Milano, 12 giugno 2024 – Il prezzo del petrolio apre in calo stamattina sui principali mercati delle materie prime, con un segno negativo che coinvolge sia il WTI sia il Brent. Alle 9.30, ora italiana, il WTI con consegna a dicembre viene scambiato a 60,07 dollari al barile, in discesa dello 0,68% rispetto alla chiusura di ieri. Il Brent, sempre con consegna a dicembre, si ferma a 64,51 dollari, perdendo lo 0,63%. Dietro questo calo, spiegano gli operatori di Piazza Affari, ci sono le incertezze sulla domanda globale e le tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
Prezzi in ribasso, mercati in attesa
La giornata si apre con un clima di prudenza tra gli investitori. “È una fase di assestamento dopo i movimenti recenti”, racconta un analista di una banca d’affari milanese, che preferisce restare anonimo. Il calo del petrolio, dice, “dipende sia dai dati macroeconomici arrivati dalla Cina sia dalle aspettative sulle prossime mosse della Federal Reserve”. Negli ultimi giorni, infatti, i mercati hanno mostrato parecchia volatilità: solo ieri il Brent aveva superato i 65 dollari, per poi scendere stamattina.
Cosa pesa sul prezzo del petrolio
Dietro la discesa ci sono più fattori. Da una parte, i dati sulla produzione industriale cinese sono risultati più bassi del previsto, mettendo in dubbio la forza della domanda asiatica. Dall’altra, le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono aumentate: secondo l’Energy Information Administration, le riserve sono cresciute di oltre 2 milioni di barili nell’ultima settimana. Un dato che, come sottolinea un trader londinese sentito da alanews.it, “ha raffreddato le speranze di un rapido rialzo dei prezzi”.
Cosa significa per consumatori e aziende
Il calo del prezzo del petrolio potrebbe tradursi in effetti anche sui prezzi alla pompa e sui costi energetici delle imprese italiane. L’Unione Petrolifera stima che ogni dollaro in meno al barile si riflette, nel giro di qualche settimana, in una riduzione di circa 1 centesimo al litro sui carburanti. “Per ora è presto per vedere effetti concreti”, spiega un portavoce dell’associazione, “ma se la tendenza continua, automobilisti e aziende potrebbero trarne beneficio”. Resta però il nodo delle accise e del cambio euro-dollaro, che spesso smorzano o accentuano le variazioni internazionali.
Cosa aspettarsi nelle prossime settimane
Gli operatori guardano con cautela al futuro prossimo. “Il mercato aspetta segnali chiari dalla OPEC+”, dice un esperto del settore energetico di Roma. Il vertice di fine mese a Vienna potrebbe portare nuove decisioni sulla produzione. Nel frattempo, le tensioni in Medio Oriente restano un’incognita: basta una notizia inattesa – un attacco a impianti o nuove sanzioni – per far cambiare direzione ai prezzi in fretta.
Scenario globale e variabili in gioco
A livello internazionale, la situazione resta incerta. Gli Stati Uniti hanno spinto la produzione ai massimi, secondo l’ultimo rapporto dell’International Energy Agency. Intanto, la domanda in Europa resta debole: i dati Eurostat mostrano consumi in calo nei principali Paesi dell’area euro. “Siamo in una fase di cambiamento”, osserva un docente di economia alla Bocconi, “con la crescita delle energie rinnovabili e l’incertezza economica che stanno modificando gli equilibri tradizionali del mercato petrolifero”.
Solo nelle prossime settimane capiremo se il calo di oggi è l’inizio di una nuova tendenza o una semplice pausa in un mercato ancora molto mosso. Nel frattempo, occhi puntati sul vertice OPEC+ e sugli sviluppi geopolitici che ogni giorno influenzano il prezzo del petrolio.
