Manovra in fermento: le banche sotto i riflettori mentre la Lega affila le armi

Manovra in fermento: le banche sotto i riflettori mentre la Lega affila le armi

Manovra in fermento: le banche sotto i riflettori mentre la Lega affila le armi

Giada Liguori

Ottobre 19, 2025

L’accordo politico per la manovra finanziaria è stato finalmente raggiunto, ma i dettagli riguardanti il contributo delle banche continuano a essere oggetto di discussione. I contatti tra le istituzioni e gli istituti di credito si stanno intensificando e proseguiranno per tutto il weekend, con l’obiettivo di chiarire l’impatto economico delle nuove misure, che dovrebbero entrare in vigore con l’approvazione del disegno di legge di bilancio. Le banche attendono con trepidazione il testo definitivo del provvedimento, previsto per essere presentato alle Camere lunedì 20 novembre. Tuttavia, non è escluso che potrebbero servire ulteriori giorni per la sua approvazione, data la complessità del passaggio parlamentare e il carico di emendamenti.

La posizione della Lega e il contributo delle banche

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha alzato la voce contro le grandi banche, definendo “incredibile” il loro lamento riguardo a un contributo che considera “doveroso e ragionevole”. Salvini ha sottolineato che questi fondi andranno a rafforzare la sanità e a sostenere la pace fiscale, due temi di grande rilevanza per l’attuale governo. La Lega si sta posizionando come il partito che tutela gli interessi dei cittadini e delle famiglie in un momento di crisi economica e sociale.

Dettagli della manovra finanziaria

La manovra, con un valore stimato di 18,7 miliardi di euro, si concentrerà su misure per il sostegno alle famiglie, la natalità, la riduzione delle tasse, e il sostegno alle imprese e alla sanità. La premier Giorgia Meloni ha ribadito, attraverso i social, l’intenzione del governo di concentrare le risorse su ciò che conta davvero per gli italiani, mantenendo una rotta di responsabilità finanziaria. Tuttavia, le misure attese non mancano di suscitare polemiche, specialmente quelle relative alla tassazione dei redditi elevati.

Tra le novità più discusse ci sono:

  1. Aumento della flat tax per i super-ricchi che stabiliscono la loro residenza in Italia: la soglia di reddito tassabile passerà da 200.000 a 300.000 euro.
  2. Raddoppio della tassazione per i familiari dei super-ricchi, passando da 25.000 a 50.000 euro.

Queste misure, sebbene possano sembrare onerose, sono state accolte da alcuni come una necessità per garantire maggiori entrate fiscali.

Critiche e preoccupazioni

Non tutte le proposte del governo sono state accolte con favore. La detassazione degli aumenti contrattuali è finita nel mirino della Cgil, che ha criticato il fatto che il governo abbia “limitato fortemente” questa misura, restringendola ai redditi sotto i 28.000 euro. Questa scelta ha suscitato preoccupazioni, poiché un lavoratore con un reddito lordo di 30.000 euro annui vedrebbe la propria riduzione fiscale ridursi a una cifra irrisoria, pari a soli 3 euro al mese. Il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, ha evidenziato come il “fiscal drag” abbia sottratto 25 miliardi di euro a lavoratori e pensionati nel periodo compreso tra il 2022 e il 2024, sottolineando l’importanza di rivedere le politiche fiscali attuali.

In merito al contributo delle banche, attualmente si stanno limando i dettagli relativi a un mix di interventi che includono sia misure congiunturali che strutturali. I rappresentanti del settore bancario stanno cercando di ottenere chiarimenti sulle nuove misure, preoccupati per potenziali effetti indiretti o distorsioni economiche. Un aspetto controverso è il meccanismo che prevede la riduzione dell’aliquota dal 40% al 27,5% per svincolare i profitti messi a riserva nel 2023. Questo intervento, che dovrebbe generare circa 1,7 miliardi di euro, è considerato volontario, ma con un avvertimento: chi non ne approfitta subito vedrà l’aliquota risalire progressivamente fino al 40% entro il 2029.

Il clima all’interno del settore bancario è teso, poiché i grandi istituti sembrano aver accettato di non resistere alle richieste del governo, soprattutto dopo il ringraziamento pubblico ricevuto dalla premier Meloni. Tuttavia, le banche medio-piccole potrebbero essere quelle a risentire maggiormente delle nuove misure. Carlo Cimbri, presidente del gruppo Unipol e UnipolSai Assicurazioni, ha espresso una posizione più aperta, affermando che se le richieste del governo sono equilibrate, il settore finanziario dovrà contribuire in modo significativo alla manovra.

Mentre i negoziati continuano e il governo cerca di trovare un equilibrio tra le esigenze fiscali e il sostegno economico, resta da vedere come le banche risponderanno alle nuove disposizioni e quali saranno le ripercussioni sull’intera economia italiana.