Caso Venditti: Brescia in allerta per il nuovo sequestro di pc e tablet

Caso Venditti: Brescia in allerta per il nuovo sequestro di pc e tablet

Caso Venditti: Brescia in allerta per il nuovo sequestro di pc e tablet

Matteo Rigamonti

Ottobre 22, 2025

Il caso che coinvolge l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, continua a suscitare forte preoccupazione e interesse. Recentemente, è stato disposto un nuovo sequestro di computer e tablet appartenenti a Venditti, nonostante il Tribunale del Riesame avesse già ordinato la loro restituzione. La Procura di Brescia ha deciso di intervenire prontamente, sottolineando la necessità di tutelare le prove nel contesto di un’inchiesta più ampia che coinvolge presunti anni di malaffare all’interno della Procura di Pavia.

Le accuse e il contesto dell’indagine

Il nuovo sequestro non è direttamente legato all’indagine sul delitto di Garlasco, per il quale Venditti è accusato di corruzione in atti giudiziari, ma si inserisce in una cornice più complessa. L’inchiesta bresciana ha messo sotto la lente d’ingrandimento le pratiche corruttive e il peculato che avrebbero caratterizzato la gestione di Venditti e del suo stretto collaboratore, il pubblico ministero Paolo Mazza. Le prime segnalazioni sono arrivate dal nuovo capo della Procura di Pavia, Fabio Napoleone, che ha sollevato il velo su un presunto “Sistema Pavia” che avrebbe operato per anni, influenzando decisioni giudiziarie e favorendo determinati gruppi di interesse a discapito della legalità.

La preoccupazione per la cancellazione dei dati

Gli investigatori bresciani hanno giustificato il sequestro d’urgenza con il timore che Venditti potesse cancellare dati rilevanti. Infatti, l’ex procuratore ha rifiutato di fornire le password per accedere ai suoi dispositivi, affermando che le avrebbe comunicate solo se fosse stata garantita la tutela dei file relativi esclusivamente al caso di Garlasco. Questa posizione ha sollevato nuovi sospetti, suggerendo che potrebbe nascondere prove preziose riguardanti i suoi rapporti con figure politiche e imprenditoriali di spicco. La Procura teme che all’interno dei dispositivi ci siano informazioni cruciali per comprendere la rete di relazioni e le dinamiche di potere che hanno caratterizzato gli anni di Venditti alla guida dell’ufficio giudiziario pavese.

Le indagini sul Policlinico San Matteo

L’inchiesta ha messo in luce un sistema di potere operante per oltre un decennio, con indagini mirate non solo all’azione giudiziaria, ma anche all’eliminazione di avversari e alla protezione di soggetti considerati “amici”. Il procuratore di Brescia, Francesco Prete, insieme alla pm Claudia Moregola, ha esaminato diversi fascicoli “anomali” segnalati dalla Guardia di finanza, tra cui un’inchiesta che ha coinvolto i vertici del Policlinico San Matteo di Pavia. Questa indagine ha visto come protagonisti Alessandro Venturi, presidente dell’ospedale, e Carlo Nicora, direttore generale, entrambi iscritti nel registro degli indagati da Venditti stesso nel 2020.

Le accuse nei confronti di Venturi e Nicora si concentrano su presunti illeciti legati agli appalti e alla gestione delle risorse dell’ospedale. Secondo gli inquirenti, l’indagine avrebbe avuto il fine di riportare sotto il controllo del “Sistema Pavia” gli appalti del Policlinico. La questione ha sollevato interrogativi e preoccupazioni, tanto che sia Venturi sia il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, sono stati ascoltati come testimoni. Fontana ha sottolineato l’importanza del segreto d’ufficio, evitando di rilasciare ulteriori commenti sulla vicenda.

I legami tra politica e affari

Un aspetto critico dell’indagine riguarda la mensa del San Matteo, da cui è scaturita una gara d’appalto vinta dai fratelli Massimiliano e William Fabbro. Questi imprenditori sono ritenuti vicini a figure di spicco delle forze dell’ordine, come il generale Oreste Liporace, già arrestato per corruzione, e il colonnello Maurizio Pappalardo, amico personale di Venditti e anch’egli coinvolto in indagini successive. Questi legami sollevano interrogativi sull’adeguatezza delle procedure di appalto e sulla trasparenza della gestione delle risorse pubbliche.

Le prossime fasi dell’inchiesta

Attualmente, gli specialisti informatici della Guardia di finanza stanno lavorando per superare i sistemi di sicurezza dei dispositivi sequestrati, nella speranza di accedere a dati interni che potrebbero rivelare ulteriori dettagli sulla rete di relazioni che ruotava attorno a Venditti. La raccolta di chat, contatti e documenti presenti su computer e telefoni potrebbe risultare decisiva per ricostruire i legami tra magistratura, politica e affari, gettando nuova luce su un sistema che, secondo le accuse, ha operato al di fuori delle regole per anni. Mentre l’inchiesta si sviluppa, cresce l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica, desiderosa di capire fino a che punto si sia spinta la corruzione nel sistema giudiziario italiano.