La tragica notizia della morte di una neonata avvenuta poche ore dopo un parto in casa ha scosso profondamente la comunità di Borso del Grappa, un comune del trevigiano. La sindaca Fiorella Ravagnolo ha preso una posizione netta a difesa dei genitori, affermando che la piccola sarebbe deceduta a causa di una condizione congenita e non per negligenza o scelte errate. «C’era una condizione congenita. Il problema che si è manifestato poteva insorgere anche se il parto fosse stato in ospedale», ha dichiarato la sindaca, esprimendo la sua indignazione per i commenti offensivi e pieni d’odio apparsi sui social media contro la famiglia colpita da questo dramma.
La scelta del parto in casa
Ravagnolo ha voluto sottolineare che la scelta di partorire in casa è legittima e, a determinate condizioni, può essere una decisione consapevole e informata. «Sappiamo bene che le donne possono partorire liberamente in casa, assistite logicamente da ostetriche. La gravidanza deve però essere andata bene e non aver dato segni di alcun problema», ha aggiunto la sindaca in un’intervista a Denis Barea di Treviso Today. È evidente che, nonostante le polemiche, il parto domiciliare è un’opzione contemplata dalla legge italiana, sebbene la sua praticabilità e sicurezza siano oggetto di dibattito.
Circostanze della tragedia
La piccola è venuta alla luce alle 5 del mattino in una residenza di Borso del Grappa, ma le complicazioni si sono manifestate rapidamente. Dopo il parto, la neonata è stata elitrasportata d’urgenza all’ospedale di Treviso, dove è deceduta alle 11.15 a causa di uno shock emorragico. La sindaca ha rivelato che la madre le ha spiegato che la condizione che ha portato alla morte della bambina è una sindrome di natura genetica che ha coinvolto una vena. Queste informazioni sono cruciali per comprendere il tragico evento, poiché evidenziano che la situazione poteva non essere prevedibile, anche con un intervento medico in un contesto ospedaliero.
Rischi e responsabilità
Un aspetto preoccupante della vicenda è rappresentato dalla posizione delle due ostetriche che hanno assistito la partoriente. Non essendo parte del personale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, le professioniste ora rischiano l’incriminazione per omicidio colposo. Francesco Benazzi, direttore della Uls 2, ha commentato che, sebbene il parto in casa non sia illegale, è fortemente sconsigliato. «In caso di complicazioni post-natali non c’è infatti il tempo per intervenire prontamente come potrebbe avvenire in uno qualsiasi dei nostri ospedali», ha spiegato. Questa affermazione mette in luce la complessità e i rischi del parto domiciliare, specialmente in situazioni di emergenza.
La comunità di Borso del Grappa si trova ora di fronte a un dolore collettivo, mentre i cittadini si uniscono attorno ai genitori in lutto. La sindaca ha esortato tutti a riflettere prima di esprimere giudizi affrettati sui social media: «Prima di scrivere qualcosa, pensateci sopra e non inferite contro i genitori che stanno già passando un momento così fortemente doloroso», ha detto, sottolineando l’importanza della solidarietà in situazioni di crisi.
In un contesto più ampio, la vicenda solleva interrogativi sul tema del parto in casa e sulla preparazione delle strutture sanitarie ad affrontare emergenze. Molti esperti di salute materna e infantile avvertono che, sebbene il parto in casa possa essere sicuro per alcune donne, è fondamentale che ci siano protocolli e risorse adeguate per gestire eventuali complicazioni. La morte di una neonata, indipendentemente dalle circostanze, è sempre una tragedia, e la risposta della comunità e delle istituzioni deve essere orientata non solo alla giustizia, ma anche alla comprensione e al supporto.
Il dibattito sul parto domiciliare e le sue implicazioni legali e morali è destinato a continuare, mentre le famiglie e le comunità cercano di trovare un modo per affrontare il dolore e la perdita. In questo contesto, il ruolo delle autorità locali, come quello della sindaca Ravagnolo, diventa cruciale nel promuovere un dialogo costruttivo e nel garantire che le famiglie in lutto siano supportate piuttosto che giudicate. La speranza è che questa tragedia possa stimolare una riflessione più profonda sulle pratiche di parto e sulla necessità di fornire un ambiente sicuro e supporto adeguato a tutte le madri e ai loro bambini.