4, 2025

La proposta di legge quadro sugli interporti, attualmente in discussione alla Camera dei Deputati per la sua terza lettura, solleva preoccupazioni significative riguardo alla sua legittimità costituzionale. A mettere in luce tali dubbi è una relazione tecnico-giuridica redatta dallo studio legale Donativi e Associati, consegnata alla Camera di Commercio di Padova. Questo documento evidenzia come l’attuale formulazione della proposta possa compromettere la stabilità economica degli interporti già esistenti, una questione cruciale per il sistema logistico italiano.

Il recente seminario tenutosi a Milano ha visto la partecipazione di rappresentanti delle Camere di Commercio di Padova e Milano, oltre a figure di spicco di Confindustria Trasporti, Logistica e Industria del Turismo e della Cultura, Fermerci e Assologistica. Durante l’incontro, è emerso un appello chiaro: è necessario unire le forze per richiedere una revisione radicale della legge, al fine di tutelare il sistema economico sia locale che nazionale.

Ambiguità interpretative della proposta di legge

La relazione giuridica sottolinea che la proposta di legge, così come è attualmente scritta, presenta ambiguità interpretative che potrebbero danneggiare gli interporti più virtuosi e finanziariamente solidi. In particolare, la norma che prevede la definizione della rete nazionale degli interporti come un’infrastruttura strategica di interesse pubblico, limitando il numero massimo a trenta e conferendo al ministero delle Infrastrutture poteri di indirizzo e programmazione, desta preoccupazioni.

Un punto controverso è rappresentato dal comma 2 dell’articolo 5, che, se interpretato in modo letterale, obbligherebbe i gestori degli interporti già operativi a farsi carico della costruzione di nuovi scali e dell’adeguamento di quelli esistenti, utilizzando anche risorse proprie. Secondo il parere dello studio legale, questo obbligo potrebbe tradursi in una compressione della libertà di iniziativa economica, sancita dall’articolo 41 della Costituzione italiana. Inoltre, potrebbe violare il principio di uguaglianza stabilito dall’articolo 3, discriminando i gestori di interporti rispetto ad altri operatori del settore.

Le preoccupazioni degli operatori

L’intervento di Antonio Santocono, presidente della Camera di Commercio di Padova e di Unioncamere Veneto, è stato emblematico: “Questa legge introduce un approccio dirigista che mina alle fondamenta la libertà di iniziativa economica. Imporre agli attuali gestori di finanziare e realizzare nuove infrastrutture senza alcuna garanzia di ritorno economico significa scoraggiare investimenti e ridurre la competitività del settore”. Santocono ha anche sottolineato come tale norma rischi di svantaggiare territori come il Veneto, che hanno saputo sviluppare modelli virtuosi di interporto.

La Camera di Commercio di Padova ha espresso preoccupazione anche per il rischio di discriminazione tra gli operatori. Santocono ha evidenziato che la norma colpisce in modo sproporzionato i gestori esistenti, esentando invece altri soggetti che operano nella logistica e nei trasporti. Questo scenario potrebbe portare a una mortificazione delle eccellenze già consolidate, minacciando posti di lavoro e progetti di sviluppo sostenibile avviati da diversi interporti italiani nel corso degli anni.

L’importanza degli interporti nel sistema logistico

La questione degli interporti è di fondamentale importanza per il sistema logistico italiano, poiché queste infrastrutture rappresentano un nodo cruciale per il trasporto delle merci e la gestione della catena di fornitura. Gli interporti non solo facilitano il commercio nazionale ed internazionale, ma contribuiscono anche allo sviluppo economico locale, creando posti di lavoro e stimolando investimenti.

Nel contesto attuale, la revisione della proposta di legge è vista come un passo necessario per garantire un futuro sostenibile agli interporti italiani, salvaguardando al contempo l’integrità del mercato e la competitività del settore. La collaborazione tra istituzioni, associazioni di categoria e operatori del settore sarà cruciale per giungere a una soluzione che possa rispondere alle esigenze di tutti gli attori coinvolti.

In un periodo in cui le sfide economiche e logistiche sono sempre più complesse, la necessità di una normativa chiara e giusta diventa imperativa. La proposta di legge sugli interporti, così come è attualmente formulata, rischia di creare un ambiente normativo instabile e sfavorevole per gli operatori già attivi, minando la fiducia nelle istituzioni e nel sistema imprenditoriale.

Pertanto, è fondamentale che i rappresentanti politici ascoltino l’appello degli operatori e delle istituzioni locali, e che si proceda a una revisione che possa garantire un equilibrio tra le esigenze di sviluppo e la necessità di proteggere gli investimenti già effettuati. Solo così sarà possibile continuare a promuovere un settore logistico italiano che sia competitivo, innovativo e sostenibile nel lungo termine.