Lukoil in trattativa per la vendita di asset esteri a Gunvor: un cambiamento strategico in vista

Lukoil in trattativa per la vendita di asset esteri a Gunvor: un cambiamento strategico in vista

Lukoil in trattativa per la vendita di asset esteri a Gunvor: un cambiamento strategico in vista

Matteo Rigamonti

Ottobre 30, 2025

Milano, 13 giugno 2024 – Lukoil, il gigante russo dell’energia finito nel mirino delle sanzioni statunitensi annunciate da Donald Trump, ha confermato di aver avviato trattative in esclusiva per vendere i suoi asset esteri a Gunvor, società del settore con sede a Ginevra e registrata a Cipro. La notizia, diffusa dall’agenzia russa Tass nelle prime ore di oggi, arriva in un momento di forte pressione geopolitica sul settore energetico russo.

Lukoil pronta a cedere gli asset all’estero

Da quanto si apprende direttamente da Lukoil, la scelta di aprire un tavolo di trattative esclusive con Gunvor è arrivata dopo settimane di discussioni interne e riflessioni sugli effetti delle nuove sanzioni americane. “Abbiamo ricevuto diverse offerte, ma quella di Gunvor è stata giudicata la più seria e in linea con il nostro obiettivo di mantenere operativa l’azienda”, ha spiegato una fonte interna, che ha chiesto di restare anonima.

L’accordo riguarda, secondo le prime ricostruzioni, una fetta importante degli asset esteri di Lukoil: raffinerie, terminali e partecipazioni in joint venture sparsi tra Europa, Africa e Asia. Non c’è ancora una cifra ufficiale sull’operazione, ma gli esperti stimano un valore superiore ai 5 miliardi di dollari.

Sanzioni e strategie di uscita

L’annuncio arriva mentre l’Occidente stringe le maglie delle sanzioni contro la Russia, puntando soprattutto sulle società energetiche chiave. Donald Trump, che si candida alle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, ha detto di voler inasprire ulteriormente le restrizioni su Mosca, concentrandosi proprio su aziende come Lukoil. “Non possiamo lasciare che il petrolio russo finanzi le operazioni militari in Ucraina”, ha ribadito Trump durante un comizio in Ohio.

Lukoil ha reagito subito. Il gruppo, guidato da Vadim Vorobyov, sta rivedendo le sue strategie internazionali da marzo scorso. “Stiamo guardando a tutte le possibilità per proteggere i nostri investimenti e garantire stabilità ai nostri dipendenti all’estero”, ha detto Vorobyov in una nota ai media russi.

Chi è Gunvor, l’acquirente in pole

Fondata nel 2000 da Gennady Timchenko e Torbjörn Törnqvist, Gunvor è diventata una delle principali società di trading di petrolio e prodotti energetici nel mondo. La sede principale è a Ginevra, ma la società è registrata a Cipro e muove ogni anno affari per oltre 100 miliardi di dollari. “Siamo sempre alla ricerca di nuove opportunità nei mercati emergenti”, ha spiegato un portavoce, senza però entrare nei dettagli sui tempi dell’affare.

Gunvor è stata al centro di inchieste internazionali per presunti legami con oligarchi russi vicini al Cremlino, anche se negli ultimi anni ha lavorato per migliorare la sua immagine con politiche di trasparenza e rispetto delle regole. L’acquisto degli asset di Lukoil segnerebbe un salto di qualità per il gruppo svizzero.

Cosa cambia per il mercato energetico in Europa

Se l’operazione andrà in porto, il controllo degli asset Lukoil passerà a Gunvor, con possibili ripercussioni sul mercato europeo dell’energia. In Italia, per esempio, la raffineria ISAB di Priolo Gargallo (Siracusa), che Lukoil ha controllato fino al 2023 prima di cederla al fondo GOI Energy, era già sotto osservazione delle autorità per il rischio di interruzioni nelle forniture.

Fonti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy spiegano che “la situazione è seguita con attenzione”, soprattutto per capire l’impatto che una riorganizzazione degli asset potrebbe avere sulla sicurezza energetica nazionale. Al momento, però, non risultano infrastrutture italiane coinvolte direttamente nell’affare con Gunvor.

Trattative aperte, attesa per il futuro

Le trattative tra Lukoil e Gunvor sono solo all’inizio. Nessuna delle due parti ha dato una data per la chiusura dell’accordo. Gli osservatori internazionali sottolineano che l’esito dipenderà molto dall’evoluzione delle sanzioni e dalle reazioni dei governi europei.

“È una partita delicata – spiega un analista del settore petrolifero – perché mette in gioco equilibri geopolitici oltre che economici”. Solo nelle prossime settimane si capirà se l’affare si farà o se prevarranno le pressioni politiche. Intanto, il mercato resta in attesa.