Milano, 7 giugno 2024 – “Quello che Unicredit ha fatto in Grecia con Alpha Bank, dovremmo poterlo fare anche qui in Italia. Ma qui non ci riusciamo, per varie ragioni”. Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha affrontato il tema delle aggregazioni bancarie durante il Made in Italy Summit, evento digitale promosso da Il Sole 24 Ore con Financial Times e Sky TG24. Collegato da Milano nel tardo pomeriggio di ieri, Orcel ha spiegato come le fusioni e acquisizioni incontrino ostacoli diversi a seconda dei Paesi europei. “In Germania, per esempio, la situazione è un’altra, e non riusciamo nemmeno lì”, ha aggiunto.
Fusioni bancarie, tra ostacoli e fraintendimenti
Orcel ha messo in luce le difficoltà che le grandi banche affrontano quando cercano di crescere attraverso acquisizioni, soprattutto nei mercati domestici. “Spesso si basa tutto su una scarsa conoscenza di come funzionano davvero le banche, e si tirano fuori conclusioni sbagliate”, ha detto. Secondo il ceo di Unicredit, la percezione pubblica e politica sulle fusioni non tiene conto di come vanno realmente le cose in finanza. “Per chi lavora nel settore è chiaro: non è la dimensione della banca a limitare il credito, ma il rischio di concentrazione, bilanci deboli e mancanza di capitale”.
Durante il suo intervento, Orcel ha sottolineato che una banca più grande tende ad avere conti più solidi e una maggiore capacità di sostenere l’economia reale. “Più grande è la banca, meno rischia la concentrazione. Più è forte il bilancio, più ha capitale”, ha spiegato. Un messaggio chiaro: le fusioni possono essere un vantaggio per il sistema, non un pericolo.
Grecia, il modello Alpha Bank
L’operazione con Alpha Bank in Grecia è per Orcel un esempio da seguire. “Guardando alla Grecia, loro vedono il nostro investimento in Alpha come qualcosa di positivo, perché è un investimento nel loro Paese”, ha sottolineato. L’accordo, annunciato lo scorso novembre e perfezionato nei mesi successivi, ha fatto di Unicredit il principale azionista della banca greca.
Secondo Orcel, l’ingresso di Unicredit in Alpha Bank ha aperto alle imprese greche l’accesso a tredici mercati europei “a costo zero”, grazie alla rete internazionale del gruppo. “Portiamo l’innovazione di una banca delle nostre dimensioni nel loro mercato”, ha aggiunto il ceo. Fonti interne spiegano che questo si traduce in nuove opportunità per le aziende locali e in una maggiore capacità di erogare credito.
Italia e Germania, fusioni ancora bloccate
Il confronto con Italia e Germania resta però difficile. “In Italia non ci riusciamo”, ha ribadito Orcel davanti agli altri relatori del summit. Le ragioni? Non tutte chiarite, ma secondo gli analisti si tratta di vincoli normativi, resistenze politiche e timori legati alla perdita di controllo su asset strategici. In Germania la situazione è simile: “Per altre ragioni”, ha detto il ceo senza entrare nel dettaglio.
Fonti vicine a Unicredit raccontano che le diverse normative tra i Paesi europei continuano a essere un grosso freno alle grandi operazioni transfrontaliere. In Italia, in particolare, il dibattito sulle fusioni bancarie resta acceso: c’è chi teme di perdere autonomia e chi invece le vede come una strada necessaria per rafforzare il sistema.
Innovazione e credito: cosa cambia davvero
L’intervento di Orcel al Made in Italy Summit si è chiuso con un richiamo alle ricadute concrete delle fusioni. “Grazie al bilancio che portiamo dentro, Alpha può offrire molto più credito alla sua industria”, ha concluso. Un passaggio che riassume la filosofia del gruppo: più dimensione e solidità patrimoniale per sostenere la crescita.
Tra il pubblico collegato all’evento, diversi operatori hanno apprezzato l’apertura del manager. “Serve più chiarezza su questi temi”, ha commentato un analista nella chat riservata ai partecipanti. Ma il dibattito resta aperto: tra esigenze di mercato e vincoli politici, il futuro delle fusioni bancarie in Europa è ancora tutto da scrivere.
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