Tony La Piccirella, attivista barese e membro della Global Sumud Flotilla, ha recentemente sporto denuncia contro le autorità israeliane per presunti atti di tortura subiti durante il suo arresto avvenuto in acque internazionali. La denuncia è stata presentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini alla Procura di Roma, che si occupa dei reati commessi contro cittadini italiani all’estero. L’atto legale pone l’accento su una serie di violazioni dei diritti umani che avrebbero interessato circa 300 attivisti, tra cui La Piccirella, durante la missione di solidarietà per la Palestina.
obiettivi della global sumud flotilla
L’operazione della Global Sumud Flotilla è stata organizzata con l’intento di rompere il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza, portando aiuti umanitari e sensibilizzando l’opinione pubblica sulla situazione dei palestinesi. Tuttavia, le autorità israeliane hanno intercettato le imbarcazioni, procedendo a un abbordaggio che ha portato all’arresto e al trasferimento degli attivisti nel porto di Ashdod.
le condizioni di detenzione degli attivisti
Secondo la denuncia, durante il fermo, i militari israeliani avrebbero proceduto all’identificazione degli attivisti, privandoli di tutti gli effetti personali e sottoponendoli a violenze fisiche. Alcuni di loro, come riportato nel documento legale, avrebbero subito lesioni, con il caso di un attivista che ha riportato la rottura di un braccio. La Piccirella ha descritto scene di terrore, con i militari che ammanettavano gli attivisti con fascette di plastica in modo molto stretto, costringendoli a rimanere in posizioni scomode e umilianti.
Le modalità di detenzione degli attivisti sono state ulteriormente denunciate da La Piccirella, il quale ha raccontato di essere stato rinchiuso in una cella di 12 metri quadrati insieme ad altre 12 persone. In questa angusta prigione, solo tre letti a castello erano disponibili per un totale di sei posti, costringendo la metà degli arrestati a dormire sul pavimento. Le condizioni igienico-sanitarie erano deplorevoli, con l’unico accesso all’acqua proveniente da un rubinetto del bagno che forniva un liquido opaco e con un sapore rancido.
la denuncia sul cibo e le reazioni politiche
Particolarmente inquietante è la denuncia riguardante il cibo fornito agli attivisti. La Piccirella ha riferito di aver trovato scaglie di metallo nel pane ricevuto, un fatto che solleva interrogativi non solo sulla qualità ma anche sulla sicurezza alimentare durante la detenzione. Questa situazione ha generato tra gli attivisti una costante sensazione di stordimento e confusione, tanto che alcuni hanno ipotizzato che il cibo e l’acqua avessero potuto contenere sostanze nocive.
La denuncia di Tony La Piccirella non è isolata, ma arriva in un momento in cui le tensioni tra Italia e Israele sono nuovamente al centro del dibattito pubblico. Pochi giorni prima, il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, aveva espresso preoccupazione per le azioni israeliane, definendole “criminali” nei confronti dei cittadini italiani e pugliesi coinvolti nella flottiglia. Le affermazioni di Emiliano hanno suscitato un acceso dibattito politico, con diversi esponenti che chiedono una maggiore attenzione e protezione da parte del governo italiano per i propri cittadini all’estero.
Nella sua denuncia, l’avvocato Rossi Albertini ha chiesto anche di indagare sulle eventuali responsabilità del governo italiano. Secondo quanto riportato, il governo avrebbe l’obbligo giuridico di proteggere i suoi cittadini, in particolare in contesti così delicati. Dopo che nei mesi precedenti si erano verificati attacchi aerei a sud di Creta e a Tunisi, il governo aveva inviato una fregata per garantire la protezione delle imbarcazioni italiane. Tuttavia, nonostante fosse noto che le navi della flottiglia si trovassero a 70-80 miglia dalla costa israeliana, il governo italiano non avrebbe attuato misure di protezione adeguate.
La denuncia di La Piccirella, quindi, non solo solleva interrogativi sulle pratiche delle autorità israeliane durante il fermo degli attivisti, ma pone anche in discussione il ruolo e le responsabilità del governo italiano nel garantire la sicurezza dei suoi cittadini all’estero. Questo caso potrebbe avere ripercussioni significative sia sul piano diplomatico che su quello giuridico, aprendo la strada a un possibile dibattito su come l’Italia affronti situazioni simili in futuro.
In un contesto internazionale sempre più complesso, la questione dei diritti umani e la protezione degli attivisti diventano temi centrali nel dibattito pubblico e politico. La denuncia di La Piccirella e le reazioni che ne sono scaturite potrebbero rappresentare un punto di svolta nell’opinione pubblica italiana riguardo al conflitto israelo-palestinese e alle politiche estere del nostro Paese.