Il genio della geometria: il varietà innovativo di Antonello Falqui

Il genio della geometria: il varietà innovativo di Antonello Falqui

Il genio della geometria: il varietà innovativo di Antonello Falqui

Giada Liguori

Ottobre 21, 2025

La geometria, l’ordine, il minimalismo, il perfezionismo e il genio si intrecciano in un racconto affascinante: quello di Antonello Falqui, un maestro del varietà televisivo italiano. Il documentario “Le mille luci”, realizzato da Fabrizio Corallo, è un tributo alla vita e alla carriera di Falqui, presentato alla Festa del Cinema di Roma e in programma su Rai 3 il 7 novembre, in concomitanza con il centenario della sua nascita. Un’opera da non perdere, non solo per gli appassionati della televisione, ma per chiunque voglia scoprire come il varietà possa essere considerato una forma d’arte.

Falqui, nato a Roma il 6 novembre 1925, ha segnato un’epoca con la sua visione innovativa e il suo approccio artistico. Figlio del critico e scrittore Enrico Falqui, Antonello è cresciuto in un ambiente che stimolava la cultura e la creatività. La sua carriera decollò con “Il Musichiere”, un programma di successo condotto da Mario Riva, trasmesso dal 1957 al 1960. Questo show non solo ha dato popolarità a Falqui, ma ha anche contribuito a definire il concetto di varietà in televisione, facendo sì che il pubblico si riunisse attorno a un apparecchio televisivo, creando un’esperienza collettiva unica.

I programmi iconici di Falqui

Nel corso della sua carriera, Falqui ha firmato alcuni dei programmi più iconici della storia della Rai, come:

  1. Studio Uno
  2. Canzonissima
  3. Milleluci

Queste trasmissioni, riviste oggi, rivelano un’eccezionalità che va oltre il semplice intrattenimento. Esse rappresentano un perfetto equilibrio tra eleganza, ritmo e qualità, elementi che Falqui sapeva orchestrare con maestria. La sua capacità di combinare musica, danza e spettacolo in un formato televisivo ha rivoluzionato il modo in cui il pubblico percepiva il varietà.

Il documentario “Le mille luci” si avvale di un ricco materiale d’archivio delle Teche Rai e di Luce Cinecittà, offrendo uno sguardo approfondito sulla vita di Falqui. Le testimonianze di amici e colleghi come Gianni Morandi, Christian De Sica, Carlo Verdone e Renzo Arbore arricchiscono ulteriormente il racconto, dipingendo un ritratto intimo e affettuoso di un uomo che ha dedicato la sua vita all’arte e alla cultura. Le parole di queste icone del mondo dello spettacolo testimoniano l’impatto significativo che Falqui ha avuto su generazioni di artisti e spettatori.

L’adattamento del varietà ai cambiamenti culturali

Un aspetto interessante da notare è come Falqui abbia saputo adattare il varietà ai cambiamenti sociali e culturali dell’epoca, mantenendo sempre un occhio attento all’estetica e alla qualità. Il suo approccio minimalista, che si riflette nella semplicità delle scenografie e nella cura dei dettagli, ha permesso ai contenuti di emergere senza distrazioni, creando un’atmosfera di pura magia televisiva. Questo è particolarmente evidente in “Milleluci”, dove la combinazione di luci, suoni e performance artistiche si tramuta in un’esperienza visiva e sensoriale unica.

Il documentario di Corallo non è solo un omaggio a Falqui, ma anche una riflessione su un’epoca in cui la televisione era un’importante forma di intrattenimento e cultura. Negli anni ’60 e ’70, i programmi di varietà erano una vera e propria istituzione, capaci di unire il paese davanti a uno schermo. In questo contesto, il lavoro di Falqui si erge come un esempio di come l’arte possa influenzare la società, creando momenti di condivisione e di gioia collettiva.

Le sfide della carriera di Falqui

La carriera di Antonello Falqui non è stata priva di sfide. Come molti artisti, ha dovuto confrontarsi con le pressioni dell’industria, le aspettative del pubblico e le dinamiche interne della Rai. Tuttavia, la sua determinazione e la sua visione lo hanno sempre spinto a cercare nuove forme di espressione e innovazione. La sua abilità nel lavorare con artisti di diversa estrazione, dal canto alla danza, ha contribuito a creare un linguaggio unico che ha fatto la storia della televisione italiana.

“Le mille luci” rappresenta quindi non solo un tributo alla figura di Antonello Falqui, ma anche un’importante riflessione su come il varietà possa fungere da specchio della società. In un momento in cui la televisione vive una trasformazione radicale, è fondamentale ricordare l’eredità di chi ha saputo creare arte in un formato accessibile a tutti.

Infine, il documentario si propone di far riflettere sul futuro del varietà, ponendo domande su come questa forma d’arte possa evolversi in un’epoca segnata dalla digitalizzazione e dai nuovi media. La visione di Falqui continua a ispirare artisti e spettatori, dimostrando che, nonostante i cambiamenti, l’arte e la cultura rimangono elementi fondamentali nella vita di ogni individuo.