Pigozzi: il genio dietro ai selfie e il nuovo Zelig di I am curious Johnny

Pigozzi: il genio dietro ai selfie e il nuovo Zelig di I am curious Johnny

Pigozzi: il genio dietro ai selfie e il nuovo Zelig di I am curious Johnny

Giada Liguori

Ottobre 20, 2025

In un’epoca in cui la cultura visiva è dominata dai selfie e dai social media, il documentario “I am curious Johnny” offre uno sguardo affascinante e personale sulla vita di Jean “Johnny” Pigozzi, un uomo che potrebbe essere considerato il ‘papà’ dei selfie. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il film, diretto dal regista britannico Julien Temple, esplora non solo la vita di Pigozzi, ma anche il suo legame intrinseco con il jet-set internazionale e il mondo della fotografia.

un’introduzione unica alla vita di Pigozzi

Il documentario si apre con una scena intrigante: una cinquantina di amici, tra cui nomi illustri come Diane Von Furstenberg, Michael Douglas, Mick Jagger e Martha Stewart, si ritrovano in una chiamata Zoom. In questo contesto virtuale, Pigozzi racconta la sua vita quotidiana da miliardario, spaziando tra diverse residenze e continenti. L’aspetto più sorprendente è la presenza di dialoghi con le versioni in intelligenza artificiale di se stesso da bambino e con suo padre, Enrico Teodoro Pigozzi, un magnate piemontese che ha fondato la casa automobilistica francese Simca. Questi elementi non solo arricchiscono la narrazione, ma offrono anche uno spaccato della complessità della sua vita e della sua eredità familiare.

un percorso tra successi e sfide

Nato nel 1952 in Francia, Pigozzi ha trascorso parte della sua giovinezza negli Stati Uniti, dove ha studiato ad Harvard. Nonostante il suo sogno di farsi strada a Hollywood non si sia mai realizzato del tutto, è riuscito a diventare una figura iconica nel mondo del jet-set, frequentando luoghi leggendari come lo Studio 54 di New York e la sua villa sulla Costa Azzurra, un ritrovo per celebrità durante il Festival di Cannes. “Spero che il film sia divertente”, afferma Pigozzi, “ma non posso dire che mi abbia fatto scoprire cose fantastiche su me stesso”.

Il documentario non si limita a dipingere un ritratto superficiale di una vita di lusso; affronta anche capitoli dolorosi della sua esistenza, come gli anni di collegio in Francia e il complicato rapporto con i genitori. Tuttavia, emerge un forte amore per la vita, un entusiasmo per il cinema, l’arte e la natura, accompagnato da un certo rimpianto per relazioni passate e un presente che spesso si sente vuoto, circondato da magioni troppo grandi. “Johnny è un uomo molto amabile”, commenta il produttore Jeremy Thomas, “ma questa non è un’agiografia; è una sorta di film indipendente realizzato senza alcuna influenza da parte sua”.

l’arte della fotografia e l’eredità di Pigozzi

Pigozzi è particolarmente noto nel mondo della fotografia per il suo approccio pionieristico. Negli anni ’60, ha iniziato a scattare foto di sé stesso in bianco e nero insieme a celebrità, creando così un archivio vasto e prezioso che ha dato vita a numerosi libri. Temple paragona Pigozzi a Zelig, il personaggio di Woody Allen che si adatta a qualsiasi situazione sociale, sottolineando come ogni personaggio famoso sembri aver incrociato la sua strada, nonostante molti non sappiano chi sia realmente. “Il film spero faccia luce su di lui, perché merita di essere conosciuto”, afferma Temple, mentre il pubblico si prepara a scoprire le sfaccettature di questo personaggio così eclettico.

Un altro aspetto interessante della vita di Pigozzi è il suo attuale soggiorno a Roma, dove vive da due anni. “Sto scoprendo questa città incredibile”, racconta. “Quando sono andato in banca per aprire un conto corrente, la signora mi ha chiesto che lavoro facessi… Io ho risposto fotografo, investitore in aziende high-tech, collezionista… lei mi ha fermato dicendo ‘a Roma si dice ‘pensionato’. E Roma è bella per fare il pensionato'”. Una frase che racchiude l’essenza della vita di Pigozzi, fatta di ironia e autoironia, ma anche di una profonda riflessione sulla propria esistenza.

una riflessione profonda sulla vita

Nel documentario, oltre ai momenti di celebrazione, ci sono anche sprazzi di vulnerabilità. Pigozzi, nonostante il suo status e il suo stile di vita invidiabile, non è esente da paure e insicurezze. “Il passato non puoi cambiarlo, e a me non interessa. Voglio solo pensare al futuro, alle cose più interessanti e creative dell’uomo”, dichiara, evidenziando un atteggiamento positivo verso la vita e una continua ricerca di significato.

In sintesi, “I am curious Johnny” non è solo un tributo a un uomo che ha vissuto in mezzo a icone e leggende, ma anche una riflessione profonda sulla ricerca di identità e sul valore delle relazioni umane. La vita di Pigozzi, con i suoi alti e bassi, è una storia che merita di essere raccontata e conosciuta, un viaggio che continua a sorprendere e affascinare.