Euro in leggera flessione: scambiato a 1,1630 dollari

Euro in leggera flessione: scambiato a 1,1630 dollari

Euro in leggera flessione: scambiato a 1,1630 dollari

Giada Liguori

Ottobre 29, 2025

Milano, 14 giugno 2024 – L’euro apre la giornata in leggera flessione sui principali mercati valutari, cedendo terreno sia sul dollaro che sullo yen. Alle 9.30, la moneta unica si scambia a 1,1630 dollari, in calo dello 0,18% rispetto alla chiusura di ieri, e a 176,9700 yen, con una perdita dello 0,15%. Dietro a questo movimento, secondo gli operatori, ci sono le incertezze legate alle prossime mosse delle banche centrali e alle tensioni geopolitiche ancora in corso.

Euro giù: la mattinata segna cautela

La giornata di scambi è partita con un clima di prudenza. A Francoforte, nelle prime contrattazioni, il cambio euro-dollaro ha oscillato intorno a quota 1,1630, dopo aver chiuso ieri poco sopra 1,1650. Un operatore di una grande banca milanese, contattato subito dopo l’apertura, ha commentato: “Il mercato aspetta di vedere cosa decideranno la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea. I dati sull’inflazione americana usciti ieri hanno dato forza al dollaro, mentre l’euro ne ha risentito”.

Anche sul fronte asiatico la moneta unica ha perso terreno contro lo yen giapponese. Alle 8.45 ora italiana, il cambio segnava 176,9700 yen, in calo rispetto ai 177,2500 della chiusura precedente. “Non è un movimento importante – ha precisato un analista a Tokyo – ma testimonia la prudenza degli investitori dopo le ultime parole della Bank of Japan”.

Perché l’euro perde terreno

Gli esperti spiegano che il calo dell’euro è frutto di più fattori insieme. Da una parte, i dati economici statunitensi pubblicati ieri, in particolare l’indice dei prezzi al consumo, hanno rafforzato l’idea che la Fed manterrà una politica monetaria rigida. Dall’altra, le incertezze politiche in Europa e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina pesano sul morale degli investitori.

“Il mercato sta scontando la possibilità che la BCE tenga una linea più cauta nei prossimi mesi”, ha detto un economista di ING Bank. “L’inflazione nell’area euro resta sotto controllo, ma la crescita è debole e questo restringe i margini di manovra per Francoforte”.

Attesa e prudenza nelle sale operative

A Milano e Londra, nelle sale operative si respira un’aria di attesa. Gli operatori preferiscono muoversi con cautela prima delle prossime riunioni delle banche centrali. “La volatilità sui mercati valutari è alta – ha raccontato un trader di Piazza Affari – e molti restano alla finestra almeno fino alla prossima settimana”.

Anche tra gli investitori privati prevale la prudenza. Secondo i dati raccolti da Bloomberg alle 10.15, i volumi di scambio sull’euro sono sotto la media delle ultime settimane. “Non ci aspettiamo grandi scossoni finché non arriveranno segnali più chiari dalle autorità monetarie”, ha ammesso un gestore di fondi londinese.

Cosa cambia per imprese e famiglie

Il lieve indebolimento dell’euro rispetto al dollaro può avere effetti immediati sulle aziende esportatrici europee, che vedono salire la loro competitività sui mercati esteri. Ma per famiglie e imprese che importano dagli Stati Uniti o dal Giappone, un cambio meno favorevole può tradursi in costi un po’ più alti.

Un responsabile commerciale di una società lombarda attiva nell’import-export ha spiegato: “Seguiamo con attenzione il cambio euro-dollaro, perché incide direttamente sui nostri margini. Un euro più debole ci aiuta a vendere all’estero, ma rende più costosi gli acquisti”.

Prossimi passi, sguardo al futuro

Gli analisti restano cauti sulle prospettive dell’euro nel breve periodo. Le prossime settimane saranno decisive: tra dati economici europei in arrivo e possibili nuove tensioni geopolitiche, il quadro resta incerto. “Solo allora – conclude un esperto di valute – capiremo se questa fase di debolezza sarà solo temporanea o se l’euro si muoverà verso variazioni più ampie”.

Per ora, la moneta unica resta su livelli leggermente più bassi rispetto ai giorni scorsi, in attesa di segnali più chiari dai mercati e dalle istituzioni.

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