I colori del tempo: un viaggio tra risate, nostalgia e arte impressionista

I colori del tempo: un viaggio tra risate, nostalgia e arte impressionista

I colori del tempo: un viaggio tra risate, nostalgia e arte impressionista

Giada Liguori

Ottobre 30, 2025

Parigi, 13 novembre 2025 – Arriva oggi nelle sale italiane, grazie a Teodora Film, “I colori del tempo” (“La Venue de l’avenir”), l’ultimo film di Cédric Klapisch. Presentato fuori concorso a Cannes 2025, ha già conquistato il pubblico francese. Un racconto che oscilla tra commedia e malinconia, seguendo il filo di una famiglia e della Parigi di ieri e di oggi. Klapisch, noto per “Ce que nous lie” e “En corps”, torna a parlare di rapporti umani e memoria, affidandosi a fotografie ingiallite, lettere dimenticate e vecchi dipinti.

Un’eredità che svela segreti tra Normandia e Parigi

Tutto parte da una chiamata inattesa. Quattro persone, che non si conoscono, sono convocate da un notaio in una vecchia casa in Normandia. Sono i discendenti di Adèle Meunier, una donna che, alla fine dell’Ottocento, lasciò la provincia per cercare la madre a Parigi. Nel cast spiccano nomi come Suzanne Lindon, Abraham Wapler, Julia Piaton, Vincent Macaigne e Cécile De France. I quattro eredi – cugini ma estranei tra loro – si ritrovano a rovistare tra oggetti e ricordi di famiglia. Solo allora, tra le stanze silenziose, emergono storie d’amore e vicende sorprendenti vissute da Adèle nel cuore della Belle Époque.

La Parigi dell’Impressionismo torna a vivere

Klapisch non nasconde la sua passione per la capitale francese di fine Ottocento. “Sono sempre stato ossessionato dalla Parigi di quell’epoca”, racconta il regista, nato a Neuilly-sur-Seine nel 1961. “Il mio primo cortometraggio era ambientato proprio in quegli anni. Forse perché allora nacquero tante cose: il treno, l’elettricità, il cinema”. Il cuore del film, spiega Klapisch, è proprio il confronto tra passato e presente, attraverso la storia di una famiglia che eredita una casa piena di fotografie e dipinti del XIX secolo. “Adoro i costumi, le scenografie, l’atmosfera di quegli anni”, confessa.

Fotografia, pittura e ricordi di famiglia

Il film non è solo una ricostruzione storica. “I colori del tempo” intreccia la ricerca delle radici con una riflessione sulla memoria. “Impressionisti e fotografi si sono sempre chiesti: ‘Come possiamo lasciare una traccia?’”, ricorda Klapisch. Da qui nasce il legame tra le arti visive e il destino della famiglia protagonista. Il racconto si muove su due piani temporali: da una parte Adèle, che cerca i suoi genitori nella Parigi della Belle Époque; dall’altra, i quattro cugini, impegnati a ricostruire le loro origini comuni. “Sono due storie di persone che guardano indietro”, osserva il regista. Una frase chiave arriva da Seb, il più giovane degli eredi: “Guardavo sempre avanti, e ora… mi ha fatto bene guardare indietro”.

Suzanne Lindon, il volto di Adèle

Per il ruolo di Adèle Meunier, Klapisch ha scelto Suzanne Lindon. Dopo molti provini, confessa il regista, “ho visto tante giovani attrici, ma non potevo non prendere lei”. Solo una volta terminato il montaggio ha capito quanto Lindon avesse sostenuto il film con la sua energia e presenza. “È incredibile come ci faccia vivere il viaggio dalla Normandia a Parigi”, sottolinea.

Un viaggio nel tempo che conquista pubblico e critica

“I colori del tempo” è un omaggio a Parigi e ai suoi cambiamenti, ma anche una riflessione sulle generazioni che si susseguono. In Francia ha già avuto successo sia al botteghino che tra gli spettatori. La storia alterna momenti leggeri a scene più intime, senza mai perdere di vista la memoria collettiva. Klapisch sarà a Roma il 5 novembre per presentare il film all’Ambasciata di Francia, in occasione del Prix Palatine 2026.

Un racconto che invita a voltarsi indietro – senza forzature nostalgiche – per capire meglio chi siamo oggi. E che, tra i colori che sbiadiscono col tempo, trova ancora nuove sfumature da raccontare.