Los Angeles, 8 giugno 2024 – Gianfranco Rosi è arrivato a Los Angeles con il suo nuovo documentario, “Sotto le Nuvole”, pronto a giocarsi una partita decisiva: entrare nella lista dei candidati all’Oscar per il miglior documentario. Il regista romano, già trionfatore con l’Orso d’Oro a Berlino nel 2016 per “Fuocoammare” e con il Leone d’Oro a Venezia nel 2013 per “Sacro GRA”, ha presentato il film all’American Film Institute e all’Istituto Italiano di Cultura. Qui ha raccontato com’è nato un progetto durato tre anni, girato a Napoli con il Vesuvio che fa da sfondo silenzioso.
Tre anni tra vicoli e crateri
“Quando ho iniziato, non sapevo bene dove sarei arrivato. Sapevo solo cosa volevo sentire”, ha detto Rosi davanti a un pubblico attento all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles. Il regista ha spiegato che voleva “catturare il peso del tempo e della storia”. Ma ha aggiunto: “Quando ti metti in mezzo alla realtà, serve tempo per entrare davvero in contatto con i luoghi e le persone che li abitano”. Così sono passati tre anni tra i vicoli di Napoli, le pendici del Vesuvio, e le storie riprese in bianco e nero. Da lì è nato “Sotto le Nuvole”, un film che si muove a metà strada tra documentario e poesia visiva.
Una colonna sonora inedita per Rosi
Per la prima volta, Rosi ha deciso di affidarsi a una vera colonna sonora. E non a un compositore qualunque: c’è Daniel Blumberg, premio Oscar 2023 per le musiche di “The Brutalist” di Brady Corbet. “Non avevo mai usato musica originale nei miei film”, ha ammesso il regista. “Ma per la scena finale sott’acqua volevo qualcosa di più del suono naturale. Ci voleva un ritmo, una musica”.
Il legame tra Rosi e Blumberg risale a dodici anni fa, quando si sono incontrati a un festival a Istanbul. “Lui era giovanissimo, aveva trentatré anni. Siamo diventati amici, adoro la sua musica. Ci capiamo al volo”, ha raccontato il regista. Quando è arrivato il momento di “Sotto le Nuvole”, Rosi non ha avuto dubbi: “Gli ho detto: ‘Prendi l’Oscar e poi lavoriamo insieme’. Per fortuna ha accettato subito, e pochi giorni dopo era a Roma con il premio in valigia”.
Un lavoro fatto a mano tra Londra, Roma e Napoli
Blumberg ha passato due giorni a guardare il film, prendendo appunti e lasciandosi ispirare. Poi è passato ad altri progetti – tra cui “The Testament of Ann Lee” – lasciando Rosi un po’ nell’incertezza. “Gli scrivevo spesso, e lui mi diceva solo di fidarmi e aspettare”, ha ricordato il regista con un sorriso. Solo poco prima della Mostra di Venezia, Blumberg si è messo al lavoro: “Mi ha detto che non avrebbe fatto solo la musica del finale, ma undici momenti musicali dall’inizio alla fine”.
Il processo creativo è stato tutto meno che ordinario. Con il sassofonista John Butcher, Blumberg ha sperimentato registrazioni sott’acqua nella vasca da bagno di casa sua a Londra. Poi il gruppo è passato a Napoli, dove sono state girate le scene subacquee: microfoni piazzati sulla spiaggia, tra le rocce, altoparlanti immersi nel mare. “Abbiamo usato cinque o sei microfoni diversi”, ha spiegato Rosi. Un lavoro intenso, quasi artigianale, che secondo lui ha “dato al film respiro e quella sensazione di sospensione che cercavo fin dall’inizio”.
La corsa verso gli Oscar
Il prossimo appuntamento è il 16 dicembre, quando l’Academy annuncerà i documentari scelti per la corsa agli Oscar 2026. Se “Sotto le Nuvole” entrerà nella lista, sarà la seconda volta per Rosi dopo “Fuocoammare”. Intanto, il regista si gode l’accoglienza americana e riflette sul lungo viaggio fatto: “Solo quando entri davvero nei luoghi e nelle vite delle persone capisci cosa vuoi raccontare”.
Il Vesuvio resta lì, silenzioso sotto le nuvole. E Napoli, con i suoi contrasti e la sua umanità, continua a offrire storie che aspettano solo di essere ascoltate.
 
 