Gelosie e rivalità in procura: due dipendenti contro un poliziotto e il processo per stalking

Gelosie e rivalità in procura: due dipendenti contro un poliziotto e il processo per stalking

Gelosie e rivalità in procura: due dipendenti contro un poliziotto e il processo per stalking

Matteo Rigamonti

Ottobre 9, 2025

L’ufficio della procura di Lanciano, un ambiente destinato alla giustizia e alla verità, si è trasformato in un’arena di conflitti personali a causa di una singolare rivalità tra due colleghe. Questa storia, che ricorda un romanzo rosa, ha preso una piega drammatica quando due dipendenti, una 56enne e una 64enne, si sono contese l’affetto di un ispettore di polizia in servizio presso la squadra di Polizia giudiziaria di Lanciano.

Inizialmente, le due donne avevano un rapporto di lavoro cordiale, basato su una professionalità reciproca. Tuttavia, l’insorgere di sentimenti romantici da parte della più giovane ha mutato drasticamente la situazione. Questo amore non corrisposto ha innescato una spirale di gelosie e conflitti che ha portato a insulti e accuse, creando un ambiente di tensione nel già complesso mondo della giustizia.

la figura dell’ispettore come catalizzatore

La questione centrale riguarda l’ispettore, un uomo che ha inavvertitamente attirato l’attenzione di entrambe le donne. La 56enne, innamorata, ha cominciato a percepire ogni interazione tra l’ispettore e la sua collega come una minaccia alla sua ambizione romantica. Le conversazioni frequenti tra l’ispettore e la 64enne, che ricopre un ruolo dirigenziale, hanno alimentato la sua gelosia crescente, trasformando il suo semplice interesse in un’ossessione.

escalation dei conflitti

Le gelosie hanno presto preso forma in atti di aggressione verbale. L’impiegata ha iniziato a insultare la sua superiore, sia in privato che di fronte ai colleghi, in un’escalation di comportamenti non professionali. Ecco alcuni dei comportamenti più significativi:

  1. Insulti diretti e provocatori.
  2. Messaggi sfacciati inviati alla collega.
  3. Attacchi verbali durante le riunioni.

Stanca di subire l’ostilità della collega, la 64enne ha deciso di denunciare la situazione alle autorità competenti.

conseguenze legali e futuro incerto

La denuncia ha portato a una serie di provvedimenti legali, culminando in un divieto di avvicinamento emesso dal tribunale. Questa misura, pensata per proteggere la vittima e garantire un ambiente di lavoro sicuro, ha comportato anche il trasferimento della 56enne dalla procura di Lanciano a quella di Chieti. A marzo, le due donne si ritroveranno in aula, non più come colleghe, ma come avversarie in un processo che metterà alla prova non solo la loro professionalità, ma anche le emozioni e le fragilità di ciascuna.

Questo caso ha sollevato interrogativi importanti sul comportamento professionale in contesti di lavoro condivisi. In un ambiente dove la fiducia e la collaborazione sono fondamentali, episodi come questi mettono in luce quanto possa essere delicata la gestione delle emozioni personali. La questione del mobbing e dello stalking in ambito lavorativo è un tema di crescente rilevanza, evidenziando la necessità di politiche aziendali più forti per prevenire comportamenti persecutori e l’importanza di una cultura del rispetto reciproco.

Il processo in arrivo rappresenta un momento cruciale non solo per le due donne coinvolte, ma anche per il sistema giuridico, che si troverà a dover affrontare le complessità di un caso che unisce sentimenti umani e norme legali. La sentenza che verrà emessa potrebbe avere ripercussioni non solo per le protagoniste, ma per l’intero ambiente lavorativo della procura di Lanciano, un luogo che ora porta il peso di una storia di gelosie e conflitti che nessuno avrebbe potuto prevedere.