Roma, 6 giugno – Un appello forte ai governi di tutto il mondo per rilanciare i trattati di non proliferazione nucleare. È questo il messaggio che oggi l’Accademia dei Lincei ha voluto lanciare nel corso di un convegno tenutosi nella storica sede di Palazzo Corsini, in occasione degli 80 anni dagli eventi di Hiroshima e Nagasaki. Un incontro che, come hanno sottolineato gli organizzatori, arriva in un momento in cui il rischio di un conflitto nucleare viene percepito come “preoccupantemente cresciuto”, soprattutto a causa delle tensioni in Ucraina e nel Medio Oriente.
Il rischio nucleare torna a far paura
Il convegno, iniziato alle 10.30 nella sala delle conferenze con una platea composta da accademici, studenti e rappresentanti istituzionali, ha messo al centro il tema del pericolo di una guerra atomica che torna a farsi sentire. “Negli ultimi anni, soprattutto con le guerre in Ucraina e nel Medio Oriente, si è parlato più volte della possibilità di una ritorsione nucleare”, ha spiegato il fisico Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica 2021. Al suo fianco, tra gli altri, Luciano Maiani e Ugo Amaldi, nomi di spicco della comunità scientifica italiana.
Gli esperti hanno sottolineato che la situazione mondiale richiede una riflessione urgente. “La gravità del momento impone alle Autorità Politiche di riprendere con decisione il dialogo”, ha aggiunto Parisi. L’obiettivo è chiaro: tornare a trattati che puntino a un mondo senza armi nucleari. Un appello condiviso anche da Alberto Quadrio Curzio, Paolo Cotta Ramusino, Massimo Luciani e Raul Caruso, tutti relatori dell’incontro.
Cosa succederebbe davvero in un conflitto nucleare
Durante la mattinata, i Lincei hanno presentato le ultime ricerche sugli effetti di una guerra nucleare. “Gli studi finora condotti confermano le previsioni più nere”, ha detto Ugo Amaldi. “Ora conosciamo meglio quali sarebbero le conseguenze, sia a livello locale che globale”.
In particolare, è stato ricordato che una guerra nucleare globale annienterebbe le popolazioni dei continenti coinvolti. Ma non solo: anche chi non è direttamente colpito rischierebbe danni gravi e duraturi. “La radioattività e il cosiddetto ‘inverno nucleare’ – ha spiegato Amaldi – avrebbero effetti devastanti su tutta la Terra”. Le polveri sollevate dalle esplosioni salirebbero in stratosfera, bloccando la luce del sole e causando un raffreddamento globale. Un fenomeno che gli scienziati paragonano a quello che, alla fine del Cretaceo, portò all’estinzione dei dinosauri.
Riaprire il dialogo: l’appello finale
Il convegno si è chiuso con un messaggio chiaro: serve riaprire subito il confronto internazionale sui trattati di non proliferazione nucleare. “Non possiamo abbassare la guardia”, ha ribadito Luciano Maiani. “Ci vuole un impegno comune per impedire che la minaccia atomica torni a pesare sulle generazioni che verranno”.
Secondo Massimo Luciani, docente di diritto costituzionale, la via è rafforzare gli strumenti esistenti e promuovere nuovi accordi tra le potenze nucleari. “Solo così – ha osservato Luciani – potremo davvero parlare di sicurezza per tutti”.
Ottant’anni dopo Hiroshima e Nagasaki: memoria che fa riflettere
Il ricordo degli 80 anni dalle bombe su Hiroshima e Nagasaki ha accompagnato tutta la giornata. “Non è solo memoria storica”, ha sottolineato Raul Caruso, economista esperto di conflitti armati. “È una responsabilità che ci riguarda tutti”. Gli accademici hanno invitato le istituzioni italiane ed europee a farsi portatrici di nuove iniziative diplomatiche.
Fuori dalla sala, alcuni studenti dell’Università La Sapienza hanno commentato l’incontro con un misto di preoccupazione e sorpresa. “Non pensavamo che il rischio nucleare fosse ancora così attuale”, ha confessato Martina, 23 anni. Un sentimento condiviso da molti.
La mattinata si è chiusa poco dopo le 13 con un minuto di silenzio in memoria delle vittime del 1945. Un gesto semplice, ma carico di senso, che – nelle intenzioni dei Lincei – vuole essere anche un monito per il futuro: la minaccia nucleare non è solo un capitolo chiuso della storia, ma una sfida ancora aperta per il mondo intero.
