Padova, 5 giugno 2024 – Alcuni cibi di uso quotidiano, come il tè verde, i broccoli, la curcuma, la soia e il vino rosso, potrebbero avere un effetto simile a quello dei farmaci nel favorire la longevità. A rivelarlo è uno studio dell’Università di Padova pubblicato su Advances in Nutrition. Il gruppo guidato da Sofia Pavanello ha passato al setaccio oltre cento ricerche sperimentali e cliniche, scoprendo sostanze capaci di influenzare l’attività dei geni e, di conseguenza, i processi legati all’invecchiamento e alle malattie croniche.
Alimenti che “accendono” e “spengono” i geni
I ricercatori padovani spiegano che alcuni composti contenuti negli alimenti – in particolare polifenoli, folati e curcumina – possono intervenire sull’attività degli enzimi che aggiungono o tolgono piccole etichette molecolari al DNA. Questi cambiamenti, detti epigenetici, possono attivare o spegnere specifici geni, influenzando come il corpo risponde a fattori esterni, all’infiammazione e all’invecchiamento.
“Abbiamo voluto capire con precisione quali alimenti e quali principi attivi possono funzionare come interruttori epigenetici naturali”, ha detto Pavanello, docente di Biologia applicata. “L’obiettivo è capire come la dieta possa aiutare a prevenire o rallentare i meccanismi biologici che portano all’invecchiamento e alle malattie croniche. È una strada che apre la via a una nutrizione sempre più su misura e basata su dati concreti”.
Alimentazione e spazio: un legame inaspettato
I risultati dello studio non riguardano solo chi sta sulla Terra. Possono tornare utili anche all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che sta lavorando a cibi funzionali per gli astronauti. L’obiettivo? Contrastare lo stress ossidativo, l’infiammazione e l’invecchiamento precoce durante le missioni prolungate nello spazio.
“Gli astronauti affrontano condizioni estreme – microgravità, radiazioni, isolamento – che accelerano l’invecchiamento delle cellule”, ha spiegato un portavoce dell’ASI. “Per questo stiamo cercando soluzioni alimentari che diano una protezione in più”.
Cosa dicono i dati: i protagonisti bioattivi
La revisione del gruppo padovano mette in luce il ruolo di alcune sostanze naturali. I polifenoli, ad esempio nel tè verde e nel vino rosso, hanno proprietà antiossidanti. I folati, abbondanti nei broccoli e nelle verdure a foglia verde, sono fondamentali per la sintesi e la riparazione del DNA. La curcumina, estratta dalla curcuma, è nota per i suoi effetti antinfiammatori.
Secondo gli autori, queste sostanze influenzano gli enzimi che regolano la metilazione del DNA, un meccanismo che controlla quali geni si attivano senza cambiare la sequenza genetica. “Non stiamo parlando di effetti immediati o miracoli”, ha precisato Pavanello. “Si tratta di una modulazione lenta, ma che può avere un peso importante nel tempo”.
Nutrizione su misura: il futuro è già qui
La nutrigenomica, lo studio di come il cibo interagisce con il nostro patrimonio genetico, sta attirando sempre più interesse. L’idea è di creare diete personalizzate, che tengano conto delle caratteristiche individuali e delle esigenze di salute.
“Solo così potremo parlare davvero di prevenzione su misura”, ha detto un membro del team durante la presentazione. Restano però molte domande: quali dosi servono davvero? Quali combinazioni funzionano meglio? Per rispondere, servono studi clinici su larga scala, sottolineano gli esperti.
Avanti con cautela
Gli specialisti invitano comunque a non cadere in facili entusiasmi. “Non esistono cibi miracolosi”, ha ricordato Pavanello. “Una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura e alimenti freschi resta il primo passo per prendersi cura di sé”. Il lavoro dell’Università di Padova è però un passo importante per capire meglio come mangiare possa influire sulla salute a livello molecolare.
In attesa di conferme dai prossimi studi, il consiglio resta semplice: variare il più possibile la dieta quotidiana. E ogni tanto, perché no, concedersi una tazza di tè verde o un piatto di broccoli.
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