Il tragico evento avvenuto a Castel d’Azzano ha scosso profondamente la comunità e le forze dell’ordine italiane. Tre carabinieri, in servizio nelle squadre speciali, hanno perso la vita in un’esplosione che ha devastato un casolare nella provincia di Verona. Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello erano non solo colleghi, ma anche uomini con storie personali che meritano di essere raccontate.
Marco Piffari
Marco Piffari, 56 anni, era un luogotenente alla guida della Squadra operativa di supporto del Quarto Battaglione Veneto. Originario di Taranto, si era trasferito in provincia di Padova, dove ha trascorso gran parte della sua vita. Con un’esperienza di quasi quattro decenni nelle forze dell’ordine, Piffari si era arruolato nel 1987. La sua carriera era stata caratterizzata da impegno e dedizione, e i suoi profili sui social media riflettevano la sua passione per il lavoro. Era conosciuto per condividere contenuti legati all’attività delle forze dell’ordine, mostrando un lato umano e accessibile della vita da carabiniere. In uno dei suoi post, aveva scritto: «La vita è troppo breve per infarcirla di bugie», una riflessione profonda che mostra la sua visione della vita e del servizio.
Valerio Daprà
Il brigadiere capo Valerio Daprà, anch’egli di 56 anni, era nato a Brescia ed era molto legato alla sua famiglia. Aveva una compagna e un figlio di 26 anni. Daprà si era arruolato nel 1988 e aveva iniziato la sua carriera nel Radiomobile di Padova, dove ha lavorato a stretto contatto con il carabiniere scelto Davide Bernardello. La sua carriera era stata segnata da numerosi interventi operativi, che lo avevano reso un professionista rispettato all’interno delle forze dell’ordine. Daprà era apprezzato non solo per le sue competenze tecniche, ma anche per la sua empatia e capacità di ascolto nei confronti dei cittadini.
Davide Bernardello
Il più giovane del trio, Davide Bernardello, aveva solo 36 anni. Nato a Camposampiero, in provincia di Padova, si era arruolato nelle forze armate nel 2014, dopo aver completato un periodo di formazione. Bernardello era celibe e conosciuto per il suo spirito gioviale e la sua dedizione al lavoro. La sua carriera era iniziata con slancio, e le sue capacità erano state rapidamente notate dai superiori, portandolo ad essere parte delle unità speciali. La sua mancanza lascia un vuoto non solo tra i colleghi, ma anche nella comunità che aveva giurato di proteggere.
Il contesto dell’esplosione
L’esplosione che ha portato alla morte dei tre carabinieri è avvenuta in un casolare a Castel d’Azzano e ha coinvolto non solo i membri delle forze di polizia, ma anche altri civili. Nel complesso, 15 persone sono rimaste ferite, alcune delle quali versano in condizioni gravi. Undici dei feriti sono carabinieri, tutti in codice rosso, e sono stati trasportati in vari ospedali del Veneto per ricevere le cure necessarie. Quattro degli altri feriti sono agenti delle unità speciali della Polizia di Stato.
La tragedia ha suscitato una forte reazione nella comunità locale e tra i cittadini italiani. Davanti al Comando provinciale dei carabinieri di Verona, un gesto significativo ha avuto luogo: tre gigli sono stati deposti in memoria dei tre carabinieri caduti. Questo atto, semplice ma profondo, rappresenta il rispetto e la gratitudine della comunità verso coloro che hanno dedicato la vita alla protezione degli altri. I gigli, simbolo di purezza e rispetto, sono stati scelti per onorare la loro memoria e il sacrificio compiuto.
Le istituzioni e i rappresentanti delle forze dell’ordine si sono uniti nel cordoglio per la perdita di questi tre uomini valorosi. Il Ministro dell’Interno e altri funzionari pubblici hanno espresso le loro condoglianze, sottolineando l’importanza del servizio svolto dai carabinieri e il rischio che corrono quotidianamente per garantire la sicurezza della comunità. In momenti come questi, la solidarietà e il sostegno reciproco diventano fondamentali per affrontare il dolore e la perdita.
La memoria di Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello non sarà dimenticata. Le loro storie, i sacrifici e l’impatto che hanno avuto sulle vite di coloro che li circondavano continueranno a vivere nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerli. La loro dedizione al servizio e il coraggio dimostrato nel momento del bisogno rappresentano un esempio per tutti. La comunità di Castel d’Azzano e tutta l’Italia si stringono attorno alle famiglie delle vittime, ricordando il valore del servizio e l’importanza della sicurezza pubblica.