Castelnuovo del Garda, 7 giugno 2024 – Un uomo si è tolto il braccialetto elettronico e ha ucciso la compagna, senza che nessun allarme scattasse. È successo nella notte tra il 5 e il 6 giugno a Castelnuovo del Garda, nel Veronese. La vittima, Jessica Stapazzollo Custodio de Lima, aveva 33 anni. Il suo compagno, Reis Pedroso Douglas, 41 anni, entrambi brasiliani, era già noto alle forze dell’ordine per maltrattamenti e violenze. Nonostante le restrizioni e il braccialetto elettronico, nessuno è intervenuto in tempo. Un fatto che riapre il dibattito sull’efficacia di questi strumenti pensati per difendere le vittime di violenza.
Il braccialetto tolto senza che nessuno se ne accorgesse
Dalle prime indagini della polizia, Pedroso avrebbe tolto il braccialetto elettronico poco prima dell’aggressione. Il dispositivo, collegato alla vittima e pensato per segnalare ogni avvicinamento pericoloso, era stato abbandonato nel garage di casa della madre di Jessica. Nessuno si è accorto della manomissione. Non è arrivato alcun segnale alle forze dell’ordine. Solo dopo, quando ormai era troppo tardi, si è scoperta la tragedia.
La dinamica dell’omicidio è ancora al vaglio degli inquirenti. Il comandante dei carabinieri di Peschiera del Garda ha parlato di un numero di coltellate imprecisato, ma “smisurato”. Un dettaglio che racconta la brutalità dell’aggressione. La donna è stata trovata senza vita nell’appartamento dove viveva da qualche mese, dopo aver lasciato Ponti sul Mincio proprio per scappare dall’uomo.
Restrizioni ignorate, sistema sotto accusa
Pedroso era sotto divieto di avvicinamento: doveva stare ad almeno 500 metri dalla compagna e dai suoi luoghi abituali. Aveva anche il divieto di dimora a Ponti sul Mincio. Eppure, nonostante tutto questo e il braccialetto elettronico, ha potuto agire indisturbato.
Il caso mette in luce i limiti di un sistema che, sulla carta, dovrebbe evitare tragedie del genere. “Abbiamo fatto tutto quello che potevamo”, ha detto un funzionario della Procura di Verona. Ma qualcosa è andato storto. Il braccialetto elettronico, pensato come un ostacolo tra vittima e aggressore, si è dimostrato inutile.
Braccialetti in aumento, ma controlli in affanno
Negli ultimi anni l’uso dei braccialetti elettronici è cresciuto molto. Prima venivano usati solo per arresti domiciliari, oggi anche in casi di stalking e violenza in famiglia. Secondo il Ministero della Giustizia, nel 2023 i dispositivi attivi sono raddoppiati rispetto all’anno prima. Però, chi li controlla non è aumentato allo stesso ritmo.
“Riceviamo decine di segnalazioni ogni giorno”, ha raccontato un operatore della centrale operativa di Milano. “Non sempre riusciamo a intervenire in tempo”. A questo si aggiungono problemi tecnici: batterie che si scaricano, perdita di segnale, braccialetti tolti senza che scatti subito l’allarme. Situazioni già segnalate in altre province.
Una protezione che rischia di restare solo sulla carta
Il braccialetto elettronico dovrebbe garantire una protezione immediata. Ma nella pratica emergono limiti e ritardi nei controlli. Senza un sistema di sorveglianza efficiente e una risposta rapida, rischia di diventare solo una garanzia finta.
“Serve più formazione e più personale”, ha ammesso un sindacalista della polizia penitenziaria. “Altrimenti continueremo a correre dietro alle emergenze”. La morte di Jessica Stapazzollo Custodio de Lima a Castelnuovo del Garda mostra quanto sia urgente rivedere l’intero sistema di tutela per le vittime di violenza domestica.
Solo così – forse – il braccialetto elettronico potrà davvero salvare delle vite. Fino ad allora resta un potenziale non sfruttato. E una domanda aperta: quanto possiamo davvero fidarci della tecnologia, quando la sicurezza dipende da persone e risorse che spesso mancano?
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