Vincenzo Salemme è un nome che evoca immediatamente il teatro italiano e la sua straordinaria tradizione. La sua carriera è stata segnata da un incontro che ha cambiato il corso della sua vita artistica. Era il 1977 quando il giovane Salemme, appena ventenne, si trovava nel mitico Studio 5 di Cinecittà, accompagnato dall’attore Sergio Solli, un grande esponente del teatro napoletano. Sul set, il leggendario Eduardo De Filippo stava preparando la trasposizione televisiva di uno dei suoi capolavori: “Natale in casa Cupiello”.
Salemme ricorda quel giorno con grande affetto: “Arrivò vestito da ‘Natale’, con lo scialle color vinaccia pallido, un camicione da notte e i mutandoni che finivano dentro i calzettoni di lana. Sapeva di borotalco”. Questo ricordo non è solo un aneddoto, ma rappresenta l’essenza di un’epoca e di un maestro che ha lasciato un segno indelebile nella storia del teatro italiano. In quell’occasione, Solli chiese a Eduardo se potesse fargli fare una comparsa. Notando il giovane di Bacoli, così esile, Eduardo pensò che stesse facendo la fame. Così, in un gesto di generosità, decise di fargli dire una battuta, permettendogli di guadagnare di più. Questo fu l’inizio di una carriera che avrebbe portato Salemme a diventare uno dei re dei botteghini.
La collaborazione con Eduardo
La collaborazione tra Salemme e Eduardo non si limitò a quel primo incontro. Salemme divenne parte della Compagnia di Eduardo fino alla sua morte nel 1984, partecipando a spettacoli e trasposizioni Rai di opere come:
- Il cilindro
- Il contratto
- Il sindaco del rione Sanità
La sua carriera non si fermò qui; continuò a lavorare a fianco del figlio di Eduardo, Luca De Filippo, mantenendo viva la tradizione e l’eredità del grande maestro.
Il ritorno di “Natale in casa Cupiello”
Oggi, a distanza di mezzo secolo da quel fatidico incontro, Salemme ha deciso di riportare “Natale in casa Cupiello” a teatro, reinterpretando il ruolo del patriarca Luca Cupiello in una tournée di grande successo. Questa nuova versione ha saputo catturare l’essenza del personaggio, una figura paterna profondamente legata alla tradizione del presepio, un amore quasi ossessivo che segna il suo rapporto con la famiglia.
Il progetto di Salemme non si è fermato al palcoscenico. È approdato anche al grande schermo con il documentario “La commedia non esiste – Salemme prova Eduardo”, diretto da Raffaele Rago e prodotto da Valeria Esposito per Chi è di scena. Questo film, che sarà presentato in anteprima il 20 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, non è semplicemente una ripresa della commedia, ma un racconto profondo di ciò che avviene dietro le quinte, durante le prove.
L’essenza del teatro
Rago spiega che l’intento del documentario è di “raccontare l’essenza stessa del teatro come rito collettivo, fragile e irripetibile”. Il film segue Salemme mentre si confronta con “Natale in casa Cupiello”, offrendo uno sguardo privilegiato su un artista che cerca di trovare un equilibrio tra:
- Fedeltà al testo
- Libertà interpretativa
- Memoria e una nuova vita per il dramma
Salemme stesso funge da filo conduttore del film, non solo come attore e regista, ma anche come voce riflessiva che guida lo spettatore nel processo creativo. “Non volevo rifare ‘Natale in casa Cupiello’ così come l’abbiamo conosciuta – afferma nel documentario -. Ho cercato di rileggerla come un testo vivo e ancora attuale. È anche un modo per rendere omaggio a Eduardo, a Luca e al ragazzo che ero”.
La commedia, scritta da Eduardo nel 1931 e resa immortale nella versione televisiva del 1977 con Pupella Maggio, rappresenta per Salemme “la commedia per eccellenza”, un’opera che riesce a coniugare il divertimento con una profonda malinconia. Descritta come “la più bella, amara, divertente, sentimentale, intensa, malinconica, festosa e struggente della storia”, “Natale in casa Cupiello” continua a vivere nel cuore degli italiani.
Per sessanta minuti, il documentario offre al pubblico un accesso privilegiato alle prove, cogliendo sguardi, esitazioni e la fatica condivisa della compagnia, che comprende attori come Antonella Cioli, Antonio Guerriero, Franco Pinelli e Vincenzo Borrino. Rago, con uno sguardo attento e discreto, osserva senza intervenire, permettendo al teatro di rivelarsi in tutta la sua bellezza, tra un errore, una pausa e una risata.
In questo modo, la celebre domanda “Te piace ‘o presepio?” torna a vivere, portando con sé l’affetto e l’ironia di Salemme, in un omaggio sincero al mestiere dell’attore e al significato più profondo del teatro, un’arte che inizia molto prima del sipario e non finisce con l’applauso.