Jafar Panahi è un regista che incarna la lotta per la libertà di espressione nel cinema contemporaneo. La sua determinazione nel creare opere significative nonostante le restrizioni imposte dal regime iraniano è un esempio di resilienza artistica. Con un approccio che combina genio e semplicità, Panahi continua a produrre film che parlano di verità e giustizia, come dimostra la sua ultima opera, “Un semplice incidente”, che sarà proiettata nelle sale italiane dal 6 novembre. Questo film rappresenta non solo un lavoro cinematografico, ma anche un atto di resistenza e speranza, in un periodo in cui la libertà di espressione è costantemente minacciata.
l’importanza del pubblico per panahi
Secondo Panahi, il principale obiettivo di un regista è raggiungere il maggior numero possibile di spettatori. “Ricevere un premio significa anche questo: è un onore, ma è anche funzionale al fatto che lo veda più gente possibile”, afferma. La sua visione del cinema è quindi legata all’idea di condivisione, un concetto cruciale in un paese dove la libertà di espressione è limitata.
la sfida di fare cinema in iran
In Iran, la creazione di film è un compito arduo. Panahi spiega che, se non si realizza un film di propaganda per il governo, le possibilità di lavorare sono praticamente nulle. “Ho cominciato a pensare: cosa potrei mai fare se non facessi il regista? Potrei guidare un taxi”, racconta. Tuttavia, anche in quella situazione, avrebbe trovato un modo per girare film, come dimostrato dalle sue opere ambientate all’interno di un’auto. Questa capacità di adattamento ha permesso a molti cineasti iraniani di continuare a lavorare clandestinamente, producendo opere di grande valore artistico e di denuncia sociale.
il movimento ‘donna, vita, libertà’
Il movimento “Donna, Vita, Libertà” sta contribuendo a cambiare il panorama sociale e culturale dell’Iran. Panahi sottolinea come, nel suo film, ci sia una scena in cui una donna appare senza velo. “In altri tempi sarebbe stata una finzione, oggi invece la finzione sarebbe non metterne una”, afferma. Questo cambiamento riflette la crescente consapevolezza e la voglia di libertà che pervade la società iraniana, nonostante un regime che cerca di creare divisione e paura.
La sua esperienza in carcere, sebbene dolorosa, non ha minato il suo spirito. “Non posso dire che io mi sia sacrificato di più perché ho conosciuto il carcere. Ho visto tanta gente stare peggio di me”, racconta. Panahi fa riferimento a detenuti che affrontano scioperi della fame per far sentire la loro voce, mentre il suo stesso sacrificio ha ricevuto attenzione internazionale. Questa disparità di visibilità lo porta a riflettere sul potere dei media e sull’importanza di utilizzare la propria voce per sollevare questioni cruciali.
“Un semplice incidente” esplora tematiche come la vendetta e il perdono, ma Panahi avverte che questi temi non sono il cuore del film. Al contrario, servono a facilitare la narrazione e a rompere il circolo vizioso di violenza che spesso caratterizza le relazioni umane. La storia si svolge all’interno di un furgone bianco e riunisce un cast eterogeneo di personaggi, ognuno con le proprie storie e conflitti, creando un affresco complesso della società iraniana contemporanea.
La cerimonia di premiazione a Cannes, dove ha ricevuto la Palma d’oro per “Un semplice incidente”, è stata un momento di grande emozione per Panahi. Durante la cerimonia, la sua mente era costantemente rivolta all’amico detenuto e alla responsabilità di rappresentare non solo se stesso, ma anche tutte le persone che lottano per la libertà in Iran. Questo gesto rappresenta il legame profondo con la sua famiglia e il sostegno che riceve da essa.
In conclusione, Jafar Panahi continua a portare avanti un messaggio di speranza e resistenza attraverso il suo cinema, un cinema che sfida le convenzioni e dà voce a chi non ne ha. La sua determinazione è un esempio per tutti coloro che credono nel potere dell’arte come strumento di cambiamento.
