Scoperta sorprendente: l’acqua nei pianeti esterni al Sistema Solare è più rara del previsto

Scoperta sorprendente: l'acqua nei pianeti esterni al Sistema Solare è più rara del previsto

Scoperta sorprendente: l'acqua nei pianeti esterni al Sistema Solare è più rara del previsto

Matteo Rigamonti

Ottobre 4, 2025

La ricerca sull’acqua nei pianeti al di fuori del Sistema Solare ha recentemente preso una piega inaspettata, suggerendo che questa risorsa fondamentale potrebbe essere molto più scarsa di quanto si pensasse in precedenza. Uno studio condotto dal Politecnico Federale di Zurigo (ETH) e pubblicato su The Astrophysical Journal Letters ha rivelato che, sebbene gli esopianeti possano accumulare considerevoli quantità di acqua durante la loro formazione, gran parte degli atomi che la compongono, cioè idrogeno e ossigeno, tenderebbero a reagire con minerali e metalli presenti nelle rocce e nel magma. Questi elementi chimici si legano così fortemente che finiscono per scomparire nel nucleo del pianeta, rendendo l’acqua superficiale molto più rara.

Questo nuovo approccio introduce una variabile cruciale che gli studi precedenti avevano trascurato: gli accoppiamenti chimici tra l’atmosfera e l’interno del pianeta. Caroline Dorn, co-autrice della ricerca, spiega che i calcoli effettuati dimostrano che la presenza di acqua nei pianeti non è così scontata come si pensava. “I nostri risultati indicano che i pianeti hanno molto meno acqua di quanta ne avessero accumulata originariamente”, afferma Aaron Werlen, il principale ricercatore. “Quello che rimane in superficie è limitato a una piccola percentuale”.

la scoperta dei mini-nettuno

Fino ad oggi, gli astronomi hanno osservato che i mini-Nettuno, pianeti più grandi della Terra ma più piccoli di Nettuno, sono molto comuni al di fuori del nostro Sistema Solare. Si pensava che alcuni di questi esopianeti potessero possedere oceani nascosti sotto un’atmosfera ricca di idrogeno e, per questo motivo, erano stati definiti “iceani”, un termine che combina le parole “idrogeno” e “oceano”. Tuttavia, queste nuove scoperte mettono in discussione tale premessa.

La ricerca ha utilizzato simulazioni avanzate per analizzare come l’acqua possa comportarsi in diversi ambienti planetari. I risultati mostrano che le reazioni chimiche tra l’acqua e i minerali presenti nel mantello terrestre possono portare a una significativa perdita di acqua. Questo implica che gli esopianeti potrebbero non essere in grado di mantenere oceani superficiali come inizialmente ipotizzato.

implicazioni per la ricerca di vita extraterrestre

La questione dell’acqua sugli esopianeti non è solo una curiosità scientifica; essa è centrale nella ricerca di vita oltre la Terra. Gli scienziati hanno a lungo cercato di identificare pianeti che possano ospitare acqua liquida, ritenuta essenziale per la vita come la conosciamo. Con questa nuova scoperta, la comunità scientifica si trova di fronte a una sfida:

  1. Se l’acqua è rara sui pianeti di dimensioni intermedie, sarà necessario rivedere le strategie di ricerca.
  2. Sarà fondamentale individuare nuovi obiettivi nella ricerca di pianeti abitabili.

Inoltre, i ricercatori suggeriscono che i pianeti più piccoli, come quelli di tipo terrestre, potrebbero essere i veri candidati per l’esistenza di acqua superficiale. Questi corpi celesti potrebbero avere un ambiente più favorevole per la conservazione dell’acqua, il che li rende potenzialmente più promettenti per la ricerca di vita. Tuttavia, la loro piccola dimensione e la loro distanza rendono difficile la loro osservazione diretta.

nuove direzioni nella ricerca scientifica

Oltre a riassestare le nostre aspettative riguardo alla frequenza dell’acqua nei pianeti esterni, questo studio pone interrogativi sull’evoluzione dei pianeti stessi. Come si formano questi mondi? Quali processi geologici influenzano la loro composizione e la presenza di acqua? Comprendere questi aspetti sarà fondamentale per costruire un’immagine più completa della formazione planetaria e della chimica che ne deriva.

Anche se la scoperta implica che l’acqua possa essere meno comune di quanto si ritenesse, non significa che il sogno di trovare vita extraterrestre sia svanito. La ricerca continua a essere dinamica e le tecnologie di osservazione astronomica stanno progredendo rapidamente. Strumenti come il telescopio spaziale James Webb, lanciato nel 2021, stanno già fornendo nuovi dati su esopianeti e atmosfere, aprendo la strada a future scoperte.

In sintesi, la nostra comprensione dell’acqua nei pianeti esterni è in continua evoluzione. La ricerca condotta dal Politecnico Federale di Zurigo rappresenta un passo significativo in questo campo, sfidando le convinzioni precedenti e aprendo nuove direzioni per la ricerca scientifica. Man mano che gli scienziati approfondiranno la questione dell’acqua interstellare, potranno anche scoprire nuovi indizi sulla possibilità di vita oltre il nostro Sistema Solare.