La testimonianza della sorella di Paolo Taormina: «Conoscevamo l’assassino, ha ucciso mio fratello senza motivo»

La testimonianza della sorella di Paolo Taormina: «Conoscevamo l'assassino, ha ucciso mio fratello senza motivo»

La testimonianza della sorella di Paolo Taormina: «Conoscevamo l'assassino, ha ucciso mio fratello senza motivo»

Matteo Rigamonti

Ottobre 14, 2025

Il tragico omicidio di Paolo Taormina ha lasciato una profonda cicatrice nella comunità di Palermo, colpendo non solo la sua famiglia, ma l’intera città. Paolo, un giovane di appena 27 anni, è stato ucciso sabato sera in circostanze ancora poco chiare. Secondo le prime indagini e le testimonianze raccolte, sembra che non ci fosse un vero movente dietro a questo gesto di violenza. A raccontare i dettagli di quella sera drammatica è stata la sorella di Paolo, Sofia Taormina, il cui racconto offre uno spaccato inquietante e toccante degli eventi che hanno preceduto la tragedia.

La testimonianza della sorella

Sofia ha descritto l’assassino come una persona che conoscevano di vista, un uomo che non passava inosservato: «Uno con cento collane d’oro al collo e la barba lunga non può non farsi notare». La sua testimonianza è stata fondamentale per comprendere la dinamica dell’omicidio. Secondo quanto riportato, l’assassino avrebbe puntato una pistola alla tempia di Paolo, uccidendolo senza alcun apparente motivo. In un momento di grande tensione, Sofia ha anche rischiato la vita inseguendo il killer, che ha reagito lanciando una bottiglia contro Desirée, la fidanzata di Paolo. «Io, inseguendolo, ho cercato di tirargliene un’altra. Poi lui ha puntato la pistola anche contro di me e sono scappata verso il locale», ha raccontato la giovane, evidenziando la confusione e la paura di quei momenti.

La reazione della comunità

La comunità si è unita attorno alla famiglia Taormina in questo momento di dolore. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha disposto l’interruzione di tutte le attività nel PalaOreto, un palazzetto dello sport in via Santa Maria di Gesù, per allestire la camera ardente in onore di Paolo. L’amministrazione comunale, tramite l’assessore allo Sport Alessandro Anello, si è attivata per coordinare l’allestimento, adeguandosi alle tempistiche stabilite dalle autorità giudiziarie. Questo gesto simbolico rappresenta un modo per la città di esprimere la propria vicinanza alla famiglia e di partecipare al lutto collettivo.

Le indagini sull’omicidio

L’omicidio ha scatenato una serie di indagini da parte delle forze dell’ordine. Gaetano Maranzano, il presunto assassino, ha confessato il crimine, ma la sua responsabilità è stata confermata anche grazie ai video delle telecamere di sorveglianza nella zona. In particolare:

  1. Un frame mostra Maranzano con la pistola in mano poco prima di colpire Paolo.
  2. Un altro video lo ritrae mentre si allontana dal luogo del delitto insieme a tre complici.

Le immagini hanno fornito elementi cruciali per ricostruire i momenti successivi all’omicidio, mostrando come il killer sia fuggito a bordo di una Lancia Y, dirigendosi verso il quartiere Zen, in un’azione che ha suscitato preoccupazioni per la sicurezza pubblica.

La fuga e le conseguenze

La fuga di Maranzano non si è fermata lì. Durante il tragitto, la sua auto ha sfrecciato ad alta velocità per le strade di Palermo, ignorando segnali di stop e semafori, un comportamento che ha messo in evidenza la determinazione del sospetto di sfuggire alla giustizia. Inoltre, sembrerebbe che Maranzano avesse cercato di sbarazzarsi di prove compromettenti. Infatti, ha consegnato a un amico, attualmente sotto inchiesta, cinque collane d’oro, una pistola e un pendente con la scritta “King”. Questi dettagli non solo complicano ulteriormente il quadro dell’indagine, ma dimostrano anche un tentativo premeditato di depistare le autorità.

La famiglia di Paolo, travolta dal dolore, cerca di trovare un senso in questa tragedia incomprensibile. Sofia ha dichiarato che non si dà pace, e il sentimento di impotenza e rabbia è palpabile. La comunità ha organizzato diverse manifestazioni per onorare la memoria di Paolo e per chiedere maggiore sicurezza nelle strade di Palermo, un appello che risuona forte in un momento in cui la violenza sembra essere tornata a colpire la città.

Questa situazione ha riacceso il dibattito sulla sicurezza pubblica e sulla necessità di interventi più incisivi da parte delle autorità per prevenire episodi di violenza come quello che ha colpito la famiglia Taormina. La storia di Paolo non è solo quella di una vita spezzata, ma un richiamo alla responsabilità collettiva per costruire una società più sicura e giusta. La famiglia, gli amici e i cittadini di Palermo continuano a chiedere giustizia, sperando che questa tragica vicenda possa portare a un cambiamento significativo e duraturo.