L’ultima chat di Pamela Genini: paura e segnalazioni ignorate prima della tragedia

L'ultima chat di Pamela Genini: paura e segnalazioni ignorate prima della tragedia

L'ultima chat di Pamela Genini: paura e segnalazioni ignorate prima della tragedia

Matteo Rigamonti

Ottobre 18, 2025

La tragica fine di Pamela Genini, una giovane modella di 29 anni, ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana. La sua vita è stata spezzata in un drammatico episodio di violenza, culminato in un omicidio avvenuto il 21 ottobre 2023 a Milano. La sequenza degli eventi che hanno portato alla sua morte è inquietante e mette in luce le gravi lacune del sistema di protezione per le vittime di stalking.

L’ultimo messaggio di aiuto

Nei minuti precedenti all’omicidio, Pamela ha cercato disperatamente aiuto contattando il suo ex fidanzato, Francesco Dolci. Le chat tra loro, ora parte integrante dell’inchiesta condotta dalla Polizia e coordinata dalla pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunta Letizia Mannella, rivelano la paura e la vulnerabilità di Pamela. “Non so che fare, ho paura”, scriveva in uno stato di crescente ansia mentre Gianluca Soncin, il suo aggressore, era già all’interno della sua abitazione.

Le comunicazioni di Pamela iniziano intorno alle 21.35, momento in cui Soncin, ex compagno della giovane, è entrato in casa sua utilizzando delle chiavi duplicate. La ragazza, consapevole del grave pericolo che stava correndo, si è trovata costretta a inviare messaggi concitati all’ex, chiedendo aiuto e suggerendo di contattare le forze dell’ordine.

  1. Chiama la polizia”, scrive.
  2. “Non devono suonare, capito?”, teme che il rumore possa allertare Soncin.

La tensione cresce man mano che i minuti passano. Alle 21.39, Pamela scrive: “Teso, non so che fare, sono spaventata”. In quel momento, Dolci ha già contattato la polizia, che sta cercando di mettersi in contatto con la ragazza. Ma Pamela non riesce a rispondere. I messaggi si susseguono, e il tono diventa sempre più disperato. “Questo è matto completamente, non so che fare”, scrive alle 21.51, esprimendo la sua paura e la percezione di trovarsi in una situazione senza via d’uscita.

Le conseguenze della violenza

Purtroppo, nonostante gli sforzi di Dolci e l’allerta delle forze dell’ordine, quando questi arrivano sul posto, Pamela è già stata uccisa. Le indagini hanno portato all’arresto di Gianluca Soncin, accusato di omicidio volontario con cinque aggravanti: premeditazione, stalking, crudeltà, futili motivi e relazione affettiva. La gravità della situazione di Pamela era già emersa in precedenti segnalazioni alla polizia, ma le sue richieste di aiuto non erano state sufficienti per attivare le misure di protezione necessarie.

Un problema sistemico

La vicenda di Pamela Genini si inserisce in un contesto più ampio di violenza di genere in Italia. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, nel 2022 sono stati denunciati oltre 200.000 reati contro le donne, con un numero significativo di omicidi legati a relazioni affettive. La legge italiana prevede misure di protezione per le vittime di stalking, ma il caso di Pamela dimostra come, in alcune circostanze, queste misure possano risultare inadeguate o inefficaci.

Il caso ha riacceso il dibattito sulla necessità di una maggiore sensibilizzazione e formazione delle forze dell’ordine per affrontare il fenomeno della violenza di genere. Si è discusso anche dell’importanza di ascoltare e credere alle testimonianze delle vittime, che spesso si trovano in una posizione vulnerabile e hanno bisogno di supporto immediato.

In questo contesto, è fondamentale che la società si unisca per creare un ambiente più sicuro per le donne, dove possano sentirsi protette e ascoltate. Le istituzioni devono garantire che le segnalazioni di stalking e violenza non vengano sottovalutate e che vengano attuate tutte le misure necessarie per proteggere le vittime.

La storia di Pamela Genini è tragica e rappresenta una chiamata all’azione per tutti noi. Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a tali ingiustizie. Ogni donna ha il diritto di vivere senza paura, e la società deve unirsi per garantire che questo diritto venga rispettato. La memoria di Pamela deve servire come monito affinché non si ripetano simili tragedie e affinché si lavori insieme per un futuro più sicuro e giusto per tutte le donne.