Roma, 6 giugno 2024 – Non applicare la fisica alla società umana senza riflettere: questo il monito lanciato da Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, ieri pomeriggio all’Università Sapienza di Roma, durante il convegno “Dall’Uno ai Molti: Caratteristiche Emergenti della Complessità”. Parisi, davanti a studenti e accademici, ha avvertito che un uso troppo superficiale dei modelli scientifici nelle scienze sociali può portare a “risultati aberranti”, con conseguenze difficili da prevedere.
Fisica e società: quando mescolare può diventare un rischio
Seduto accanto a Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, e al giornalista Pietro Del Soldà, Parisi ha ripercorso come scienze e discipline umanistiche si siano spesso influenzate a vicenda. “Spesso – ha ricordato – le discipline scientifiche e quelle umanistiche si sono mescolate, influenzandosi reciprocamente, soprattutto quando si parla di società”. Un fenomeno che ha segnato il Novecento, dalla psicoanalisi al futurismo, fino alla meccanica quantistica.
Ma proprio in queste contaminazioni si nasconde un pericolo. Parisi ha citato la sociobiologia degli anni Settanta, che provava a riscrivere la società su basi biologiche. “Si sono ottenuti risultati aberranti”, ha ammesso, mettendo in guardia dal rischio di applicare troppo meccanicamente concetti scientifici a dinamiche umane. “Bisogna stare attenti a non insistere troppo con l’uso di idee prese dalla fisica o dalle scienze esatte e applicarle così, senza distinguere, ai problemi umani”.
Sistemi umani e complessità: attenzione alle semplificazioni
Il cuore del discorso è stato la complessità. Parisi ha spiegato che spesso si tende a vedere i sistemi umani complessi come se fossero uguali ad altri sistemi studiati in fisica o biologia. Un errore, secondo lui, che può portare fuori strada. “Anche una piccola decisione politica può scatenare effetti molto diversi da quelli attesi, proprio perché siamo in un sistema complesso”, ha detto.
Durante il dibattito, iniziato poco dopo le 15 nell’aula magna della Sapienza, Parisi ha portato esempi concreti: “Basta una decisione politica apparentemente marginale per spostare il problema verso direzioni inaspettate”, ha spiegato agli studenti. Un richiamo alla teoria del caos che, quando si parla di società, diventa ancora più imprevedibile.
Scienza e cultura: un rapporto da maneggiare con cura
Nel corso dell’incontro, moderato da Del Soldà, è emerso come le scoperte scientifiche abbiano spesso influenzato la cultura e il modo di pensare collettivo. Parisi ha ricordato che la meccanica quantistica ha cambiato radicalmente la visione del mondo nel secolo scorso. Ma ha anche sottolineato l’importanza di mantenere un certo distacco critico: “Le scoperte scientifiche vengono assorbite e modellano le idee del nostro tempo”, ha detto. Però, non tutto si può trasferire da un campo all’altro senza rischi.
Anche Antonelli ha evidenziato l’importanza del confronto tra saperi diversi, ma ha condiviso la prudenza di Parisi. “Serve equilibrio”, ha ribadito il presidente dei Lincei, “perché ogni disciplina ha i suoi strumenti e i suoi limiti”.
Un appello a procedere con cautela nella ricerca interdisciplinare
Il messaggio conclusivo di Parisi è stato netto: “Serve molta cautela quando si provano a usare modelli scientifici per capire la società”. Un invito rivolto soprattutto ai giovani ricercatori e studiosi presenti in sala. “Solo così – ha concluso – si potranno evitare errori che rischiano di compromettere la comprensione della complessità umana”.
L’incontro si è chiuso poco dopo le 17 con le domande dal pubblico e qualche scambio informale nei corridoi dell’ateneo. Un pomeriggio ricco di spunti, in cui la scienza ha parlato di società senza scorciatoie né facili entusiasmi.
