Trinca: Illusione ridà vita e voce a una vittima dimenticata

Trinca: Illusione ridà vita e voce a una vittima dimenticata

Trinca: Illusione ridà vita e voce a una vittima dimenticata

Giada Liguori

Ottobre 25, 2025

Il cinema ha sempre avuto il potere di raccontare storie che rischiano di essere dimenticate. Un esempio significativo è il film “Illusione”, diretto da Francesca Archibugi, che ha debuttato alla Festa del Cinema di Roma e si prepara a conquistare il grande pubblico grazie alla distribuzione di 01 Distribution. La pellicola trae ispirazione da un trafiletto di cronaca trovato nel Corriere dell’Umbria, che narra il ritrovamento di una giovane ragazza minorenne in un fosso, inizialmente creduta morta. Questo spunto, apparentemente marginale, diventa il fulcro di una narrazione intensa e drammatica.

la creazione del personaggio di rosa

Francesca Archibugi, regista e co-sceneggiatrice del film insieme a Francesco Piccolo e Laura Paolucci, sottolinea come le storie possano scegliere noi. “Cercavo di capire se su quella storia ci fossero sviluppi, ma niente, questa ragazza non era considerata importante”, spiega Archibugi. Questo porta alla creazione del personaggio di Rosa Lazar, una figura di fantasia che rappresenta una vittima della violenza e della prostituzione. Il film, prodotto da Fandango in collaborazione con Rai Cinema e Tarantula, affronta temi di grande rilevanza sociale, come la violenza sulle donne e la mercificazione del corpo femminile, in un contesto in cui i media spesso trattano questi argomenti in modo voyeuristico.

il dramma di rosa e l’indagine

La storia di Rosa, interpretata dalla giovane Angelina Andrei, si apre con un’immagine scioccante: la ragazza viene trovata picchiata e sanguinante in un fosso alla periferia di Perugia. Qui entra in scena il vicequestore Pizzirò, interpretato da Filippo Timi, che si rende conto che la giovane, data per morta, è invece viva. Da questo momento, il racconto si snoda attraverso un alternarsi di presente e passato, rivelando un inquietante percorso di abusi e violenze che ha portato Rosa a essere proposta come “vergine moldava” in Italia.

Il film non si limita a raccontare il dramma di Rosa, ma segue anche l’indagine condotta dalla sostituta procuratrice Cristina Camponeschi, interpretata da Jasmine Trinca, e dallo psicologo Stefano Mangiaboschi, interpretato da Michele Riondino. Quest’ultimo si confronta con pregiudizi mediatici e con un errore del passato, mentre cerca di entrare in connessione con Rosa, la cui fragilità rispecchia la sua stessa esperienza. Riondino descrive il suo personaggio come custode di una ferita, rendendo la sua interazione con Rosa ancora più profonda.

la lotta di rosa e la denuncia sociale

Uno degli elementi più toccanti del film è la rappresentazione del disagio mentale di Rosa, che vive in una realtà parallela, avvolta dai colori delle favole. Questo meccanismo di rimozione è fondamentale per comprendere la sua lotta contro le violenze subite. Archibugi sottolinea come il personaggio di Rosa rappresenti una donna che rivendica la propria dignità e purezza, cercando di essere vista e ascoltata in un mondo che tende a ignorarla.

Jasmine Trinca, parlando del suo ruolo, evidenzia come il corpo di Rosa sia già considerato “morto” dalla società, ma grazie all’attenzione di qualcuno, diventa un corpo che vive. “Sono cose piccole ma non sono facezie”, afferma l’attrice, sottolineando l’importanza di dare voce a chi solitamente rimane nell’ombra. La lotta di Rosa non è solo personale, ma diventa un manifesto di rivendicazione e di espressione politica.

Il film affronta anche la questione della tratta di esseri umani, un tema di cui si parla ancora troppo poco. Archibugi fa riferimento all’infiltrazione della mafia slava in Italia, in particolare nel centro del Paese, dove le organizzazioni criminali hanno trovato terreno fertile per il traffico di persone, droga e prostituzione. “Siamo un Paese ridotto così”, denuncia la regista, evidenziando l’urgenza di affrontare questa problematica con maggiore attenzione.

In “Illusione”, il racconto di Rosa diventa una metafora per tutte le donne che vivono situazioni simili, una denuncia contro la violenza e la mercificazione del corpo femminile. La forza del film risiede nella sua capacità di dare un volto e una voce a chi spesso viene dimenticato, rendendo il pubblico consapevole delle ingiustizie che permeano la nostra società. Con un cast eccezionale e una regia sensibile, “Illusione” rappresenta un’importante riflessione sulla dignità umana e sulla necessità di ascoltare e proteggere coloro che troppo spesso vengono lasciati in silenzio.