Familiari delle vittime di Castel d’Azzano chiedono verità sul blitz: cosa è andato storto?

Familiari delle vittime di Castel d’Azzano chiedono verità sul blitz: cosa è andato storto?

Familiari delle vittime di Castel d’Azzano chiedono verità sul blitz: cosa è andato storto?

Matteo Rigamonti

Ottobre 22, 2025

A una settimana dalla tragica esplosione avvenuta a Castel d’Azzano, che ha causato la morte di tre carabinieri e ha lasciato altri ventisei feriti, i familiari delle vittime si trovano in uno stato di angoscia e confusione. La notte del 14 ottobre, un’operazione di perquisizione si è trasformata in un dramma inaspettato, sollevando interrogativi su come sia stata gestita la missione. Daniele Piffari, fratello del luogotenente Marco Piffari, ha deciso di intraprendere un’azione legale con l’avvocato Davide Adami, per cercare di fare chiarezza sulle circostanze della tragedia.

l’azione legale per ottenere giustizia

L’avvocato Adami ha chiarito che l’intento non è quello di puntare il dito contro nessuno, ma piuttosto di comprendere le modalità con cui è stata pianificata e eseguita la perquisizione. «È fondamentale capire quali informazioni avessero i militari prima di entrare nell’abitazione dei Ramponi», ha dichiarato. L’operazione si è conclusa in modo tragico, con la morte di Marco Piffari, Davide Bernardello e Valerio Daprà. Un poliziotto, sottoposto a un intervento chirurgico a Villafranca, è attualmente ricoverato, ma le sue condizioni non destano preoccupazioni.

la richiesta di verità e giustizia

«Qualcosa non ha funzionato» è il pensiero ricorrente di Adami, il quale, pur ammettendo di non aver ancora avuto accesso agli atti d’indagine, sottolinea l’importanza di chiarire le circostanze che hanno portato a questa tragedia. La richiesta di verità e giustizia è condivisa anche dai colleghi delle vittime e dai cittadini, i quali si interrogano su come si sia potuto giungere a una situazione così drammatica.

Nel frattempo, l’inchiesta sui tre fratelli Ramponi, accusati di strage, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di esplosivi, continua a fare notizia. Maria Luisa Ramponi, la principale accusata, è attualmente ricoverata in terapia intensiva all’ospedale di Borgo Trento. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stata lei a innescare l’esplosione accendendo un fiammifero in un ambiente saturo di gas. I suoi fratelli, Franco e Dino Ramponi, sono invece detenuti nel carcere di Montorio, in celle separate, mentre l’avvocato Fabio Porta ha chiesto di differenziare le posizioni dei tre.

il futuro delle indagini

Porta ha sottolineato che il suo assistito Dino ha affermato di non vivere più nel casale e di non aver partecipato alla gestione dell’abitazione. «È cruciale chiarire i rapporti familiari e il ruolo di ciascuno», ha affermato. L’avvocato sta valutando se presentare ricorso al tribunale del riesame nelle prossime settimane, dopo aver incontrato Dino in carcere per discutere le possibili strategie legali.

Mentre le indagini proseguono, i rilievi sul luogo dell’esplosione continuano senza sosta. Il casale è stato posto sotto sequestro, e gli investigatori stanno cercando di accertare se, oltre al gas, siano presenti altre sostanze che possano aver contribuito all’esplosione. Solo quando il pubblico ministero darà il via libera, si potrà decidere il destino dell’edificio, che è già stato messo all’asta e che potrebbe essere destinato alla demolizione.

In questo contesto di incertezze, le famiglie dei tre carabinieri caduti in servizio esprimono il loro desiderio che la loro morte non resti vana. «Vogliamo solo sapere la verità», ribadisce l’avvocato di Piffari, un grido di dolore e giustizia che risuona in tutta la comunità locale e tra i colleghi delle forze dell’ordine.

Il dibattito pubblico si è intensificato, con molte persone che esprimono la loro solidarietà ai familiari delle vittime e chiedono maggiore trasparenza nelle indagini. Le domande rimangono numerose:

  1. Come è stata pianificata l’operazione?
  2. Quali misure di sicurezza erano state adottate?
  3. Come si può garantire che una tragedia simile non si ripeta in futuro?

Le risposte a questi interrogativi potrebbero non solo offrire un po’ di conforto ai familiari delle vittime, ma anche contribuire a migliorare i protocolli di intervento delle forze dell’ordine in situazioni di emergenza. La comunità attende con ansia sviluppi significativi che possano far luce su una delle più gravi tragedie che ha colpito Castel d’Azzano e le sue forze di polizia.