Milano, 29 ottobre 2025 – Si infittiscono le indagini sulle presunte corruzioni legate al caso Garlasco, con le procure di Pavia e Brescia al lavoro per ricostruire i movimenti di denaro che coinvolgerebbero la famiglia Sempio. Al centro dell’attenzione è finito un audio, registrato il 10 febbraio 2017: in quella conversazione, Giuseppe Sempio, padre di Andrea – il 37enne più volte sotto i riflettori per l’omicidio di Chiara Poggi – sembra parlare di una cifra da 7mila euro. L’intercettazione, trasmessa in esclusiva da Mattino 5, è stata acquisita dagli investigatori bresciani nell’ambito dell’indagine su Mario Venditti, ex procuratore di Pavia, sospettato di aver incassato soldi per chiudere due procedimenti a carico dello stesso Sempio.
L’audio in macchina: la tensione che si taglia col coltello
È mattina, le 8.30, e fuori fa freddo. Giuseppe Sempio è da solo in auto, diretto all’interrogatorio. La sua voce, catturata dagli investigatori, suona stanca e tesa. «Eh allora dammi retta…», si sente dire, quasi a parlare con se stesso. Poi la frase che ha acceso i riflettori: «Ho bisogno di aiuto, mi è chiaro. Non ce la facciamo più». Una pausa, una risata nervosa. Poi ancora: «Allora stammi a sentire. Io ti faccio un assegno da 7mila euro. Tu vai a ritirarlo, così vai là subito. Santa Rita, non ce la facciamo più». Il richiamo a Santa Rita, patrona delle cause disperate, parla chiaro: la famiglia era sotto una pressione enorme.
Fonti investigative spiegano che quell’audio sarebbe stato registrato proprio il giorno in cui Giuseppe Sempio doveva presentarsi dai magistrati. La conversazione, in parte in dialetto, è rivolta a un interlocutore non ancora identificato. Gli inquirenti cercano di capire se quei soldi siano davvero stati messi in circolo e per quale motivo.
Venditti e i soldi sospetti: cosa emerge dalle carte
Il nome di Mario Venditti, ex procuratore capo di Pavia, compare più volte nei documenti dell’inchiesta guidata dalla procura di Brescia. Gli investigatori ritengono che almeno 42mila euro, prelevati da diversi conti collegati ai Sempio, siano serviti a condizionare le indagini sull’omicidio Poggi. Una cifra che, dicono, sarebbe stata divisa in parti più piccole e fatta passare attraverso gli avvocati della famiglia.
«Ci sono indizi che fanno pensare a un passaggio di denaro per ottenere informazioni riservate o archiviazioni», racconta una fonte vicina all’indagine. Alcuni documenti riservati sarebbero finiti nelle mani dei legali dei Sempio qualche giorno prima degli interrogatori ufficiali. Un dettaglio che ha fatto scattare i sospetti e che ora viene studiato insieme alle intercettazioni.
Paura di essere scoperti, la famiglia Sempio sotto stress
Dalle intercettazioni emerge una paura costante: i Sempio temevano che i loro movimenti bancari potessero essere scoperti dagli inquirenti. «Non vogliamo lasciare tracce», avrebbe detto uno dei familiari in una conversazione intercettata. La tensione era palpabile. Tra bonifici, assegni e prelievi in contanti, cercavano vie d’uscita per non farsi notare.
Intanto, Andrea Sempio – già indagato nel 2017 e poi prosciolto – ha sempre negato ogni coinvolgimento. «Non ho mai avuto nulla a che fare con la morte di Chiara», ha ribadito più volte tramite il suo avvocato. Ma il ritorno di queste intercettazioni e i nuovi sospetti sulla gestione delle indagini hanno riacceso i riflettori sulla sua posizione.
Il caso Poggi e il nuovo fronte aperto dalla giustizia
Per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto 2007, è stato condannato in via definitiva l’allora fidanzato Alberto Stasi. Ma le indagini parallele sulle presunte corruzioni hanno aperto un capitolo tutto nuovo. La procura di Brescia sta valutando se ci siano gli estremi per accusare di corruzione in atti giudiziari Mario Venditti e altri coinvolti.
Per ora non ci sono misure cautelari contro i Sempio o i loro avvocati. Gli accertamenti sui movimenti bancari continuano. Gli investigatori stanno ricostruendo flussi di denaro tra il 2016 e il 2017, incrociando date, nomi e cifre. Solo allora – dicono fonti giudiziarie – si potrà capire se dietro quei soldi c’è stata davvero una compravendita di favori o solo normali movimenti familiari.
Il caso resta aperto. E la comunità di Garlasco, ancora scossa dopo tanti anni, aspetta risposte chiare su una vicenda che continua a mescolare giustizia e mistero.
