Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense di grande notorietà, ha recentemente rivelato la sua drammatica esperienza di stalking da parte del neurologo veronese Mirko Avesani. Questo caso ha suscitato notevole scalpore e preoccupazione, non solo per la gravità delle accuse, ma anche per le implicazioni legate alla sicurezza personale. In un’intervista a Open, Bruzzone ha espresso la sua paura persistente, affermando: «Se ho paura? Se non avessi paura o non ce l’avessi ancora non l’avrei denunciato per atti persecutori. Purtroppo, sono costretta a guardarmi le spalle sempre». Le sue parole evidenziano l’intensità della situazione, costringendola a prendere misure straordinarie per la sua sicurezza, come l’assunzione di bodyguard durante eventi pubblici.
La cronologia degli eventi
La storia di Bruzzone e Avesani ha radici che risalgono al 2017, quando il neurologo, in servizio all’Ospedale Civile di Mantova, ha iniziato a inviare messaggi diffamatori e minacciosi tramite Facebook. Questi attacchi verbali hanno portato Avesani a una condanna in primo grado per diffamazione, con una pena di nove mesi di reclusione (sospesa) e una provvisionale di 15.000 euro a favore di Bruzzone. Tuttavia, nonostante la sentenza, Avesani ha continuato a perseguitarla, utilizzando le piattaforme social per diffamare ulteriormente la sua vittima.
Bruzzone ha descritto i messaggi ricevuti come «espliciti riferimenti a farmi del male fisicamente», sottolineando il carattere ossessivo e malevolo di queste comunicazioni. Ha anche evidenziato che:
- Rimandi continui alla sua faccia in modo malevolo.
- Istigazioni al suicidio.
- Accuse infondate di bullismo.
Questo comportamento ha avuto un impatto devastante sulla sua vita, costringendola a presentare diversi esposti per documentare le minacce subite.
La complicazione legale
Un ulteriore elemento di complicazione è rappresentato dall’ex avvocatessa di Avesani, accusata di partecipare attivamente agli atti persecutori nei confronti di Bruzzone. Attualmente, questa donna è sotto processo a Roma, rendendo la situazione ancora più complessa, dato che entrambe le figure sono accusate di comportamenti persecutori. Bruzzone ha sottolineato la gravità delle condotte di Avesani e della sua ex avvocatessa, considerando le loro professioni e l’influenza che potrebbero esercitare sulle vite delle persone coinvolte.
L’impatto sulla vita di Bruzzone
La vita di Roberta Bruzzone è stata profondamente stravolta da questa esperienza. Ha dichiarato di aver intensificato tutte le misure di sicurezza riguardanti la sua vita personale e professionale. Il servizio di sicurezza che la accompagna durante i suoi eventi pubblici è diventato una presenza costante, evidenziando il livello di ansia e preoccupazione che la seguono quotidianamente. «Se mi chiede se oggi mi sento più tranquilla, le dico assolutamente no», ha affermato, mettendo in luce come la paura di nuove minacce sia sempre presente.
Mirko Avesani, dal canto suo, ha sempre negato le accuse, dichiarandosi vittima nella vicenda. In un’intervista al Corriere del Veneto, ha sostenuto di essere stato oggetto di attacchi online e ha affermato di aver denunciato gli autori. Tuttavia, Bruzzone ha risposto a queste affermazioni definendole menzogne, sottolineando come i giudici abbiano stigmatizzato la propensione di Avesani a mentire.
Roberta Bruzzone è anche un volto noto in televisione, dove viene frequentemente invitata come esperta per discutere di crimine e psicologia. Recentemente, ha annunciato il ritorno della sua trasmissione “Nella mente di Narciso” su Rai2, dove esplora il narcisismo patologico attraverso i profili psicologici di casi di cronaca. La prima puntata della nuova stagione è dedicata a Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin.
Bruzzone ha espresso la sua opinione riguardo alla giustizia riparativa, sostenendo che non avrebbe senso applicarla a un individuo con le caratteristiche di Turetta. Secondo lei, «questo tipo di personalità è completamente refrattario ad assumere su di sé il peso e le conseguenze di ciò che è accaduto».
La vicenda di Roberta Bruzzone e Mirko Avesani rappresenta una battaglia contro lo stalking e la violenza psicologica, ma anche una denuncia delle dinamiche di potere e delle conseguenze tragiche che tali comportamenti possono avere sulla vita delle vittime. L’attenzione mediatica su questi temi è fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere una maggiore consapevolezza riguardo alla violenza di genere e alla necessità di proteggere le vittime.