Bologna, 30 ottobre 2024 – A cinquant’anni dall’uccisione di Pier Paolo Pasolini, Bologna e la sua Cineteca gli dedicano un omaggio intenso: una mostra e una retrospettiva che si aprono oggi e proseguiranno fino all’8 febbraio 2025. Un appuntamento che si inserisce nelle celebrazioni nazionali per ricordare uno degli intellettuali più controversi e discussi del Novecento italiano.
Pasolini, gli ultimi giorni sotto i riflettori
La mostra, dal titolo “Pasolini. Anatomia di un omicidio”, si tiene alla Galleria Modernissimo, proprio accanto al Cinema Modernissimo, cuore pulsante della città. Curata da Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca, insieme a Marco Antonio Bazzocchi e Andrea Speranzoni, ripercorre le settimane che precedettero la tragica notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, quando Pasolini fu assassinato all’Idroscalo di Ostia.
Nel percorso espositivo, chi visita trova video dalle Teche Rai, ritagli di giornale dell’epoca, gli articoli che Pasolini scrisse per il Corriere della Sera – compreso il celebre “lo so”, il suo j’accuse senza nomi contro la politica italiana – e la sua ultima intervista. Non mancano oggetti personali: la sua scrivania, alcuni ritratti, la ricostruzione della scena del delitto con un finto cadavere e una grande foto dei curiosi accorsi sul posto. Un’app permette di ascoltare diversi contributi audio, immergendosi nelle parole e nei pensieri dell’intellettuale.
“Una ferita che non si è mai rimarginata con una verità processuale”, ha ricordato Farinelli presentando la mostra, sottolineando come il mistero intorno alla morte di Pasolini continui a far discutere e a scuotere l’opinione pubblica.
Maratona Pasolini: film e testimonianze in sala
Dal 1° novembre per tutto il mese, il Cinema Modernissimo ospita la Maratona Pasolini, una serie di proiezioni dedicate ai suoi film più importanti e agli interventi televisivi dal 1960 al 1975. Si parte con il film restaurato “Pasolini, un delitto italiano” (1995) di Marco Tullio Giordana, che sarà presente in sala per presentare la pellicola.
“I suoi film sono ancora scottanti – ha detto Giordana – non sono ceneri spente, ma carboni ardenti; un cinema che oggi nessuno saprebbe più fare, proprio per quella carica che i fascisti definivano eversiva, ma che oggi chiameremmo semplice racconto della realtà senza filtri”. Parole che fanno capire quanto le opere di Pasolini restino vive e provocatorie, anche a decenni di distanza.
Nella notte tra sabato 1 e domenica 2 novembre, a mezzanotte, sarà proiettato “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, il suo ultimo film. A seguire, altri titoli e documentari arricchiranno il calendario, offrendo uno sguardo completo sulla sua arte e sul suo impegno civile.
Bologna, città di memoria e riflessione
La scelta di Bologna come fulcro delle celebrazioni non è casuale: qui Pasolini nacque nel 1922 e vi tornò spesso negli anni della sua formazione. La città, tramite la Cineteca, rinnova così il legame con uno dei suoi figli più famosi, invitando a riflettere sulla sua eredità culturale e politica.
La mostra non nasconde le contraddizioni e le ombre della vicenda pasoliniana. In particolare, dedica spazio alla versione di Pino Pelosi, l’assassino riconosciuto dalla giustizia, che attribuì a Pasolini una sorta di responsabilità morale nella sua morte. Un tema ancora oggi acceso, che divide studiosi e appassionati.
Pasolini a 50 anni: un’eredità che interroga
A mezzo secolo dalla sua scomparsa, Pasolini resta una figura che divide, ma che continua a essere centrale nel panorama culturale italiano. Le iniziative di Bologna – tra documenti d’archivio, testimonianze visive e sonore, e proiezioni – invitano a ripensare il suo percorso umano e intellettuale, tenendo conto delle domande ancora aperte sulla sua morte.
“Non sono ceneri spente”, ha ribadito Giordana. E proprio guardando quelle immagini in bianco e nero, quelle parole scritte frettolosamente su fogli ingialliti, si capisce quanto quella ferita sia ancora viva nella memoria collettiva.
