Milano, 13 giugno 2024 – I capelli bianchi non sono solo il segno inevitabile del tempo che passa. Dietro quell’ingrigire si nasconde un meccanismo di difesa delle cellule. A rivelarlo è uno studio dell’Università di Tokyo, pubblicato su Nature Cell Biology, che apre nuovi scenari sul legame tra capelli bianchi e rischio di tumore. I ricercatori, guidati da Emi Nishimura e Yasuaki Mohri, hanno studiato i topi e scoperto che le cellule staminali del bulbo pilifero, quando il loro DNA subisce danni gravi, preferiscono “autoeliminarsi” piuttosto che trasformarsi in cellule cancerose. Questo processo porta alla perdita del pigmento e quindi ai capelli bianchi.
Quando le cellule staminali scelgono il sacrificio
Al centro della ricerca ci sono le cellule staminali del bulbo pilifero, quelle che producono i melanociti, le cellule che danno colore a pelle e capelli. Gli scienziati giapponesi hanno analizzato come queste cellule reagiscono a diversi tipi di stress. In particolare, hanno visto che se il DNA si rompe in modo grave – cosa che può causare problemi seri – le cellule staminali cambiano in modo definitivo e alla fine spariscono. Il risultato? I capelli diventano bianchi.
Dietro a questo processo ci sono due molecole, chiamate p53 e p21, già note per il loro ruolo nella risposta ai danni al DNA. “Abbiamo visto che le stesse cellule possono seguire due strade opposte: esaurirsi e far comparire i capelli bianchi oppure moltiplicarsi e dare il via a tumori come il melanoma”, ha spiegato Nishimura.
Danni diversi, risposte diverse
Non tutti i danni portano allo stesso risultato. Se le cellule staminali sono colpite da certi agenti cancerogeni, come i raggi UVB, la storia cambia. In questi casi, le cellule continuano a rinnovarsi e a moltiplicarsi, spinte da una molecola chiamata Kit, prodotta dalla pelle stessa. Questo può spingere le staminali verso la formazione di tumori.
“Nello stesso gruppo di cellule staminali si possono vedere due destini opposti: o si esauriscono o si espandono, a seconda del tipo di stress e dei segnali che ricevono dall’ambiente intorno”, ha detto Nishimura. In altre parole, l’ingrigimento e il melanoma non sono eventi casuali o scollegati, ma due possibili risposte delle cellule staminali allo stress.
Cosa vuol dire per la salute
Gli scienziati sottolineano che i capelli bianchi non proteggono direttamente dal cancro. Piuttosto, sono uno dei modi con cui le cellule si difendono, scegliendo l’autodistruzione per evitare rischi più gravi. “Non possiamo dire che chi ha i capelli bianchi sia immune dal cancro”, ha spiegato Mohri, “ma capire come funziona questa difesa naturale ci aiuta a vedere meglio come prevenire certe malattie a livello cellulare”.
Lo studio, condotto sui topi, apre nuove strade anche per la ricerca sul melanoma e per trovare modi migliori di prevenzione. Gli scienziati giapponesi puntano a capire i segnali che guidano le scelte delle staminali, con l’obiettivo di sviluppare in futuro terapie per ridurre il rischio di tumori della pelle.
Cosa resta da fare
Per ora, i risultati riguardano solo i modelli animali. Serve ancora molto lavoro per capire se questo meccanismo funziona anche negli esseri umani. “I dati sono incoraggianti ma ancora preliminari”, ha ammesso Nishimura durante una conferenza a Tokyo. “Solo nuove ricerche potranno confermare se questa strategia di difesa cellulare è valida anche per noi”.
Intanto, questa scoperta cambia il modo di guardare ai capelli bianchi. Non sono solo un segno di età o una questione estetica, ma forse il segno visibile di una lotta silenziosa che si svolge ogni giorno dentro i bulbi piliferi. Una battaglia per tenere lontano il tumore.
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