Torino, 12 giugno 2024 – Un gruppo di ricercatori italiani ha fatto una scoperta che cambia parecchio le carte in tavola sulla resistenza dei fossili nelle condizioni più estreme. Nel cuore delle Alpi occidentali, nel Massiccio Dora-Maira in Piemonte, sono stati trovati resti fossili che hanno superato non uno, ma due cicli di formazione montuosa, e addirittura un viaggio di ritorno dal mantello terrestre. Lo studio, pubblicato su Scientific Reports, apre nuove strade per la ricerca di tracce di vita in ambienti estremi, anche al di fuori della Terra.
Fossili nel Dora-Maira: una sopravvivenza che nessuno si aspettava
A guidare la ricerca è stato Rodolfo Carosi, docente all’Università di Torino, con il supporto dell’Università di Perugia. Gli esperti hanno individuato pollini, spore e minuscoli organismi marini dentro rocce datate tra i 323 e i 251 milioni di anni fa. E qui sta il bello: queste rocce hanno attraversato due grandi fasi di montagna – la prima circa 340 milioni di anni fa, la seconda, quella che ha formato le Alpi, partita circa 100 milioni di anni fa.
Le condizioni a cui sono state esposte queste rocce sono fuori dal comune. Alcune di esse sono scese fino a 100 chilometri di profondità, vivendo temperature e pressioni tipiche del mantello terrestre. “Non ci aspettavamo di trovare fossili in queste condizioni”, ha detto Carosi, “e invece le analisi hanno confermato la presenza di resti biologici praticamente intatti”.
Il viaggio nel mantello: la prova della loro incredibile tenacia
Gli autori dello studio sottolineano che si tratta del primo caso al mondo di fossili che hanno resistito a un ciclo così estremo di seppellimento e poi risalita. Il Dora-Maira è stato studiato a fondo per decenni, ma solo ora, grazie a strumenti più sofisticati e analisi chimiche precise, si è riusciti a riconoscere con sicurezza questi microfossili.
“Abbiamo trovato pollini e spore che raccontano una storia antichissima”, ha raccontato uno dei ricercatori di Perugia. “Sono piccolissimi, ma portano con sé un patrimonio di informazioni sull’ambiente e sulle forme di vita che abitavano la Terra ben prima che nascessero le Alpi”.
Questa scoperta potrebbe cambiare la caccia alla vita nello spazio
Non è solo una questione di geologia alpina. Il fatto che tracce di vita possano sopravvivere a pressioni e temperature così estreme suggerisce che, nella ricerca di vita su altri pianeti – come Marte o le lune ghiacciate del Sistema Solare – dobbiamo considerare che i fossili potrebbero essere nascosti in profondità, protetti da strati di roccia.
“Se qui sulla Terra la vita lascia tracce così resistenti”, ha osservato Carosi, “forse anche su altri corpi celesti potremmo trovare segnali simili, magari sepolti sotto chilometri di roccia”. È un’ipotesi tutta da verificare, ma che apre scenari interessanti per le prossime missioni spaziali.
Dora-Maira, un tesoro scientifico sotto i nostri piedi
Il Massiccio Dora-Maira si estende tra le province di Cuneo e Torino ed è già noto agli appassionati di geologia per minerali rari come la coesite. Ora si conferma come uno dei laboratori naturali più importanti d’Europa per capire cosa succede nelle profondità della Terra.
I ricercatori ammettono che ci vorranno ancora molti studi per capire come questi microfossili abbiano resistito a condizioni così estreme. “È solo l’inizio”, ha detto Carosi, “non la fine del percorso. Solo continuando a studiare questi materiali scopriremo i meccanismi che li hanno conservati così bene”.
In attesa di nuove scoperte, questa scoperta sulle Alpi piemontesi ci invita a guardare con occhi nuovi le rocce sotto i nostri piedi: spesso nascondono storie incredibili, pronte a essere raccontate.
