Maternità: la forza e la fragilità delle donne secondo Leone e Insolia

Maternità: la forza e la fragilità delle donne secondo Leone e Insolia

Maternità: la forza e la fragilità delle donne secondo Leone e Insolia

Giada Liguori

Ottobre 14, 2025

La maternità è un tema complesso e profondo, esplorato con grande sensibilità nel film “Amata” di Elisa Amoruso, presentato alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia 2025 e in sala dal 16 ottobre 2023. Questo film affronta le esperienze di due donne, Nunzia e Maddalena, le cui vite si intrecciano simbolicamente, pur non incontrandosi mai. Interpretate rispettivamente da Tecla Insolia e Miriam Leone, le protagoniste rappresentano la fragilità femminile di fronte alle sfide della maternità.

La gravidanza non desiderata di Nunzia

Nunzia, una studentessa fuori sede, si trova ad affrontare una gravidanza non pianificata. La sua vita, inizialmente piena di opportunità e sogni, viene stravolta da una notizia inaspettata che la costringe a fare scelte difficili. La lotta interiore di Nunzia è palpabile: deve decidere se portare avanti una gravidanza che non aveva programmato, un dilemma che molte donne possono comprendere. Questo aspetto della trama mette in luce il tema dei tabù legati alla maternità, una questione spesso taciuta nella società contemporanea.

La crisi emotiva di Maddalena

Dall’altro lato, Maddalena è una donna benestante, sposata con il pianista Luca, interpretato da Stefano Accorsi. Il suo desiderio di diventare madre è intenso, ma i ripetuti tentativi di concepire e i dolorosi aborti la portano a una profonda crisi emotiva. La frustrazione e il dolore di Maddalena evocano una realtà che molte donne affrontano: la difficoltà di portare avanti una gravidanza e la pressione sociale di diventare madri. Il film di Amoruso non teme di affrontare queste tematiche delicate, ponendo l’accento sulla vulnerabilità delle donne in situazioni di grande stress emotivo e sociale.

Il messaggio di solidarietà di Elisa Amoruso

La regista Elisa Amoruso, intervistata dall’ANSA durante la Mostra di Venezia, ha dichiarato di voler trasmettere un messaggio di solidarietà e speranza a tutte le donne che si sentono impreparate ad affrontare la maternità. La sua esperienza personale, che include un aborto spontaneo, aggiunge autenticità alla sua visione. “Ho una figlia di dieci anni e capisco il problema”, ha affermato, sottolineando l’importanza di dare voce a temi spesso silenziati.

Il film affronta anche l’importanza delle “culle per la vita”, strutture che offrono la possibilità di lasciare i neonati in sicurezza. Nonostante la loro esistenza in Italia, molte donne non sono a conoscenza di questa opzione, e la mancanza di informazione può portare a tragedie evitabili.

Un percorso di crescita e consapevolezza

“Amata” non si limita a raccontare storie di sofferenza, ma rappresenta anche un percorso di crescita e consapevolezza. L’assistenza di una psicologa, interpretata da Donatella Finocchiaro, diventa un faro di speranza per entrambe le protagoniste. La figura della psicologa è fondamentale, poiché offre supporto e guida in un momento di grande vulnerabilità, dimostrando che l’aiuto esterno può fare la differenza nella vita di chi si trova in difficoltà.

Elisa Amoruso si riconosce nel genere drammatico, specialmente quando le storie si ispirano a eventi reali. La sua visione artistica è chiara: utilizzare il cinema come strumento per smuovere le coscienze. Attraverso narrazioni che raccontano le fragilità umane, il pubblico è invitato a riflettere su questioni sociali urgenti.

“Amata” è un film prodotto da Memo Films, Indiana Production e Rai Cinema, un’opera che si propone non solo come un racconto di vite parallele, ma anche come un invito alla riflessione su temi complessi e attuali. La maternità, con le sue gioie e sfide, è esplorata con sensibilità e rispetto, offrendo uno spaccato della vita femminile che merita di essere raccontato e ascoltato.

La storia di Nunzia e Maddalena, pur nelle loro differenze, parla a tutte le donne, incoraggiando una conversazione aperta e necessaria sulla maternità e sui suoi molteplici aspetti. “Amata” si propone di essere un film che non solo intrattiene, ma che invita a una presa di coscienza collettiva su tematiche spesso trascurate, affrontando i tabù e le paure legate alla maternità, e incoraggiando le donne a trovare la forza di scegliere e a non sentirsi sole in questo delicato e complesso percorso.