Roma, 18 giugno 2024 – La navigazione satellitare funziona anche sulla Luna. A confermarlo sono i dati appena pubblicati su Zenodo, l’archivio digitale gestito dal Cern e aperto alla comunità scientifica mondiale. Il risultato arriva dalla missione congiunta LuGre, nata dalla collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Italiana e la Nasa. Per la prima volta, è stato possibile ricevere e analizzare segnali di navigazione satellitare direttamente sulla superficie lunare.
LuGre svela dati mai visti prima
Al centro dell’esperimento c’è uno strumento made in Veneto, progettato nei laboratori di Qascom a Bassano del Grappa, con il supporto del Politecnico di Torino. Lanciato a gennaio 2025 sul lander privato Blue Ghost della Firefly Aerospace, il dispositivo ha raccolto dati durante tutto il viaggio verso la Luna e soprattutto una volta arrivato sulla superficie. Una curiosità: i segnali captati – quelli dei sistemi Gps e Galileo – sono gli stessi che ogni giorno aiutano gli automobilisti e gli utenti di smartphone sulla Terra.
“LuGre è stata la missione dei record”, spiega Roberto Formaro, direttore ingegneria e tecnologie dell’Asi. “Abbiamo dimostrato che i segnali Gps e Galileo possono essere usati insieme a distanze mai raggiunte prima, sia in orbita che sulla Luna”. Il ricevitore ha fatto un salto storico: ha captato segnali a oltre 400mila chilometri dalla Terra, un traguardo mai raggiunto da nessun altro esperimento simile.
Verso nuove reti di satelliti lunari
Il successo di LuGre non si ferma al solo primato tecnico. I dati raccolti, dice Formaro, sono “il punto di partenza per migliorare la progettazione delle future reti di satelliti attorno alla Luna”, come il progetto Moonlight dell’Agenzia Spaziale Europea, che l’Italia guida. L’obiettivo è ambizioso: mettere in orbita cinque satelliti – quattro dedicati alla navigazione, uno alle comunicazioni – collegati alla Terra con tre stazioni di terra.
Questa rete renderà più precisi e autonomi gli atterraggi delle prossime missioni Artemis, facilitando anche i movimenti di rover e astronauti sulla superficie lunare. Non solo. Le comunicazioni ad alta velocità e lo scambio dati tra Luna e Terra diventeranno più stabili, un passaggio fondamentale per gestire le missioni a lungo termine.
La tecnologia italiana al centro della scena
Dietro il successo di LuGre c’è una squadra tutta italiana. Qascom, specialista in sicurezza e navigazione satellitare, ha lavorato gomito a gomito con i ricercatori del Politecnico di Torino per mettere a punto un ricevitore capace di funzionare in condizioni estreme. “Abbiamo dovuto ripensare tutto, dall’hardware al software”, racconta uno degli ingegneri del progetto. “Sulla Luna le condizioni sono durissime: radiazioni intense, temperature al limite, nessuna atmosfera”.
Il risultato è un apparecchio piccolo, robusto, capace di distinguere segnali debolissimi provenienti da satelliti terrestri, anche a distanze che fino a pochi anni fa sembravano impossibili. Un passo avanti che, secondo gli esperti, apre nuove strade per l’esplorazione spaziale europea.
Artemis e le missioni future
La missione LuGre si inserisce nel quadro più ampio degli sforzi internazionali per riportare l’uomo sulla Luna. Le missioni Artemis della Nasa – che prevedono il ritorno degli astronauti sul suolo lunare nei prossimi anni – potranno contare su sistemi di navigazione più precisi e affidabili. “I dati raccolti ci aiuteranno a progettare tecnologie ancora più accurate”, sottolinea Formaro.
L’Asi assicura che la pubblicazione su Zenodo metterà i dati a disposizione di tutta la comunità scientifica, favorendo collaborazioni e nuovi sviluppi. Un dettaglio importante: la trasparenza e la condivisione delle informazioni sono fondamentali per accelerare il progresso nello spazio.
Un passo decisivo per l’esplorazione lunare
In attesa delle prossime tappe di Moonlight e delle future missioni Artemis, la conferma che la navigazione satellitare funziona anche sulla Luna segna un momento importante. Non solo per la ricerca scientifica, ma anche per l’industria italiana, che si ritaglia un ruolo da protagonista nella nuova corsa allo spazio. E mentre i dati continuano ad arrivare dagli strumenti lasciati sulla superficie lunare, la comunità scientifica guarda già avanti: verso una Luna sempre più connessa, accessibile e – forse – abitabile.
