Bologna, 5 giugno 2024 – L’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna a maggio 2023 nasce da una serie di circostanze meteorologiche e geografiche, spiegano gli esperti del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici di Bologna. Il loro studio, pubblicato su Scientific Reports, ricostruisce come giorni di pioggia incessante siano stati aggravati dalla particolare forma degli Appennini.
Appennini: la montagna che ha bloccato la pioggia
Il team, con il contributo anche dell’Istituto di Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma, ha evidenziato come la catena degli Appennini abbia funzionato da barriera naturale, trattenendo l’umidità che arrivava dall’Adriatico. “Non era un temporale forte ma breve – spiega Enrico Scoccimarro, coordinatore dello studio – ma una pioggia continua, alimentata proprio dalla conformazione del territorio”. Le nuvole cariche d’acqua si sono praticamente fermate contro le montagne, scaricando pioggia per giorni.
Un evento raro, ma che potrebbe tornare
Gli studiosi avvertono che questo tipo di eventi, finora rari in Italia, rischiano di farsi più comuni a causa del cambiamento climatico. “Le nostre simulazioni indicano che con il rialzo delle temperature globali, eventi simili possono aumentare anche in altre zone del Mediterraneo con montagne simili”, si legge nel rapporto. Quindi non solo l’Emilia-Romagna, ma diverse regioni potrebbero doverci fare i conti nei prossimi anni.
La tempesta perfetta: pioggia, montagna e bassa pressione
Tra il 16 e il 18 maggio 2023, una bassa pressione bloccata sull’Italia centrale ha tenuto la pioggia fissa sulla stessa area per giorni. “La combinazione di quella depressione e degli Appennini ha creato una specie di ‘imbuto’, intrappolando l’aria umida”, aggiunge Scoccimarro. I dati parlano chiaro: in alcune zone sono caduti più di 200 millimetri di pioggia in meno di tre giorni.
Danni pesanti e allarme per il futuro
L’alluvione ha lasciato il segno: secondo la Protezione Civile regionale, sono state evacuate più di 23mila persone e molte infrastrutture sono state danneggiate. Gli esperti lanciano l’allarme sulla crescente fragilità del territorio. “Serve un potenziamento dei sistemi di monitoraggio e allerta – dice Scoccimarro – così le comunità possono prepararsi meglio”. Lo studio punta anche su interventi per tenere puliti i fiumi e gestire meglio il territorio.
Il Mediterraneo sotto la lente: cosa ci aspetta
Il Centro Euro-Mediterraneo continuerà a seguire da vicino i fenomeni estremi nel Mediterraneo. “Stiamo lavorando a modelli climatici più precisi – racconta uno dei ricercatori – per capire dove e quando potrebbero arrivare eventi simili”. L’obiettivo è dare agli enti locali e nazionali strumenti concreti per affrontare il riscaldamento globale.
Tra ricordi e resilienza: la voce delle comunità
A un anno dall’alluvione, nei paesi più colpiti come Faenza, Lugo e Cesena, la memoria è ancora forte. “Non avevamo mai visto niente di simile”, confida un abitante di Faenza. Le immagini di strade allagate e case sommerse dal fango restano impresse. Solo così si capisce quanto sia urgente mettere in campo prevenzione e strategie per adattarsi ai cambiamenti climatici.
In Emilia-Romagna la sfida è chiara: imparare a convivere con un clima che cambia e ascoltare i segnali che la scienza ci manda.
