Etna a pagamento: la tassa da 5 euro accende la polemica tra i visitatori

Etna a pagamento: la tassa da 5 euro accende la polemica tra i visitatori

Etna a pagamento: la tassa da 5 euro accende la polemica tra i visitatori

Matteo Rigamonti

Ottobre 8, 2025

Visitare l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa e patrimonio dell’umanità UNESCO, è sempre stata un’esperienza affascinante per turisti e residenti. Tuttavia, di recente, l’introduzione di una tassa di accesso di 5 euro per i Crateri Silvestri ha sollevato una vivace polemica. Questa decisione ha generato reazioni contrastanti, sollevando interrogativi sulla gestione del patrimonio naturale e sull’accessibilità a uno dei luoghi più iconici della Sicilia.

Il contesto della nuova tassa

La tassa è stata introdotta dalla società del gruppo Russo Morosoli, che gestisce l’area dei Crateri Silvestri, situata nel Comune di Nicolosi. La motivazione principale per questa misura, come riportato dal Corriere della Sera, è il crescente problema del degrado ambientale, caratterizzato da abbandono di rifiuti e micro discariche. Francesco Russo Morosoli, imprenditore e gestore dell’area, ha dichiarato che il ticket è necessario per coprire i costi di gestione, manutenzione e informazione per i visitatori. È importante notare che i residenti in Sicilia sono esentati dal pagamento.

La reazione del Comune di Nicolosi

La decisione ha suscitato preoccupazioni tra le autorità locali. Il sindaco di Nicolosi, Angelo Pulvirenti, ha espresso il suo disappunto, affermando di essere stato informato della novità solo dopo la sua attuazione. Pulvirenti ha chiesto una convocazione del Consiglio dei sindaci del Parco dell’Etna, sottolineando l’importanza di considerare il vulcano come un patrimonio dell’umanità e non come una proprietà privata. La tensione cresce, poiché molti cittadini e rappresentanti delle istituzioni temono che l’accesso a questo luogo di grande importanza naturalistica e culturale possa essere limitato da logiche commerciali.

Critiche dal mondo scientifico

Le critiche riguardo a questa nuova tassa non provengono solo dai politici, ma anche dal mondo scientifico. Il direttivo dell’Associazione Italiana di Vulcanologia ha messo in discussione la scelta, definendola “orientata alla sola logica commerciale”. I Crateri Silvestri, dal 1892, sono un punto di riferimento per la divulgazione scientifica sull’Etna e, secondo i ricercatori, dovrebbero rimanere accessibili alla collettività. Anche la sezione catanese del Club Alpino Italiano ha espresso preoccupazione, affermando che l’accesso libero ai Crateri rappresenta un’importante opportunità per il primo contatto diretto con il vulcano.

La questione giuridica

La polemica ha raggiunto anche l’Assemblea Regionale Siciliana (Ars), dove diversi esponenti politici hanno presentato interrogazioni per chiarire la situazione. La deputata Lidia Adorno, del Movimento 5 Stelle, ha chiesto un’indagine sulla natura giuridica dei terreni e sulle eventuali cessioni di aree demaniali o appartenenti al Parco dell’Etna. Adorno ha sollevato dubbi su come una porzione di territorio, soggetta a vincoli paesaggistici e ambientali, possa essere stata ceduta a un soggetto privato.

Le opinioni tra residenti e visitatori sono fortemente polarizzate. Alcuni comprendono la necessità di preservare l’area e sono disposti a pagare un piccolo contributo per garantirne la manutenzione. Altri, invece, vedono la tassa come un’ingiustizia e un’ulteriore limitazione alla libertà di accesso a un patrimonio naturale che dovrebbe essere di tutti.

In attesa di ulteriori sviluppi, la situazione rimane tesa. Le autorità comunali e regionali dovranno affrontare il tema dell’accesso ai Crateri Silvestri e trovare un equilibrio tra la necessità di preservare l’area e il diritto dei cittadini di accedervi liberamente. Le scelte che verranno fatte nei prossimi mesi avranno un impatto significativo non solo sul turismo, ma anche sulla conservazione del patrimonio naturale dell’isola.