Roma, 21 giugno 2024 – Ieri, alla Festa del Cinema di Roma, Luc Besson ha svelato il suo nuovo film, “Dracula. L’amore perduto”, una versione tutta sua e decisamente romantica del celebre personaggio nato dalla penna di Bram Stoker. Il regista francese, famoso per capolavori come “Léon” e “Il quinto elemento”, ha raccontato di aver voluto raccontare il mito del conte più famoso della letteratura puntando sull’amore eterno, più che sulla paura o sul sangue.
Un Dracula tutto cuore e malinconia
La storia si svolge in Transilvania, nel XV secolo. Qui il principe Vladimir – interpretato da un pallido e inquieto Caleb Landry Jones – perde all’improvviso la sua amata Elisabeta/Mina Murray (Zoë Bleu). Da quel momento rinnega Dio e viene condannato a vivere per sempre come vampiro. “Quando ho scoperto che Dracula aspetta quattrocento anni per rivedere la sua amata, ho pensato: devo fare un film su questo, su questo amore che dura per sempre”, ha raccontato Besson durante la conferenza stampa.
Rileggendo il romanzo di Stoker, il regista ha riscoperto un lato sentimentale che spesso le versioni cinematografiche hanno messo da parte. “Avevo dimenticato che si tratta soprattutto di una storia d’amore, non solo di sangue e denti”, ha detto. Poi ha aggiunto, sorridendo: “Gli horror mi fanno paura, mentre adoro le storie d’amore”.
Tra critiche e confronti con Coppola
Non tutti hanno gradito questa scelta. Alcuni critici hanno rimproverato al film di non avere la parte horror/gotica che ha reso Dracula un’icona. Ma Besson non si è fatto scoraggiare: “Oggi la società è molto cinica, e io volevo portare sullo schermo una storia d’amore”, ha spiegato. “Vent’anni fa ho fatto qualcosa di simile: in un mondo più borghese, ho deciso di scuotere tutti con un film come ‘Léon’”.
Rispetto al celebre “Dracula” di Francis Ford Coppola del 1992, Besson mantiene solo l’ambientazione storica. Per il resto è un tripudio di effetti digitali e CGI, che sostituiscono scenografie e trucchi fatti a mano. Nel castello gotico, tra gargoyle animati e atmosfere rarefatte, la paura resta sullo sfondo. Al centro, invece, c’è il dolore di un vampiro innamorato, condannato a un’attesa senza fine.
Tecnologia al servizio del sentimento
La scelta di usare la computer grafica non è casuale. Besson, che negli ultimi anni ha spesso lavorato con le nuove tecnologie, ha voluto creare un mondo visivo capace di trasmettere la dimensione sognante e sospesa della storia. “Non mi interessava tanto il personaggio Dracula, quanto la sua storia d’amore”, ha ribadito.
Il risultato è un film che divide: c’è chi apprezza la rilettura romantica e la cura estetica, e chi invece rimpiange il brivido gotico e l’atmosfera horror. Ieri sera in sala le reazioni sono state contrastanti: applausi convinti da una parte, qualche mugugno dai puristi dall’altra.
Un Dracula fuori dagli schemi
Besson non nasconde di aver voluto rompere gli schemi. Il suo Dracula – un dandy non troppo macho, circondato da gargoyle quasi servizievoli – si muove in un castello più da sogno digitale che da incubo gotico. La paura? “No, quella c’entra poco”, ammette il regista.
Solo allora si capisce il senso del progetto: raccontare l’immortalità non come una condanna al male, ma come un’attesa struggente per un amore perduto. Una scelta che spiazza e divide, ma che conferma la voglia di Besson di mettere alla prova le aspettative del pubblico. E forse anche le sue stesse paure.
In attesa dell’uscita nelle sale italiane, prevista per l’autunno, “Dracula. L’amore perduto” si prepara a essere uno dei film più discussi della stagione. Un titolo che, tra passato e futuro, cerca la sua strada lontano dai soliti cliché.
 
 