La verità svelata: i segreti oscuri degli incentivi pubblici per il fotovoltaico

La verità svelata: i segreti oscuri degli incentivi pubblici per il fotovoltaico

La verità svelata: i segreti oscuri degli incentivi pubblici per il fotovoltaico

Matteo Rigamonti

Ottobre 29, 2025

Milano, 14 giugno 2024 – Una truffa da 5 milioni di euro sugli incentivi pubblici al fotovoltaico è stata sgominata nelle ultime settimane dalla Guardia di Finanza di Varese. Nel mirino tre società legate a imprenditori spagnoli. Secondo gli investigatori, queste aziende avrebbero ottenuto fondi pubblici destinati alle energie rinnovabili con false dichiarazioni, per poi trasferire i soldi all’estero. L’inchiesta, partita da Gallarate, ha portato al blocco dei conti e dei beni delle società coinvolte.

Frode e soldi spariti all’estero: come funzionava il sistema

Le Fiamme Gialle hanno scoperto imprese con capitale sociale irrisorio, ma proprietarie di impianti fotovoltaici di grande valore. Le società, amministrate da spagnoli domiciliati in Italia ma senza residenza effettiva, avevano installazioni soprattutto tra Marche, Abruzzo e Sicilia. A insospettire gli investigatori è stata la netta discrepanza tra i mezzi dichiarati e gli investimenti reali.

Analizzando i movimenti bancari, è emerso che i soldi del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), l’ente pubblico che gestisce gli incentivi, venivano quasi subito girati in Spagna tramite bonifici. Nessuna attività commerciale dietro, nessuna fattura o contratto a giustificare i trasferimenti. Solo flussi di denaro in uscita, spesso per gli stessi importi ricevuti. “Abbiamo seguito i soldi e ci siamo trovati davanti a passaggi sospetti, uno dopo l’altro”, ha detto un investigatore vicino al caso.

Impianti fantasma e autorizzazioni costruite ad arte

Il fulcro della truffa, secondo la Procura di Roma, stava nelle pratiche burocratiche. Le aziende avevano chiesto a un comune delle Marche tre autorizzazioni separate per piccoli impianti fotovoltaici. Ma i tecnici inviati sul posto hanno scoperto che si trattava di un solo impianto, collegato a una centralina unica e circondato da una sola recinzione. Un escamotage per accedere a incentivi più alti riservati ai piccoli produttori.

Il trucco era semplice: gli impianti di piccole dimensioni hanno diritto a contributi maggiori, mentre quelli grandi devono seguire procedure più rigide. “Hanno finto di dividere l’impianto per fregare le regole”, ha spiegato un funzionario comunale marchigiano coinvolto nelle verifiche.

Il sequestro e il danno evitato alle casse pubbliche

La Procura di Roma, con il pm Carlo Villani, ha disposto il sequestro urgente dei conti e dei beni delle tre società legate agli imprenditori spagnoli. Il giudice ha confermato il provvedimento, così come il Tribunale del Riesame nei giorni scorsi. Secondo gli atti, l’intervento ha bloccato altri 3 milioni di euro che il Gse avrebbe potuto erogare fino al 2031.

Un colpo importante per le finanze pubbliche. “Gli incentivi alle energie rinnovabili sono fondamentali per la transizione, ma vanno protetti da chi li usa per truffare”, ha detto una fonte del Ministero dell’Ambiente. La vicenda ha riacceso il dibattito su controlli più severi e maggiore trasparenza.

Indagini aperte e controlli più duri in arrivo

Al momento, le indagini vanno avanti per capire se ci siano anche funzionari pubblici o intermediari italiani coinvolti nel sistema. Non si esclude che questo meccanismo sia stato usato anche altrove. “Stiamo controllando altre pratiche sospette”, ha ammesso un investigatore della Guardia di Finanza.

Intanto, il Gse ha avviato una revisione interna sulle procedure di controllo degli impianti incentivati. “Serve cambiare metodo”, ha detto un dirigente, “perché casi come questo danneggiano chi investe davvero nelle energie pulite”.

La storia non è chiusa. E lascia aperto un problema: come evitare che i fondi per la transizione verde finiscano nelle mani sbagliate?


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