Nel contesto della recente escalation di violenza a Gaza, la regista iraniana dissidente Sepideh Farsi ha espresso un forte senso di frustrazione. Durante la Festa del Cinema di Roma, dove presenta il suo documentario “Put Your Soul On Your Hand And Walk”, ha dichiarato: “Nel modo in cui si è arrivati a questo cessate il fuoco a Gaza, ancora una volta, i palestinesi non sono stati ascoltati; le decisioni sono state prese sopra le loro teste”. Questo film offre uno sguardo intimo sulla vita quotidiana dei palestinesi durante i mesi di guerra, in particolare attraverso le esperienze della fotoreporter Fatma Hassouna, tragicamente uccisa da un drone in un attacco mirato nel mese di aprile.
la vita di fatma hassouna
Fatma, solo 24 anni, è stata vittima di uno dei tanti attacchi contro i giornalisti a Gaza, un dato allarmante che evidenzia la precarietà in cui operano i reporter nella regione. Farsi ricorda che Fatma è morta insieme a sei membri della sua famiglia, una perdita devastante che sottolinea l’impatto personale e collettivo del conflitto. Solo poche ore prima della sua morte, la regista aveva comunicato a Fatma che il suo film sarebbe stato presentato al Festival di Cannes, un traguardo che ora assume un significato tragico e profondo.
la situazione attuale a gaza
“Questo cessate il fuoco è molto parziale e insufficiente”, continua Farsi. “La speranza di arrivare realmente alla pace esiste ancora, ma non posso dire di essere molto ottimista.” La situazione attuale suggerisce che le ostilità, lungi dall’essere terminate, continuano a colpire la popolazione civile. Infatti, Farsi racconta che il palazzo dove è morta Fatma è stato nuovamente colpito e distrutto, un gesto che sembra mirato a nascondere le tracce delle atrocità commesse. “Non si capisce il senso di radere al suolo un immobile ora vuoto, se non per cercare di occultare le prove del genocidio”, afferma con indignazione.
In aggiunta, i corridoi umanitari per gli aiuti continuano a essere ostacolati. “Invece di ricevere i 600 camion al giorno necessari, ne arrivano solo 140-150, che sono assolutamente insufficienti”, sottolinea Farsi, evidenziando l’urgente bisogno di aiuto umanitario per la popolazione di Gaza. Queste informazioni fanno emergere un quadro di desolazione e impotenza, in cui il tanto atteso cessate il fuoco sembra non portare i risultati sperati.
il percorso personale di sepideh farsi
Sepideh Farsi, che ha vissuto la rivoluzione iraniana a soli 13 anni, ha una storia personale che si intreccia con la lotta per la libertà e i diritti umani. Arrestata a 16 anni, ha lasciato l’Iran a 18, stabilendosi a Parigi. La sua carriera è costellata di opere che affrontano temi di giustizia e verità, tra cui il documentario “Red Rose” che racconta il Movimento Verde in Iran. Alla luce della guerra a Gaza, Farsi ha tentato di entrare nella Striscia per raccontare quanto stava accadendo, ma le sue aspirazioni sono state ostacolate. “Non era stato possibile in alcun modo. Così ho iniziato a cercare un testimone”, racconta.
La giovane fotoreporter Fatma si è rivelata la voce ideale per raccontare questa storia. “Alla prima conversazione con Fatma ho capito che il film sarebbe stato lei”, ricorda Farsi. Le videochiamate tra le due donne hanno catturato non solo la brutalità della guerra, ma anche la resilienza e la speranza di un popolo sotto attacco. “Avevo sempre la paura che ogni conversazione potesse essere l’ultima”, spiega la cineasta. La loro comunicazione era costante, alimentata dal desiderio di sapere se Fatma stesse bene. “Il suo sorriso era una maniera per lei di accogliere la vita, di resistere”, nota Farsi, descrivendo come le emozioni di Fatma si riflettessero nella loro interazione.
Le parole di Fatma, pronunciate con una sorprendente semplicità, risuonano come un inno di resistenza: “Essere palestinese significa esserne fiera”, ha dichiarato, esprimendo la determinazione del suo popolo a non arrendersi, nonostante le avversità. Queste affermazioni forti rappresentano un messaggio potente e significativo, che Farsi si impegna a trasmettere attraverso il suo lavoro. “Le sue parole sono così forti e importanti”, conclude Farsi, “e rimarranno con me per sempre”.
Il documentario di Farsi, in arrivo nelle sale italiane il 27 novembre con distribuzione di Wanted Cinema, non è solo un’opera cinematografica ma anche un atto di testimonianza e di giustizia. La storia di Fatma e la lotta del popolo palestinese continuano a trovare voce, nonostante i tentativi di silenziarli. Attraverso il suo film, Farsi spera di accendere i riflettori su una realtà troppo spesso ignorata, invitando il pubblico a riflettere su ciò che significa vivere sotto la costante minaccia della violenza.