Unabomber: il mistero irrisolto del Dna e il dramma degli indagati

Unabomber: il mistero irrisolto del Dna e il dramma degli indagati

Unabomber: il mistero irrisolto del Dna e il dramma degli indagati

Matteo Rigamonti

Ottobre 7, 2025

Il caso Unabomber, che ha tenuto in scacco il Nord-Est italiano per anni, è tornato al centro dell’attenzione mediatica dopo la pubblicazione dei risultati di una perizia genetica attesa due lunghi anni. Le analisi condotte su dieci reperti, effettuate da esperti del settore, hanno rivelato che non esiste alcuna corrispondenza tra il DNA trovato sui reperti e quello degli undici indagati, né con altri profili presenti nelle banche dati. Questa notizia, riportata da diverse testate del Gruppo Nem, tra cui ilfriuli.it, ha generato grande sconcerto e incredulità tra gli addetti ai lavori e le famiglie delle vittime.

Il Gip Luigi Dainotti aveva affidato l’incarico di eseguire l’analisi a Giampietro Lago, ex comandante del Ris di Parma, e a Elena Pilli, antropologa molecolare forense. I risultati definitivi della perizia, descritta come «corposissima», saranno resi noti integralmente nei prossimi giorni, ma le anticipazioni già forniscono un quadro desolante per le speranze di giustizia.

Un vertice di esperti

La videoconferenza tecnica che ha reso noti i risultati ha visto la partecipazione di esperti di vari ambiti. Oltre a Lago e Pilli, erano presenti la professoressa Marina Baldi, nominata dall’avvocato Serena Gasparini per conto di Francesca Girardi, una delle vittime degli attentati, e il professor Paolo Fattorini per la Procura di Trieste. Il pubblico ministero Federico Frezza e i consulenti degli undici indagati, Lorenzo Pascoli e Paolo Gasparini, hanno anch’essi partecipato all’incontro. Secondo le informazioni trapelate, le tracce genetiche analizzate appartengono a soggetti diversi rispetto agli indagati, il che complica ulteriormente la situazione, lasciando gli inquirenti senza nuove piste da seguire.

Il grido di dolore di Zornitta

Elvio Zornitta, ingegnere di Corva di Azzano Decimo e uno degli undici indagati, ha espresso il suo profondo sconforto attraverso il suo avvocato, Maurizio Paniz. Quest’ultimo ha commentato duramente la situazione, sottolineando come il suo assistito abbia vissuto un vero e proprio incubo per anni. “È inaccettabile distruggere la vita delle persone”, ha dichiarato Paniz, “e attendere due anni per una perizia che si sapeva non avrebbe portato da nessuna parte”.

Zornitta, che era già stato incriminato nel 2004 e poi scagionato nel 2009, ha manifestato la sua frustrazione in diverse interviste. A pochi giorni dalla videoconferenza, ha espresso il suo pessimismo riguardo alla possibilità che l’autore dei crimini sia ancora vivo. “Unabomber non ha più colpito dal 2006”, ha osservato, “e se fosse stato il pazzo che gli esperti descrivono, non si sarebbe fermato improvvisamente. Sembrava avere un preciso piano in mente, salvo poi scomparire per sempre”.

Un’inchiesta senza prospettive

L’indagine sul caso Unabomber era stata riaperta a novembre 2022 dalla Procura di Trieste, ma le prospettive di ottenere condanne concrete sembrano sempre più remote. La maggior parte delle accuse sono ormai cadute in prescrizione. Gli attentati, che hanno terrorizzato il Veneto e il Friuli Venezia Giulia tra il 1994 e il 1996 e nuovamente tra il 2002 e il 2006, hanno lasciato una scia di paura e sofferenza, ma ora si trovano ad affrontare una situazione giuridica complessa.

Fino ad ora, i prelievi di DNA hanno riguardato 21 persone, ma gli indagati restano undici, tra cui Zornitta stesso. La situazione si complica ulteriormente considerando che le prove raccolte finora non hanno portato a risultati concreti. A questo punto, l’ipotesi di identificare il colpevole appare sempre più difficile e gli investigatori si trovano di fronte a un vero e proprio vicolo cieco.

Il contesto degli attentati

Il fenomeno degli attentati attribuibili a Unabomber ha avuto inizio negli anni ’90, quando una serie di esplosioni e attacchi ha colpito il Nord-Est italiano, seminando il panico nella popolazione. Il modus operandi dell’autore rimaneva enigmatico, caratterizzato da un uso sapiente di esplosivi artigianali e da un apparente obiettivo di selezionare le sue vittime. Le indagini iniziali non hanno portato a risultati soddisfacenti, alimentando un clima di tensione e paura.

Con la riapertura del caso nel 2022, le autorità speravano di poter finalmente chiudere un capitolo oscuro della cronaca italiana, ma le recenti notizie sulla perizia hanno ridimensionato le aspettative. La mancanza di riscontri significativi e la caducità delle prove rendono la già difficile ricerca della verità ancora più complessa, lasciando gli indagati e le vittime senza risposte e giustizia.