Svolta shock nel caso di Dolores Dori: il consuocero si consegna dopo l’agguato al campo rom

Svolta shock nel caso di Dolores Dori: il consuocero si consegna dopo l'agguato al campo rom

Svolta shock nel caso di Dolores Dori: il consuocero si consegna dopo l'agguato al campo rom

Matteo Rigamonti

Ottobre 29, 2025

Brescia, 28 settembre 2023 – Riccardo Held, 48 anni, si è consegnato lunedì mattina ai carabinieri del comando provinciale di Brescia. Così si chiude un capitolo di settimane di ricerche dopo l’omicidio di Dolores Dori, la donna di 43 anni uccisa all’ingresso del campo rom di Lonato del Garda lo scorso 2 ottobre. Held, consuocero della vittima, è ora in carcere con l’accusa di omicidio. Secondo la Procura, è stato lui a sparare i tre colpi che hanno stroncato la vita di Dori, figura molto conosciuta nella comunità sinti locale.

Arresto a sorpresa dopo settimane di silenzio

La notizia dell’arresto è arrivata poco dopo le 10.30. Held, italiano nato nel 1975, si è presentato spontaneamente agli investigatori, accompagnato dal suo avvocato. “Ha deciso di costituirsi, consapevole della gravità di quello che è successo”, ha detto chi lo difende. Solo allora la Procura ha potuto formalizzare il fermo per omicidio volontario, dopo giorni di silenzio e una tensione palpabile nel campo di Lonato.

La vicenda ha scosso profondamente la comunità fin dal primo momento. Dolores Dori, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era arrivata all’ingresso del campo insieme alla madre, 59 anni, e al figlio sedicenne. Il motivo? Cercare di riportare a casa la figlia, che aveva contratto un matrimonio non accettato dalla famiglia. Un gesto che, dicono chi la conosceva, “non era una novità nelle dinamiche interne”, ma che questa volta è finito in tragedia.

Pomeriggio di sangue: la furia esplode all’ingresso del campo

Era il pomeriggio del 2 ottobre quando tutto è degenerato. Dori avrebbe provato a forzare il cancello dell’accampamento con la sua auto, raccontano i testimoni. La tensione, già alta tra le due famiglie da giorni, è esplosa in un attimo. Tre spari hanno colpito la donna al torace e all’addome.

“Abbiamo sentito urla, poi i colpi di pistola”, racconta una residente, che preferisce restare anonima. Pochi minuti dopo, la scena si sposta davanti al pronto soccorso di Desenzano del Garda, dove alcuni familiari hanno lasciato Dori in condizioni disperate. I medici hanno provato a salvarla, ma le ferite erano troppo gravi. La donna è morta poco dopo l’arrivo in ospedale.

Una donna di peso nella comunità sinti

Dolores Dori non era una persona qualunque per la comunità sinti bresciana. Figlia della cosiddetta “regina dei sinti”, era tra le donne più influenti del gruppo. “Aveva un carattere deciso, sapeva farsi rispettare”, ricorda un conoscente fuori dal campo di Lonato. La sua morte ha portato alla luce tensioni e conflitti mai sopiti tra le famiglie della comunità.

Le indagini dei carabinieri si sono subito concentrate su Riccardo Held, consuocero della vittima. Secondo gli inquirenti, è stato lui a sparare durante la lite all’ingresso del campo. Nei giorni dopo l’omicidio, Held era sparito. Solo lunedì mattina ha scelto di presentarsi spontaneamente alle autorità.

Procura al lavoro, nuovi sviluppi in arrivo

La Procura di Brescia ha confermato che Held è stato trasferito in carcere in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire con precisione cosa è successo e perché la situazione è degenerata così. “Stiamo sentendo tutti i testimoni presenti quel giorno”, spiega una fonte degli inquirenti. Non si escludono novità nelle prossime ore.

Nel frattempo, nel campo rom di Lonato del Garda il clima resta teso. Molti preferiscono non parlare, limitandosi a gesti e sguardi bassi davanti ai giornalisti. La famiglia Dori si è chiusa nel silenzio, mentre i carabinieri mantengono il controllo per evitare altre tensioni.

Una comunità in lutto

La morte di Dolores Dori ha lasciato un vuoto profondo tra i sinti bresciani. “Era una madre e una guida”, confida un parente stretto. Ora la comunità aspetta risposte dalla giustizia, mentre il ricordo di quella donna forte resta vivo tra chi l’ha conosciuta da vicino.

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