La partecipazione degli uomini nei centri antiviolenza è un argomento che sta generando un acceso dibattito nel panorama dell’associazionismo femminista italiano. Recentemente, il centro Artemisia di Firenze, attivo da oltre trent’anni nella lotta contro la violenza di genere, è stato espulso dalla rete D.i.Re (Donne in Rete contro la Violenza). Questa rete è una delle più importanti organizzazioni che riunisce oltre 80 associazioni in tutta Italia. La controversia è emersa dopo la decisione di Artemisia di includere un numero ridotto di soci maschi: sette uomini su un totale di circa cento membri. Questi uomini non hanno il compito di assistere direttamente le vittime, ma si dedicano a iniziative di sensibilizzazione e formazione, specialmente nelle scuole, per promuovere modelli maschili positivi, distanti da quelli patriarcali e violenti.
la rottura con la rete d.i.re
La rottura con la rete D.i.Re è avvenuta in un contesto già teso. La rete, che ha come principio fondante il mantenimento di centri esclusivamente femminili, ha deciso di sospendere Artemisia già nel mese di marzo, avviando un procedimento di esclusione. Nonostante il centro fiorentino abbia presentato un ricorso, la discussione in merito non si è tenuta durante l’assemblea nazionale prevista, portando così all’ufficialità dell’espulsione. La presidente di D.i.Re, Cristina Carelli, ha sottolineato l’importanza di mantenere un’identità femminista, affermando che «il nostro è un collettivo femminista: la nostra identità si fonda sullo spazio delle donne, costruito nel tempo attraverso il confronto».
le reazioni alla decisione di artemisia
La decisione di Artemisia di aprire le porte agli uomini ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, i sostenitori della scelta evidenziano la necessità di un impegno collettivo nella lotta contro la violenza di genere. La presidente del centro, Elena Baragli, ha dichiarato:
- «Coinvolgere uomini in attività di prevenzione e sensibilizzazione significa mostrare che esistono modelli positivi di maschilità, lontani da violenza e dominio».
- «Il cambiamento culturale passa anche da qui».
- «Il contrasto alla violenza non può essere solo un affare delle donne».
Baragli ha aggiunto che, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, molti uomini erano presenti nelle piazze, sottolineando che per un vero cambiamento serve un impegno collettivo.
il supporto all’inclusione degli uomini
A supporto di Artemisia si è schierata anche l’assessora alle Pari Opportunità del Comune di Firenze, Benedetta Albanese, che ha definito l’espulsione come «una perdita per tutta la rete» dei centri antiviolenza. La sua posizione mette in luce come il dibattito sulla partecipazione degli uomini non riguardi solo la questione della violenza di genere, ma anche la necessità di un cambiamento culturale più ampio. Albanese ha sottolineato l’importanza di avere una pluralità di voci e esperienze nella lotta contro la violenza, suggerendo che l’inclusione di uomini impegnati nella causa potrebbe rappresentare un passo importante per abbattere stereotipi e modelli tossici.
Il dibattito ha scatenato una serie di riflessioni sui modelli di intervento e sulla struttura stessa dei centri antiviolenza. Per alcuni, l’esclusione degli uomini è vista come una forma di protezione della dignità e della sicurezza delle donne, mentre per altri rappresenta un’opportunità persa per educare e coinvolgere una parte della popolazione che può svolgere un ruolo chiave nella prevenzione della violenza.
Artemisia, dal canto suo, continua a rivendicare la propria posizione, affermando la necessità di un cambiamento di mentalità e di approccio nell’affrontare il tema della violenza di genere. La presidente Baragli ha espresso la speranza che la rete D.i.Re possa riconsiderare la sua posizione, affermando: «Gli statuti si possono cambiare. Crediamo di aver gettato dei semi per il cambiamento. Ci sono argomenti divisivi che però possono fare la storia. È importante essere apripista di una riflessione». Con questa affermazione, Artemisia sembra voler avviare un processo di dialogo che possa portare a una maggiore inclusività nel settore.
La situazione attuale mette in evidenza quanto sia complesso e articolato il tema della violenza di genere e della sua prevenzione. Mentre il mondo continua a confrontarsi con la questione del femminicidio e della violenza, è chiaro che la strada verso un cambiamento reale richiede il coinvolgimento e l’impegno di tutti, uomini e donne, in un dialogo costruttivo e rispettoso delle differenze.
