Bologna, 13 giugno 2024 – Formazione e lavoro come strumenti per tornare a una vita normale dopo il carcere. È questa la sfida che il Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro porta avanti da anni, con risultati concreti soprattutto a Bologna. Qui, nella casa circondariale della Dozza, un’officina meccanica nata dalla collaborazione tra pubblico e privato offre una seconda chance a chi ha sbagliato strada.
Un’officina dentro il carcere: la sfida di “Fare Imprese in Dozza”
Nel cuore della Dozza, tra le mura che da sempre dividono il dentro dal fuori, oggi si sentono i rumori di trapani e saldatrici. “Seguiamo da vicino l’impresa sociale ‘Fare Imprese in Dozza’ – racconta Pier Paolo Redaelli, presidente del Consiglio provinciale dei consulenti del lavoro di Bologna –. È nata da tre aziende che lavorano nel campo delle macchine automatiche. La novità è che l’officina è stata montata proprio dentro il carcere, in uno spazio che prima era la palestra, concesso dall’amministrazione penitenziaria”.
Qui lavorano 14 detenuti, tutti con un contratto a tempo indeterminato. Sono stati scelti e formati dalla Fondazione Aldini Valeriani, legata all’istituto tecnico bolognese. Non è un laboratorio improvvisato: “La formazione è stata decisiva – spiega Redaelli –. I ragazzi hanno imparato un mestiere vero, che potranno usare anche una volta fuori”.
Numeri e storie: dal 2012 a oggi
Dal 2012, secondo i dati del Consiglio provinciale, sono stati 77 i detenuti assunti nell’officina. Un numero che racconta tante storie di riscatto: “L’80% di loro – sottolinea Redaelli – non è più tornato a delinquere. Oggi hanno un lavoro stabile e una vita diversa”.
Il progetto ha attirato anche l’interesse di aziende esterne. “Da poco è entrata anche Granarolo – aggiunge Redaelli –. All’interno della Dozza sono stati montati macchinari per produrre prodotti caseari. A breve partirà questa nuova attività”. Un segnale chiaro che il modello funziona e può essere copiato.
Donne e lavoro: la sartoria di “Siamo Qua”
Non solo uomini. Nel carcere di Bologna sta prendendo forma un’altra esperienza importante: la cooperativa sociale “Siamo Qua”, dedicata alle detenute. “Abbiamo aperto un laboratorio di sartoria – spiega Redaelli –. Alcune operaie formano le donne direttamente in carcere. Quando ottengono la semilibertà, vengono trasferite nella sede della cooperativa”.
Le difficoltà però restano, soprattutto per le straniere senza permesso di soggiorno. “Per loro il reinserimento è ancora più difficile – ammette Redaelli –. Quando escono dal carcere perdono lo status di svantaggiate e rischiano di rimanere escluse dal lavoro”.
Una riforma per dare dignità e futuro
Per questo motivo i consulenti del lavoro stanno preparando una proposta di riforma. L’obiettivo è semplice: permettere anche ai più fragili di non perdere la possibilità di ricominciare. “Chiediamo che chi esce dal carcere mantenga alcune tutele – conclude Redaelli –. Solo così si restituisce dignità e si dà una vera occasione”.
Nel cortile della Dozza, stamattina, un detenuto ha posato con cura una cassetta degli attrezzi vicino alla porta dell’officina. Un gesto semplice, quasi distratto. Ma in quel momento sembrava racchiudere tutta la fatica e la speranza di chi prova a ricominciare.
SEO
Meta title:
Reinserimento detenuti: formazione e lavoro nella Dozza di Bologna
Meta description:
A Bologna detenuti assunti in officina meccanica e sartoria grazie ai consulenti del lavoro. L’80% non torna a delinquere.
Frase chiave Yoast:
Reinserimento detenuti Bologna
