Il misterioso film perduto con Mastroianni e Piccoli: una storia da scoprire

Il misterioso film perduto con Mastroianni e Piccoli: una storia da scoprire

Il misterioso film perduto con Mastroianni e Piccoli: una storia da scoprire

Giada Liguori

Ottobre 5, 2025

Nel panorama cinematografico italiano, ci sono opere che, nonostante un cast d’eccezione, faticano a ottenere la visibilità che meritano. Un esempio significativo è “Il generale dell’armata morta”, un film che esplora un lato oscuro della storia italiana legato al colonialismo. Il giornalista Antonio Caiazza, nel suo libro “Una storia scomoda”, illumina questa vicenda, che sembra più un thriller che una semplice cronaca cinematografica.

Un cast d’eccezione

L’opera, diretta da Luciano Tovoli e interpretata da attori del calibro di Marcello Mastroianni, Michel Piccoli e Anouk Aimée, si basa sul romanzo omonimo dello scrittore albanese Ismail Kadare. La trama segue una missione italiana degli anni ’50 in Albania, il cui obiettivo era il recupero delle salme dei soldati italiani caduti nella guerra contro i partigiani albanesi e l’esercito greco. A fare da sfondo a questa storia ci sono gli orrori e le violenze perpetrate dalle truppe italiane, rappresentate dal colonnello Z., il comandante del famigerato Battaglione Azzurro.

Difficoltà e censura

Le riprese del film erano pianificate tra il 1980 e il 1982, ma la troupe non riuscì mai a girare neppure una scena. Le difficoltà non furono dovute a motivi logistici o burocratici, come spesso accade in produzioni di questo tipo. Caiazza rivela che la responsabilità del fallimento delle riprese risiedeva nell’azione segreta del governo italiano, che esercitò pressioni affinché il film non venisse realizzato.

Negli anni ’80, l’Albania era sotto la rigida dittatura di Enver Hoxha, un regime noto per la sua ostilità nei confronti dell’Occidente e per la repressione di qualsiasi forma di dissenso. Questo contesto politico complicava ulteriormente l’interazione tra le autorità italiane e quelle albanesi. Le relazioni tra i due paesi erano già tese, con frizioni risalenti al passato coloniale italiano. Nonostante i tentativi di revisionismo storico, il mito degli “italiani brava gente” rimaneva un argomento delicato.

Un film che sfida il tempo

Nonostante le difficoltà, il progetto di “Il generale dell’armata morta” non venne abbandonato. Luciano Tovoli, con determinazione e visione artistica, riuscì a portare avanti il film, spostando le riprese in Abruzzo. La pellicola uscì in Francia nel 1983, ottenendo un buon successo, mentre in Italia giunse solo nel 1985, trasmessa da Rai Due. Tovoli ha commentato l’importanza della distribuzione in sala, sottolineando che “se un film lo metti in televisione, con le sale hai definitivamente chiuso”.

Un ulteriore elemento di interesse è la recente visione del film in Albania, avvenuta solo nel 2023. Questo ritardo nell’arrivo del film nel paese in cui è ambientato offre spunti di riflessione sulla memoria storica e sul modo in cui le narrazioni vengono costruite e percepite nel tempo. Il film di Tovoli, pur essendo un’opera di finzione, tocca temi profondi legati alla storia italiana, al colonialismo e alle sue conseguenze.

In sintesi, “Il generale dell’armata morta” rappresenta un caso emblematico di come la storia, il cinema e il potere politico possano intrecciarsi in modi inaspettati e scomodi. La storia di questo film, nascosto per anni tra le pieghe della censura e delle tensioni politiche, è un invito a riflettere sulle narrazioni che scegliamo di raccontare e su quelle che, invece, preferiamo dimenticare.