Il mistero del braccialetto elettronico: perché a Castelnuovo non è stato attivato?

Il mistero del braccialetto elettronico: perché a Castelnuovo non è stato attivato?

Il mistero del braccialetto elettronico: perché a Castelnuovo non è stato attivato?

Matteo Rigamonti

Ottobre 29, 2025

Verona, 11 giugno 2024 – Una tragedia ha scosso Castelnuovo del Garda, in provincia di Verona. Jessica Stapazzollo Custodio de Lima è stata uccisa dal compagno, Reis Pedroso Douglas, nella notte tra il 9 e il 10 giugno. L’uomo, cittadino brasiliano, avrebbe dovuto indossare il braccialetto elettronico disposto dal magistrato dal 19 maggio, ma lo aveva rimosso. I carabinieri sono ancora sulle sue tracce. Jessica, invece, non aveva con sé il ricevitore Fastweb che serve per far scattare l’allarme: lo aveva lasciato a casa della madre. Un dettaglio che, stando alle prime indagini, ha impedito di attivare il sistema di allerta.

Braccialetto elettronico, un sistema che non sempre regge

Il braccialetto elettronico è stato pensato per proteggere le vittime di stalking e violenza domestica. In teoria, se chi lo porta tenta di toglierlo o si avvicina troppo alla persona protetta – di solito entro 500 metri – scatta un allarme automatico. L’avviso arriva subito sia alle forze dell’ordine sia alla vittima, che può anche inviare un segnale d’emergenza con un pulsante dedicato. Ma, come spiegano fonti investigative, il sistema non è infallibile. “Se manca il segnale o la batteria è scarica, il braccialetto può non funzionare”, ammette un ufficiale dei carabinieri.

Problemi tecnici e sistema in difficoltà

I guai tecnici sono noti da tempo. Fabio Roia, presidente del tribunale di Milano, ha fatto presente al questore e al comandante dei carabinieri che i dispositivi sono pochi e spesso fragili. “I braccialetti sono insufficienti e non sempre funzionano come dovrebbero”, ha scritto in una nota. Anche Francesco Menditto, ex procuratore di Tivoli e esperto di Codice rosso, ha sottolineato che se il braccialetto viene manomesso dovrebbe scattare un allarme rosso e le forze dell’ordine dovrebbero intervenire subito. Ma nella realtà, spesso non va così.

Prima della legge Roccella (n.168/2023), dice Menditto, il braccialetto si usava poco: circa 25 al mese. Ora, con l’obbligo, sono arrivati a 600 al mese. Un numero che mette sotto pressione il sistema di controllo. Fastweb, che fornisce il servizio fino al 2026, ha risolto alcuni problemi legati a batterie scariche e falsi allarmi. Resta però un nodo: “Se manca campo, il braccialetto non comunica. E in molte zone d’Italia succede spesso”, aggiunge Menditto.

I numeri della prevenzione e i suoi limiti

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha detto in Parlamento che sono 13mila i braccialetti elettronici attivi: 5.800 per stalking e 7.000 per altri tipi di monitoraggio. Nel caso di Castelnuovo del Garda, però, il sistema non ha funzionato: Jessica non aveva il ricevitore con sé. “Quando si installano questi dispositivi bisogna spiegare bene alla donna come funzionano e assicurarsi che abbia capito”, ribadisce Menditto.

Non è la prima volta che emergono falle. A volte l’allarme non parte; altre volte sono le vittime stesse a spegnere o dimenticare il ricevitore. “Succede”, conferma Ezia Maccora, presidente dell’Ufficio Gip del tribunale di Milano. “Chi subisce violenza pensa di poter cambiare le cose, ma spesso non va così. Tornare indietro dopo aver interrotto la relazione significa esporsi a rischi enormi”.

Tra responsabilità personali e cultura radicata

Maccora mette in chiaro che non si può dare la colpa alle vittime: “Non si può accusarle di non essersi allontanate”. Però, dice la magistrata, serve capire che uomini e donne crescono nello stesso sistema patriarcale. L’uomo violento fatica ad accettare una donna libera, mentre lei spera ancora di poter cambiare le cose. Solo guardando in faccia questa realtà si può capire che serve un cambiamento profondo nella società.

Giustizia sotto esame

Anche la giustizia deve fare i conti con i propri limiti. “Ci sono ancora sentenze con motivazioni discutibili”, osserva Maccora. “Dire che ‘lui ha reagito perché geloso’ non può essere una scusa”. La gelosia non giustifica mai la violenza. Per questo, conclude la magistrata, “bisogna continuare a interrogarsi e scoprire i pregiudizi che spesso restano nascosti anche tra chi giudica”.

Il caso di Castelnuovo del Garda riporta sotto i riflettori le debolezze del sistema dei braccialetti elettronici e la necessità di una prevenzione più efficace. Non basta la tecnologia: servono formazione, consapevolezza e un cambio culturale per spezzare davvero la spirale della violenza.

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