Cammelli scolpiti nella roccia: antichi segnali d’acqua nel deserto

Cammelli scolpiti nella roccia: antichi segnali d'acqua nel deserto

Cammelli scolpiti nella roccia: antichi segnali d'acqua nel deserto

Giada Liguori

Ottobre 17, 2025

Recenti scoperte archeologiche in Arabia Saudita hanno rivelato un affascinante patrimonio di incisioni rupestri risalenti a circa 12.000 anni fa, raffiguranti cammelli, stambecchi, gazzelle e uri. Queste opere d’arte, rinvenute in tre aree precedentemente inesplorate lungo il margine meridionale del deserto del Nefud, si presentano come antichi segnali stradali che guidavano le comunità nomadi verso fonti d’acqua nel deserto. Lo studio, condotto nell’ambito del progetto Green Arabia, è pubblicato sulla rivista Nature Communications ed è stato realizzato da un team internazionale di archeologi, guidato dal ministero della Cultura saudita e comprendente esperti dell’Istituto Max Planck di Geoantropologia, della King Abdullah University of Science and Technology, dell’University College di Londra e della Griffith University in Australia.

Incisioni rupestri e la loro importanza

Le incisioni, che includono ben 130 figure, sono state trovate in siti come Jebel Arnaan, Jebel Mleiha e Jebel Misma. Le raffigurazioni, alcune delle quali lunghe fino a tre metri e alte oltre due, sono state scolpite su pareti rocciose imponenti, che raggiungono altezze di 39 metri. La loro posizione strategica rende queste opere non solo un importante documento artistico, ma anche un indicatore visivo significativo per le popolazioni che abitavano queste terre in epoche remote.

Gli archeologi stimano che queste incisioni siano state realizzate tra 12.800 e 11.400 anni fa, un periodo che corrisponde a un cambiamento climatico cruciale nella regione. Dopo un lungo periodo di aridità, i bacini idrici stagionali cominciarono a riemergere, favorendo la diffusione di gruppi umani nell’entroterra desertico. Queste fonti d’acqua, confermate dall’analisi dei sedimenti, rappresentavano un’importante risorsa per le comunità nomadi, che si spostavano alla ricerca di condizioni di vita più favorevoli. Le incisioni rupestri, quindi, non solo raccontano la fauna dell’epoca, ma fungono anche da mappa per la sopravvivenza.

Riflessioni sulla vita delle comunità nomadi

La scoperta di queste incisioni ha sollevato interrogativi sulla vita quotidiana delle prime comunità desertiche e sulla loro capacità di adattamento a un ambiente così ostile. Michael Petraglia, responsabile del progetto Green Arabia, ha sottolineato l’importanza di questi ritrovamenti nell’ambito della documentazione archeologica dell’Arabia settentrionale, affermando che essi “colmano una lacuna critica” e gettano luce sulla resilienza e sull’innovazione delle prime popolazioni che abitavano il deserto.

Le incisioni rupestri sono una forma d’arte antica che ha affascinato gli studiosi per secoli. Esse non solo rappresentano un importante patrimonio culturale, ma offrono anche chiavi di lettura delle dinamiche sociali e ambientali dei popoli antichi. In questo caso specifico, le raffigurazioni di cammelli e altre specie animali suggeriscono che questi animali avessero un ruolo fondamentale nella vita quotidiana delle popolazioni nomadi, probabilmente utilizzati per il trasporto e come fonte di cibo e materiali.

La funzione pratica delle incisioni

L’importanza delle fonti d’acqua nel deserto non può essere sottovalutata. In un ambiente in cui la scarsità di risorse è una costante, la capacità di individuare e sfruttare le risorse idriche rappresentava un vantaggio cruciale per la sopravvivenza. Le incisioni, quindi, potrebbero aver avuto una funzione pratica oltre a quella artistica, fungendo da segnaletica per chi attraversava queste terre ostili. Questo aspetto pratico delle incisioni rupestri potrebbe suggerire un livello di organizzazione sociale e comunicazione tra i diversi gruppi nomadi, che si scambiavano informazioni vitali per la loro esistenza.

Inoltre, la scoperta di queste incisioni offre uno spunto interessante per il dibattito sulla mobilità delle popolazioni preistoriche. Le evidenze archeologiche suggeriscono che i gruppi umani si spostavano in base alla disponibilità di risorse, e le incisioni possono essere viste come una testimonianza di questo comportamento. La capacità di adattarsi e di muoversi in un ambiente così difficile è un segno della resilienza umana e della capacità di affrontare le sfide del cambiamento ambientale.

La ricerca nel deserto del Nefud non si limita solo a queste incisioni. Gli archeologi continuano a scavare e a studiare la regione, alla ricerca di ulteriori indizi sulla vita delle popolazioni antiche. Con il supporto del ministero della Cultura saudita e la collaborazione di istituzioni internazionali, il progetto Green Arabia rappresenta un passo significativo verso la comprensione della preistoria araba e delle dinamiche che hanno influenzato le prime comunità umane. Questo tipo di ricerca non solo arricchisce la nostra conoscenza del passato, ma offre anche spunti per riflettere sulle sfide attuali legate alla gestione delle risorse naturali e alla sostenibilità in ambienti aridi.