Calenda e Cattaneo: dallo scontro verbale al tribunale, chi avrà la meglio?

Calenda e Cattaneo: dallo scontro verbale al tribunale, chi avrà la meglio?

Calenda e Cattaneo: dallo scontro verbale al tribunale, chi avrà la meglio?

Giada Liguori

Ottobre 16, 2025

La recente polemica tra Carlo Calenda, leader di Azione, e Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Enel, ha dato vita a un acceso dibattito che si è rapidamente trasformato in uno scontro legale. Questa controversia, che promette di finire in tribunale, ha messo in luce le tensioni esistenti tra il mondo politico e quello delle aziende pubbliche, con il costo dell’energia come sfondo principale.

Il battibecco tra i due protagonisti non è certo una novità. La loro rivalità affonda le radici in un passato caratterizzato da scontri verbali, risalenti a quando Calenda ricopriva il ruolo di ministro dello Sviluppo Economico e Cattaneo era alla guida di Tim. Allora, il fulcro del conflitto riguardava la regolarità di alcuni bandi in conformità con le normative europee. Oggi, invece, le scintille sono riaccese da un dibattito sulla gestione dei costi energetici e sulle bollette che gravano pesantemente sulle tasche degli italiani.

Accuse di mancanza di trasparenza

Durante il Forum di Coldiretti, Calenda ha attaccato Cattaneo, accusandolo di gestire Enel in modo poco trasparente. “Cattaneo lo pungi sul vivo facilmente: con Enel distribuzione pagata con le nostre bollette non solo fa il 42% di utile come Hermes, ma si prende pure il bonus,” ha dichiarato Calenda, evidenziando come l’amministratore delegato di Enel possa percepire vantaggi economici a discapito dei cittadini. “Siccome io ho messo in questione questo e il ragazzo è un po’ cafone – ha proseguito Calenda – gli ho dovuto ricordare che lui può fare questa operazione, ma almeno deve stare zitto, perché sono soldi degli italiani che vengono presi senza nessun rischio aziendale”.

Calenda ha quindi dato voce a un malcontento diffuso riguardo all’aumento dei costi dell’energia, sollecitando Cattaneo a rispondere in modo più responsabile alle critiche. “Io lo conosco da quando stava per fare ‘zompare’ Tim. È sempre una questione di chi è il padrone per noi. Poi il suo lavoro di manager lo sa fare, il problema è quando sono i cittadini a pagare”, ha aggiunto il politico, sottolineando l’importanza di una gestione più attenta e responsabile delle risorse pubbliche.

La reazione di Cattaneo

La reazione di Cattaneo non si è fatta attendere. In modo piuttosto diretto, ha risposto a Calenda: “Io ho da lavorare purtroppo, ognuno ha da fare il suo. Vai a lavorare, lazzarone!” Questa frase, pronunciata con tono provocatorio, ha ulteriormente infuocato il dibattito, facendo emergere una spaccatura netta tra le posizioni dei due protagonisti.

Il capogruppo di Azione, Matteo Richetti, ha preso le difese di Calenda, denunciando l’insulto rivolto al senatore. “È del tutto inaccettabile che l’amministratore delegato di un’azienda pubblica insulti un senatore che gli chiede conto dei soldi scaricati sulle bollette,” ha affermato Richetti, chiedendo scuse formali da parte di Cattaneo e un intervento del governo per chiarire le obiezioni sollevate da Calenda riguardo all’operato di Enel distribuzione. Questo aspetto evidenzia l’importanza della responsabilità e della trasparenza da parte delle aziende pubbliche, soprattutto quando si tratta di servizi essenziali come l’energia.

Verso un confronto legale

Nella serata, Cattaneo ha replicato alle accuse di Calenda con toni decisi, affermando che “il senatore Calenda insiste nel dire cose false e ne risponderà”. Ha negato di ottenere il 40% degli utili e ha respinto l’idea di percepire bonus legati alla distribuzione dell’energia. Cattaneo ha poi difeso il suo operato in Tim, sottolineando che durante la sua gestione l’azienda ha registrato i migliori risultati economici degli ultimi vent’anni. “Comunque questo, e altro, sarà oggetto di causa in tribunale per svariati milioni di euro che il senatore dovrà risarcire e che saranno devoluti per abbassare il costo delle bollette,” ha aggiunto Cattaneo, lasciando intendere che il battibecco non si fermerà a parole ma si trasformerà in una vera e propria battaglia legale.

Questa controversia non è solo un conflitto personale tra due figure pubbliche, ma riflette anche le tensioni più ampie che caratterizzano il rapporto tra politica e aziende pubbliche in Italia. La questione dei costi energetici è un tema caldo, specialmente in un momento in cui le famiglie italiane sono già gravate da una crisi economica in corso. La gestione delle risorse pubbliche e la trasparenza nella rendicontazione degli utili delle aziende energetiche sono questioni che toccano direttamente la vita quotidiana dei cittadini e che meritano un dibattito aperto e costruttivo.

L’evoluzione di questa disputa legale, che promette di coinvolgere non solo i diretti interessati ma anche il pubblico, sarà seguita con attenzione dai media e dalla politica, in un contesto in cui la gestione delle risorse energetiche gioca un ruolo cruciale per il futuro economico del paese.