Un giovane difende la madre e uccide il padre: la giustizia conferma l’assoluzione di Alex Cotoia

Un giovane difende la madre e uccide il padre: la giustizia conferma l'assoluzione di Alex Cotoia

Un giovane difende la madre e uccide il padre: la giustizia conferma l'assoluzione di Alex Cotoia

Matteo Rigamonti

Ottobre 30, 2025

Torino, 5 giugno 2024 – La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione di Alex Cotoia, 22 anni, che il 30 aprile 2020 a Collegno aveva ucciso il padre con 34 coltellate per difendere la madre e il fratello maggiore dalle continue aggressioni dell’uomo. La decisione, arrivata nella serata di ieri, chiude definitivamente una vicenda giudiziaria che ha segnato la cronaca torinese degli ultimi quattro anni. «Questa volta è davvero finita», ha confidato Alex, che da qualche mese ha scelto di adottare il cognome materno.

Cassazione chiude il caso: assoluzione confermata per legittima difesa

Gli ermellini hanno respinto il ricorso della procura generale di Torino, che puntava a ribaltare il proscioglimento per legittima difesa. La Suprema Corte ha stabilito che «si possono considerare validi gli elementi della legittima difesa putativa». Le 34 coltellate, si legge nelle motivazioni, non sono state inflitte «con odio o rabbia», ma come reazione «fino a quando ha visto che il padre era inerme e non costituiva più un pericolo». Una lettura che smentisce la tesi dell’accusa e mette un punto fermo sul nodo più discusso del processo: la proporzionalità della reazione.

La procura insiste: non fu legittima difesa, ma agguato

Il ricorso firmato dal sostituto procuratore Alessandro Aghemo sosteneva il contrario: si sarebbe trattato di un vero agguato e non di difesa. In aula, Aghemo aveva sottolineato l’assenza di segni di colluttazione sul luogo del delitto: «Ogni oggetto era al suo posto, persino la frutta e i fiori sulla tavola. Vi sfido a farlo senza rovesciare niente durante una lotta». Inoltre, il fratello maggiore di Alex, Loris, mostrava evidenti segni sulle braccia, tanto che gli inquirenti avevano ipotizzato che stesse bloccando il padre mentre Alex lo colpiva. «Non è vero che Pompa stava per prendere il coltello, altrimenti non sarebbe stato colpito alla schiena», aveva aggiunto Aghemo. Per la procura, le 34 ferite non corrispondono a una situazione di pericolo immediato.

La difesa e la decisione finale della Cassazione

Per la Cassazione, anche ammettendo che Alex abbia agito convinto – ma poi sbagliando – che il padre volesse impugnare un coltello, c’erano elementi «che potevano farlo ragionevolmente temere per la sua sicurezza». La Corte ha tenuto conto di anni di violenze e minacce in famiglia, documentate e note. Secondo i giudici, la reazione di Alex è stata dettata dalla paura e dalla voglia di difendere la madre e il fratello. E si è fermato solo quando il padre è diventato inoffensivo.

Un processo lungo e a colpi di sentenze

La vicenda giudiziaria si è trascinata per anni. In primo grado, Alex era stato assolto per legittima difesa. Nel 2023 la Corte d’Appello aveva invece ribaltato tutto, condannandolo a sei anni e due mesi. Sentenza annullata dalla Cassazione, che aveva disposto un nuovo processo. A gennaio 2024, in secondo grado, Alex era stato di nuovo assolto, riaprendo la strada alla sua serenità. Ora la sentenza è definitiva: nessun altro processo.

Dopo il processo: studio e lavoro per ricominciare

Nel frattempo, Alex Cotoia ha provato a rimettersi in piedi. Si è laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Torino e ha lavorato come portiere notturno in un hotel per pagarsi gli studi. Il proprietario dell’albergo, raccontano i legali, aveva chiesto di assumerlo a tempo indeterminato nonostante il processo ancora aperto. Oggi Alex è ancora lì, al lavoro. «Voglio solo andare avanti», ha detto ai suoi avvocati.

Un caso che ha scosso Torino

La storia di Alex Cotoia – ex Pompa – ha acceso un acceso dibattito sulla legittima difesa dentro le mura di casa. In via De Amicis a Collegno, dove quella sera di aprile tutto è cominciato, i vicini ricordano ancora le sirene dei carabinieri e le luci blu sul palazzo. Ora resta una sentenza definitiva e un ragazzo che prova a voltare pagina dopo un dolore enorme.